Wednesday, May 23, 2007

A nulla val il discorso acuto, se il cervello è ottuso.



Non apprezzo quelli che, reputando di essere i depositari della Verità, "sputano" sul pensiero altrui. Che guarda il caso è simile al mio.

A questo proposito, anche se decisamente spossato da un viaggio di quasi ottocento chilometri, ho creduto legittimo inviare con urgenza un messaggio ad uno di questi personaggi. Lo posto, affinchè possa leggerlo con comodo anche da qui, casomai decidesse di cancellarlo dal suo BLOG.

Ciao bimbo, questa sera ho notato che pur restando nella tua ignoranza hai deciso di perseverare nelle molestie al blog di Dani.

Come molti della tua specie, ritieni di godere della verità assoluta, mi ricordi l’inetto D’Alema. Dovresti provare a fare miglior uso del tuo cervello, magari elaborando dei concetti. Non sei un pappagallo.

Inoltre ho letto un tuo intervento (giuro, mi era sfuggito), nel quale affermavi che avresti potuto querelarmi. Non ho capito bene il perché, pertanto ti prego di scrivere ciò che ti ha offeso, in modo che io possa ripeterlo e tu abbia per davvero quest’opportunità.

Sei un bimbo, ormai lo abbiamo capito tutti. Ma ti esorto ad imparare meglio la lezione, prima di scaricare i tuoi pensieri precostituiti su blogs che, converrai con me, non possono apprezzarli.

Alcuni siti web della destra radicale o del PdcI sicuramente attendono degli intellettuali come te.
Ma non solo. Ogni nazione dove è di casa l’Islam, pullula di blog neo-nazisti.
Faresti un figurone.
Ti segnalo l’URL di un sito marocchino, dove è possibile commentare in italiano: http://www.radioislam.org/islam/index.htm#inter
Se vorrai, da qui potrai scaricare il Mein Kampf in tutte le lingue europee e medio orientali. Anche “I protocolli dei Savi di Sion”, se non l’hai già.


E poi bimbo, riguardo ai tuoi commenti, ho già scritto che ti rende ridicolo dare una veloce scorsa ai testi di storia per poi passare nel blog e sputare sentenze. E’ necessario impegnarsi per apprendere.

Leggere con passione, è questo il segreto.

Eccheccazzo, non è difficile, per una persona dotata di normale intelletto.

Vongola - è il tuo nick? Qualcuno che mi legge (Elly?) sentenzierebbe: un nome, un destino –. Vongola, ti do una dritta: per imparare con poca fatica devi leggere con attenzione dalla prima pagina all’ultima, seguendo il filo temporale degli avvenimenti, come se fosse un romanzo. Ma se parti dalla metà del libro, magari salterellando di qua e di là dove piace a te, quando mai ci capirai qualcosa?

Pertanto, molla questa “fissa” di Jabotinskij e Mussolini (à propos, hai capito come si scrive?), perché io potrei chiederti di illustrarmi l’alleanza tra Hitler e Haj Muhammed Amin al-Husseini. L’uomo che il terrorista e ladro Arafat, ha elevato al rango di “Eroe e simbolo della resistenza palestinese” (era suo zio).

Se tu conoscessi la sua storia, comprenderesti quanto fascino abbia ancora oggi il nazismo tra gli islamici. Ma non la conosci, pertanto ti fornirò un breve compendio.

Il Muftì di Gerusalemme, nazista convinto, sponsorizzato già nel 1936 dal III Reich, si dedicò alla caccia e allo sterminio degli ebrei che giungevano dall’Europa, e degli arabi palestinesi che volevano vivere in pace insieme agli ebrei.

Anche dall’esilio si dedicò alla propaganda anti- ebraica.
In seguito, dal 1941 al 1945, ospite fisso a Berlino e grande amico nonché collaboratore di Heichmann, oltre ad occuparsi della teoria e della logistica dei campi di concentramento,“inventò” i corpi speciali di musulmani bosniaci per la ricerca e l’annientamento degli ebrei in quelle aree (i padri di tre dei miei ex- compagni di viaggio e amici nella Bosnia degli anni ‘90 , furono soldati di quel reggimento di SS).

Il buon Muftì, riconosciuto criminale di guerra, riuscì a salvarsi perché gli americani, temendo un contraccolpo nei Paesi arabi, lasciarono che si rifugiasse in Egitto, dove si adoperò affinché gli stati arabi filo nazisti colpissero Israele il giorno dopo la sua proclamazione.

Il gran bastardo, morì negli anni ’70.

Se qualcuno avesse avuto la bell’idea di tagliargli la gola 50 anni prima, probabilmente ora la Storia sarebbe diversa e magari esisterebbe uno stato pacifico, formato da israeliani e da palestinesi: il sogno degli ebrei nel 1947 (non dei “sionisti come me”, ma al tempo questi erano una minoranza).

Ciò che ho appena scritto è solo un appunto, forse tra qualche giorno, racconterò un po’ della storia d’Israele sul mio blog. Ora non ho né il tempo, né la voglia.

