I segreti di Obama
Stiamo seguendo con interesse la campagna elettorale per l’elezione del 44MO Presidente degli Stati Uniti.
Molti si chiedono se dopo aver vinto le elezioni la nuova amministrazione sarà in grado di imprimere una svolta positiva nell’economia americana e mondiale. Ma l’attualità ci impone di valutare con la stessa attenzione la linea di condotta di colui che diventerà il prossimo Presidente e che si troverà a fronteggiare da subito la nuova minaccia di una potente Russia che, sempre più ostile alla Nato ed alleata ai Paesi e gruppi islamici nemici dell’Occidente, ha fatto entrare il mondo in una nuova fase della Guerra Fredda.
Premetto che non rinnego le simpatie per il Partito Repubblicano, ma nel contempo ammetto che (per qualche tempo) fui compiaciuto dal fatto che un afro-americano concorresse alle primarie per l’elezione del candidato del Partito Democratico. Ma con il passare dei mesi il compiacimento iniziale andò affievolendosi, ed era già scomparso del tutto, quando Obama uscì vincitore dalla competizione.
In fondo crediamo di conoscere abbastanza bene i Clinton da poter affermare che se Hillary avesse sorpassato Obama alle Primarie, vincendo in seguito la corsa per
Con Obama abbiamo compreso (troppo tardi) che la “rivoluzione” sarebbe cominciata proprio dalla Politica Estera.
Ma non è tutto.
Siamo ormai abituati ai “colpi bassi” che durante le competizioni elettorali americane, colpiscono i candidati di entrambe le fazioni.
E’ semplice: si segue il principio che ogni futuro Presidente ha certamente qualcosa che vorrebbe nascondere al suo elettorato. Pertanto i gruppi che appoggiano i due contendenti spendono enormi quantità di tempo e danaro per scovare ogni minima antica debolezza o presunta colpa del candidato avversario. Infedeltà coniugale, scarso senso della Patria, ecc. ecc. Tutto va bene pur di screditare il rivale, anche se poi l’ultima parola spetta agli elettori che con il voto possono decidere di perdonare o sanzionare il loro beniamino.
Ma le insinuanti accuse rivolte ad Obama in questi ultimi tempi, hanno lo scopo di minare profondamente la fiducia dell’elettorato democratico, instillando negli elettori il dubbio che il loro prossimo Presidente abbia l'intenzione di perseguire una politica anti-americana di apertura verso quelle nazioni che vorrebbero la fine degli USA e dell’Occidente.
Per questo, e a più riprese, Obama è stato “accusato” di avere tentato di ingannare i suoi elettori nascondendo le sue origini musulmane.
Come se ciò non bastasse, in questi giorni è uscita l’intervista all’attivista per i diritti umani Percy Sutton (video di introduzione al post) che afferma di aver steso una lettera di raccomandazione per l’iscrizione del giovane Barack Obama alla Harward Law. Ciò gli fu richiesto da Khalid Al Mansour, amico e collaboratore di Obama.
Dr. Khalid Al Mansour a quel tempo aveva già dato alle stampe il libro “The Destruction of Western Civilization as Seen Through Islam, Christianity and Judaism” (1982) .
In questa “perla” trasmessa su Youtube Khalid Al Mansour afferma che “White people don't feel bad, whatever you do to them, they deserve it, God wants you to do it and that's when you cut out the nose, cut out the ears, take flesh out of their body, don't worry because God wants you to do it."
Ma evitiamo di credere che Khalid Al Mansour sia come uno dei tanti fanatici maomettani che magari potremmo incontrare in una piazza di Londra mentre arringano una folla di loro simili.
E’ stato il consulente di molti capi di stato africani e arabi per gli investimenti e la costituzione di joint-ventures. Ha insegnato in Istituti universitari africani ed americani…. Insomma ha un curriculum degno di rispetto.
Comunque rimane un islamico radicale.
A mio avviso, Obama dovrebbe giustificare all’elettorato questa sua “amicizia particolare”.
Ma mettiamo il caso che ogni illazione su Obama sia ingiustificata e che il “nostro” sia in buonafede e che non abbia alcune seria intenzione di stravolgere la politica estera dei suoi predecessori.
Credete forse che in questo caso non ci sarebbero controindicazioni alla sua eventuale vittoria?
Obama asserisce: “Non sono musulmano”. Non lo è più?
A questo proposito Daniel Pipes, nell’articolo “Barak Obama Through Muslim eyes,” riporta il pensiero di Shireen. K. Burki dell’Università di Mary Washington, convinta del fatto che Obama sia il “candidato ideale” per Bin Laden: un apostata al comando degli Stati Uniti, porterebbe ad unire e galvanizzare contro l’Occidente tutti i diversi gruppi islamici del mondo.
Insomma in un modo o nell’altro non se ne esce.
Inizia il conto alla rovescia. Al 4 novembre mancano soltanto 69 giorni.
Sull'argomento si legga anche Townhall.com, Jihad Watch, Gates of Vienna e Astute Blogger
Ultime su Barack: Liberali per Israele
Su Khalid Al Mansour si legga Frontline Fellowship, e QUI e QUI
1 comment:
In un blog piccolo e pochissimo frequentato come questo, chi passa e leggendo vi scopre una piccola inesattezza,a volte preferisce sorvolare. Ma "ingarbugliare" il numero dei Presidenti (come ho fatto io) …è troppo grossa.
Eppure qualcuno è passato, ha letto, ma non ha lasciato commenti di sorta
Bon, me ne sono accorto (quasi) in tempo è ho rimediato...
Post a Comment