Friday, June 22, 2007

Chi persiste nell'errore...



Sia in Israele che negli Stati Uniti molti ritengono Abu Mazen un interlocutore affidabile. Personalmente ho dei grossi dubbi. Credo che questa fiducia non porterà a nulla di buono.

In effetti, dal 1993, anno dei primi negoziati di Oslo, una lunga serie di errori di valutazione hanno incrementato il terrorismo anti-israeliano.

E’ vero, Abu Mazen in un suo celebre discorso ha riconosciuto che è stato un errore portare degli attacchi terroristici nel cuore d’Israele. D’altra parte, non dimentichiamoci che è stato lui stesso ad affermare che: “noi abbiamo il legittimo diritto di puntare i nostri fucili contro Israele” ed ancora:” i figli di Israele sono causa della corruzione dell’Umanità” (gennaio 2007).

A propòs di fucili e d’errori di valutazione: Israele concesse alcune migliaia di armi allo staff di Abu mazen, è provato che alcune di esse furono utilizzate per uccidere degli israeliani.

Nel febbraio 2007, dopo i primi disordini compiuti da Hamas, il nostro disse: “Dobbiamo unire il sangue di Hamas e Fatah nella lotta contro Israele. Come facemmo all’inizio dell’intifada…”.

Inoltre, se qualcuno avrà la pazienza di guardare questo video, scoprirà che il tanto lodato “riconoscimento di Israele” da parte di Fatah si risolve facilmente in una mera questione di “money”.

Abu Mazen è “doppio”, come del resto fu Arafat.

Qualcuno avrà visto il film o il trailer di Obsession. Si scopre un Arafat che condanna il terrorismo ad Oslo e poco dopo lo stesso Arafat che incita il popolo al Jihad. E’ "normale".

Ancora, molti parlano dell’Arafat che nel 1969 si rivolse alla Sinistra pacifista mondiale reclamando un aiuto per un popolo oppresso, i palestinesi, contro un popolo oppressore, Israele. Ma nello stesso anno a Barcellona e nell’anno successivo a Parigi, partecipò ai summit dell’internazionale neo-nazista, per ottenere nuovi finanziamenti, come nel passato accadeva tramite François Genoud, il banchiere svizzero di Hitler.

La doppiezza politica di Fatah si svelò anche in Giordania, quando Arafat tentò un colpo di Stato per spodestare il re Hussein che l’aveva accolto insieme alla sua gente. Scoperto, il re invece di punirlo, decise di affidargli una carica politica, ma il capo dell’OLP rifiutò e condusse una campagna terroristica all’interno dei confini giordani. Il risultato lo conoscono tutti: Hussein passò alla controattacco ed il suo esercito massacrò 15.000 palestinesi. I superstiti si rifugiarono in Giordania, Siria e Libano.

Arafat, probabilmente fuggito per primo assieme al suo gruppo di comando, si stabilì a Beirut dedicandosi per più di 10 anni al terrorismo interno e a quello internazionale.

Ma il nostro “moderato” Abu Mazen dov’era, quando Arafat, dava il meglio di sé? Ma con lui, certo. E ne condivideva ogni azione.

Anzi, a volte l’allievo superava il maestro. Difatti ci sono prove che attestano la responsabilità di Abu Mazen nella progettazione dell'attentato alle Olimpiadi di Monaco del 1972.

Vorrei che molti, ad esempio quegli utili idioti pacifinti che indossano la kefiah alle manifestazioni anti-israeliane, conoscessero un po’ meglio la vera storia di questi “eroi” palestinesi. Purtroppo, tante chiacchere e pochi neuroni in testa permettono solo di comprendere la propaganda pro-palestina, ideata e scritta dagli stessi palestinesi (vedi Abu Sitta). Anche Abu Mazen contribuì alla propaganda scrivendo a Mosca, un bel trattato negazionista dell’Olocausto, che si soffermava anche su inverosimili alleanze tra ebrei e nazisti. Le colpe dei palestinesi vengono addossate agli ebrei. E’ “normale” anche questo.

Ma continuare a parlare del Presidente dell’Autorità Palestinese non ci porta lontano. Ciò che vorrei far intendere, è che la Storia di questi ultimi 15 anni ha insegnato poco o nulla non solo all’Occidente, ma anche ad Israele.