Tuttavia, fatti una cultura, che fa bene e rende liberi.
Ah, scriverò anche dei gruppi terroristi ebrei. Sei contento, bimbo?

Intanto ragiona su questo pensiero: se avessero eliminato anche Arafat già in Giordania alla fine degli anni ’60, quante sofferenze in meno avrebbero patito i poveri palestinesi.

Vongola, non tornare sul blog di Dani per sporcarlo di nuovo. Se devi proprio sparare le solite sciocchezze fascio-comuniste che senti in giro, passa da me che ho delle idee meno moderate delle sue.

A’ propos, forse ti farà piacere, ma personalmente ritengo di avere delle affinità con quella gente che Israele combatte. Difatti, il “deputato di Hamas liberamente eletto”, di cui tu riferisci in un commento, per me è solo una zecca terrorista, la cui vita vale meno (molto meno) delle zecche (autentiche) che a volte affliggono i miei amici cani. Ti assicuro che la vita di un israeliano, per la zecca palestinese, ha lo stesso valore.

Come avrai compreso, io sono sicuramente a favore della politica delle eliminazioni mirate. Un po’ mi dispiace se ci va di mezzo qualche innocente, ma la colpa di queste nuove morti è solamente da imputare a Hamas e alla sua politica del terrore.


A presto, bimbo.

Fosca.

PS. Devi avere più fantasia. Fosca non è solo un nome da donna.

PS. Per evitarti futili scombussolamenti cerebrali, ti preannuncio che non risponderò ad una tua eventuale replica di questo messaggio, perché mi annoierebbe troppo.

Monday, May 21, 2007

Ma di Sderot, poco o nulla...



Come aveva pronosticato Isra Dani, stamani alcune testate televisive hanno riferito di nuovi bombardamenti israeliani sulla Palestina, non specificando che si tratta di attacchi mirati contro elementi di Hamas.

Dal canto suo, l’inetto D’Alema dall’Afghanistan esprime il suo brillante pensiero sull’attuale situazione a Gaza… (The note was cut out by the censor).

L’inetto non spende alcuna parola di conforto per la cittadina israeliana di Sderot, sotto nuovo attacco missilistico ormai da parecchi giorni.

Per quanto riguarda la guerra civile a Gaza, il suo giudizio è che semplicemente non esiste. I disordini sono causati da piccoli gruppi di disoccupati ovviamente indotti alla violenza dalla situazione creata da Israele.

Almeno io l’ho capita così. Nel caso mi sbagliassi, vi offro il passaggio originale dal “Il Giornale” perché possiate giudicare voi.

….in risposta agli attacchi con razzi Qassam da parte delle fazioni armate palestinesi. «Considero che si dovrebbe fare ogni sforzo per limitare, ridurre, azzerare il ricorso alla violenza e attacchi sul cui carattere mirato - sulla base degli effetti sulla popolazione civile - c'è motivo di dubitare, visto il bilancio sin qui conseguito». «Il caos di Gaza - prosegue - è il proliferare di clan, di gruppuscoli armati di diverso segno, anche perché naturalmente Gaza è una specie di grande prigione a cielo aperto dove il 70% dei giovani è disoccupato in un clima di crescente disperazione, e sono tutti disoccupati armati». «Anche per questo - è opinione di D'Alema - bisognerebbe cercare di rafforzare la sicurezza palestinese e cercare di riprendere in mano la situazione» (CHI dovrebbe prender in mano la situazione? Noi? Dovremmo forse inviare nuove truppe sulla striscia di Gaza e magari anche in Cisgiordania, per realizzare il sogno del “nostro” inetto ministro di un Israele "accerchiato" dalle forze internazionali? NdF). «Con i bombardamenti - osserva il vicepremier - ho paura che non si riprenda in mano nulla, anzi che tutto precipiti in un caos e in una disperazione ancora più ingovernabili».

Sderot - sopra, il video da Youtube. 3000 missili in 7 anni.

Sunday, May 20, 2007

Vi preghiamo di collegare il cervello prima di parlare



Lo sceicco saudita Jassem Al’Muttawa ci istruisce riguardo alla differenza sostanziale tra l’uomo e la donna.

Presumo che le esponenti del gentil sesso, che di tanto in tanto capitano su RRR, saranno deliziate dal fatto che questo bel giovane e ricco arabo, invece di dedicarsi solamente al petrolio e alle sue concubine, abbia deciso di sacrificare parte del suo tempo nello studio approfondito sulle due metà della razza umana, tanto da esporre le sue teorie anche alla TV saudita.

Devo premettere che lo sceicco non considera le sue argomentazioni valide universalmente, ma legittime per la maggioranza della popolazione mondiale.


Credo che per indurre l'arabo a firmare il contratto per la prossima stagione, lo Zelig tenterà di convincere Vanessa Incontrada ad effettuare uno stage nel suo harem.

Wednesday, May 16, 2007

"Vogliamo Madri che insegnino il Jihad ai propri figli"



OK, in questi ultimi tempi abbiamo visto diversi filmati palestinesi tratti da alcune trasmissioni per bambini e prodotti dalla simpatica televisione di Al-Aqsa (questo è l’ultimo).