Dal 1993, anno dei negoziati di Oslo, il terrorismo anti-israeliano (come la minaccia dei Paesi ostili) è aumentato con un rapporto inversamente proporzionale alle concessioni fatte da Israele ai Palestinesi.

Molti Paesi in Occidente, Stati Uniti compresi, continuano a fare pressioni su Israele perché non abbandoni il processo di Pace. Israele, dal canto suo, ha cercato in questi ultimi anni un riavvicinamento con l’AP, ottenendo poco o nulla in cambio, se non una recrudescenza degli attacchi terroristici, limitati recentemente solo dalla presenza del Muro.

Tutto ciò che insegna?

I palestinesi, Hezbollah e tutti i Paesi arabi che odiano Israele, hanno un solo obiettivo: l’eliminazione degli ebrei. Ogni offerta o concessione di Israele viene vista come una forma di debolezza. Se Israele è debole, Israele può essere sconfitto, ed annullato.

Prove ne abbiamo a bizzeffe. Il ritiro di Israele dal Libano nel 2000 fu riconosciuto come una vittoria da Hezbollah che, da allora, cominciò a martellare con i suoi missili le città israeliane. La stessa percezione (falsa) della “stanchezza” d’Israele avvenne l’anno scorso, con la fine della guerra “d’estate” E ancora, all’indomani dei negoziati di Oslo e Camp David si intensificarono gli attentati terroristici, cosi come nell’agosto 2005, quando Gaza fu lasciata completamente sotto il controllo dell’Autorità Palestinese.

Più Israele si rivela altruista, più viene colpita. Non è una questione di semplice vigliaccheria. Parliamoci chiaro, i palestinesi (e gran parte del mondo arabo) vorrebbero eliminare l’entità ebraica dal Medio Oriente. Pertanto, cercano per l'appunto di colpire quando ritengono che Israele sia più debole e scoraggiata, per trarne i maggiori effetti. Per vincere una guerra, si agisce in questo modo (per chi non l'ha letto, consiglio il trattato sull’arte della guerra di Sun TzU).

Per questo motivo, Israele NON deve fare ulteriori concessioni all’ AP. NON deve proseguire di sua iniziativa il processo di Pace. DEVE invece colpire duramente il terrorismo palestinese a Gaza, nella West Bank e, aggiungerei, in tutto il mondo.
Le eliminazioni mirate sono l’unico deterrente al terrorismo.

Solamente quando i palestinesi ed il mondo arabo in generale, comprenderanno che Israele non ha perso un chicco della sua potenza e della sua determinazione, si potrà affrontare il problema del processo di pace che dovrà partire dai Palestinesi.
E giustappunto sull’AP che la Comunità Internazionale dovrebbe cominciare a fare pressioni.
Ora sarebbe il momento giusto.

7 comments:

Anonymous said...

Dai palestinesi non partirà mai un processo di pace. L'eliminazione degli ebrei è scritta nel loro DNA, oltre che nel Corano. Chi dice che in medioriente c'è la guerra perchè Israele ha rubato della terra non capisce che il vero motivo è la semplice esistenza degli ebrei. Non dello stato d'Israele, ma proprio del popolo ebraico. Israele può dare tutta la terra che vuole ai palestinesi, fino all'ultimo centimetro quadrato, ma per gli arabi, finchè ci sarà anche un solo ebreo in quella che considerano la loro terra, ci sarà da far guerra. E' solo a questo che mirano. Non gliene frega nulla della terra.
Riguardo ad Abu Mazen, non deve stupire il fatto che sia "doppio". Nel Corano è scritto che mentire ad un infedele non è peccato, anzi, se serve per il bene di altri musulmani, incoraggia a mentire. Questo praticamente dà l'autorizzazione "dall'alto" ad ogni musulmano a mentire come più gli aggrada. Quello che mi fa incacchiare di Israele è che continui ad essere una nazione stupidamente ingenua. Dopo 3000 anni di persecuzioni continuano a fidarsi del primo che fa gli occhi dolci. Abu Mazen è un farabutto che sfrutta la legalità e la moderazione di facciata per arrivare ai suoi loschi fini... un po' come fece Hitler.

Fosca said...

A questo commento c’è poco d’aggiungere. Eccetto che sarebbe rigettato dalla gran parte dell’Occidente che cerca sempre e comunque il compromesso con chi reputa i compromessi, o i tentativi di aprire dialoghi impossibili, un segno di resa.
Ci si illude che quella gente sia come la nostra gente: stessi difetti, stessi pregi, stessa coscienza morale. Grosso errore.

Ho appena letto alcune notizie ANSA (di un paio d’ore fa):
“IL CAIRO, 25 GIU - Il premier israeliano ha annunciato al vertice di Sharm el Sheikh che proporra' al suo governo il rilascio di 250 detenuti palestinesi. 'Come gesto di buona volonta' verso i palestinesi, oggi ho annunciato la mia intenzione di rilasciare circa 250 detenuti membri di Fatah che non abbiano le mani sporche di sangue', ha detto Ehud Olmert, in un discorso all'apertura del vertice. Ha anche chiesto l'immediato rilascio del soldato israeliano Ghilad Shalit, rapito un anno fa.”

Un uomo contro 250. Bell’affare. Così sarà sufficiente rapire un altro soldato per far liberare altre 250 persone.
Ma se proprio si vuole trattare: liberare un uomo per averne in cambio un altro, non sarebbe sufficiente?
Mah, non se ne esce.
Olmert con i suoi “gesti di buona volontà”, sta per rendere un cattivo servizio al suo Paese.

Anonymous said...

Come ho scritto da me, ho la vaga impressione da esterna e inesperta, che i ricatti internazionali nei confronti di Israele siano talmente forti (e quasi unanimi) che non si possa permettere di non cedervi mai. Anche quando questi sono così deleteri...

Fosca said...

Di norma, chi è costretto a subire un ricatto, lo fa nella speranza di averne un beneficio. Ma Israele, in questi anni ha soggiaciuto a molti ricatti, senza benefici di sorta.

Mi chiedo perché la comunità internazionale non faccia pressioni su Abu Mazen. Ma sto parlando di pressioni serie, non per avere il magro contentino di un suo vacuo ed inutile "riconoscimento di Israele" che, se hai guardato il filmato sul mio post (Abu Mazen ad AL Jazeera), comprenderai che vale come il 2 di picche.

Anni fa Pipes scrisse che noi Occidentali ci sentivamo orgogliosi di aver fatto dire ad Abu Mazen che il terrorismo andava accantonato. Fingemmo di non comprendere il reale significato del suo messaggio che era questo: “ Ora non siamo in grado di combattere contro Israele. Quando saremo pronti, combatteremo.”

Che Abu Mazen cominci a cambiare rotta! Parli innanzitutto al suo popolo per convincerlo del legittimo diritto di Israele ad esistere . E questa volta su AL Jazeera ci vada per affermare con forza questo concetto anche a tutto il mondo arabo.

Rimuova dai testi scolastici ogni riferimento all’odio contro gli ebrei, e dimentichi il diritto al ritorno che, d’altro canto, equivarrebbe al disconoscimento dello Stato di Israele.
Se Abu Mazen avesse il coraggio e la determinazione per fare tutto ciò, probabilmente assicurerebbe un lungo periodo di pace e prosperità al suo popolo, e agli israeliani.

Ecco, la comunità internazionale, se ha a cuore il destino dei palestinesi, dovrebbe fare pressioni perché questo cambio di rotta avvenga al più presto.

Anonymous said...

E' solo una "hudna"

Qui spiegano bene cosa sia
http://wikipedia.qwika.it/en2it/Hudna

Fosca said...

Grazie,per il suggerimento.
E' interessante anche l'articolo di Pipes sul Middle Est Forum
http://www.meforum.org/article/480

HUDNA - Appunto ciò di cui i palestinesi e gli israeliani non hanno bisogno.
Ma per noi occidentali, conoscere l'esistenza di questa " strana forma di diplomazia maomettana" rende l'immagine della morale musulmana un pò più nitida, meno ostica.
Diavolo, se poi noi, che non siamo degli esperti, comprendiamo questo terribile inganno peculiare a "quella gente", qual'è la giustificazione della comunità Internazionale che plaude ad ogni sbadiglio di Abu Mazen e soci?
Io una risposta l'avrei.

Anonymous said...

Ah se Israele avesse un po' di petrolio...
E se gli altri ne avessero un po' meno...