Ma, suvvia: il mondo è consapevole che tra israeliani e palestinesi non corre buon sangue. Va da sé, che la religione della misericordia imponga ai ragazzacci palestinesi di provvedere all’educazione dei più piccoli in funzione anti-israeliana e anti-occidentale. Cosicché, quando saranno un po’ più grandicelli, si avvieranno con gioia al martirio, magari facendosi esplodere in un bus di Tel Aviv, o diventeranno abili terroristi, macellai di Allah.

Proviamo a guardare invece ai programmi per ragazzi offerti dalle televisioni di alcuni Paesi arabi “moderati”, nostri alleati.

Magari l’Egitto, vah!

La TV Al-Nas della capitale egiziana non trasmette solamente le seriose repliche serali del “film verità” su “I Protocolli dei Savi di Sion”, ma si dedica anche alle trasmissioni per i bimbi, dove teneri vecchietti raccontano delicate storie estratte dal grande libro della misericordia.

Ecco, proprio qui sopra, c’è una tenera immagine, così cara alla nostra tradizione: il nonno che racconta le favole ai suoi nipotini. Beh, forse quei bimbi non sono proprio i suoi nipotini; e mi pare che lui sia uno di quei buffi sacerdoti islamici. Ma le storie, sono certo, quelle le racconta per davvero.

Orsù clicchiamo, ed insieme ai bimbi e al buffo nonnetto, godiamoci il racconto.

Saturday, May 12, 2007

L'errore


«La sinistra ha tradito sé stessa abbracciando il multiculturalismo. Per poter indirizzare il mio messaggio di liberazione alle donne musulmane dovevo per forza avere un approccio rivolto agli individui. Insistere sul fatto che tutte le culture sono uguali e ugualmente meritevoli è un errore. Un liberale parla agli individui indipendentemente dal colore, dal grado di povertà, dalla fede religiosa. Sostenendo invece che tutti gli individui sono uguali e così i gruppi, le culture, la sinistra non consente di ribellarsi contro quei gruppi in difesa dei più deboli, in particolare delle donne. L’individuo è concreto, il gruppo è astratto. In nome del multiculturalismo si sono abbandonati donne e bambini al loro destino».

«Nell’Islam non c’è immaginazione se non per l’Aldilà».

Ayaan Hirsi alla Fiera del Libro di Torino

E' razzismo?



L’ intervista ad Ayaan Hirsi*, trasmessa ieri sera dal TG1, mi ha indotto a sfogliare le pagine virtuali del blog a lei dedicato. Alla data del 9 maggio (sezione in lingua inglese) leggo un servizio di Caroline Glick, opinionista del Jerusalem Post, che richiamandosi alla battaglie di Ayaa per l’emancipazione delle donne musulmane, riporta all’inizio dell’articolo tre notizie che hanno avuto scarsa eco in Italia.

  • 28 aprile scorso – Una pattuglia di soldati americani scopre a Tarmiya ( località a nord di Baghdad) alcuni cavi che attraversando una strada finiscono all’interno della nuova scuola femminile “Huda", inaugurata da poco tempo e non ancora in funzione. Un’indagine approfondita rivela che in alcuni vani ricavati sotto il pavimento e nel soffitto ignoti avevano stipato un'enorme quantità di esplosivo. I terroristi agirono durante la costruzione dell'edificio, affinchè diventasse una trappola mortale per centinaia di ragazzine. (In Italia la notizia è stata riportata sola da Avvenire . Gli americani in Iraq fanno notizia solamente quando muoiono, o uccidono dei civili NdF)
  • 3 maggio scorso. In Pakistan nella città di Gujrat, alcuni fondamentalisti fanno esplodere una bomba nella scuola femminile. (Notizia non riportata da alcuna testata giornalistica italiana).
  • 6 maggio scorso. Alcuni palestinesi attaccano con granate la scuola elementare “Omariyah”, l’attacco è respinto, ma si contano un morto e sei feriti. I palestinesi hanno agito perché si stavano svolgendo alcune gare che vedevano impegnati insieme bimbi e bimbe. (In Italia, la notizia è stata diffusa dall’Agenzia ANSA.)

Questi avvenimenti che non hanno sufficientemente interessato la nostra stampa, ci mostrano una faccia ancora più perversa e feroce, qualora ce ne fosse bisogno, del Jihad: l’assoluta indifferenza anche per la vita dei più piccoli che noi occidentali, eredi di un’altra cultura, riteniamo universalmente “innocenti”.

Per i barbari, attentare alla vita dei bimbi sarebbe soltanto una dimostrazione per riaffermare che occorre seguire pedissequamente i precetti islamici: le femmine non hanno diritto all’istruzione, non vi può essere promiscuità, e altre balle varie*1.

Sebbene privi di rispetto per l’INFANZIA (dipenderà dal fatto che il loro massimo profeta prese in moglie, una bimba di sette anni?), questa gente è consapevole della considerazione che l’occidente ha di essa. Difatti, durante l’ultima guerra in Libano, Hezbollah non ha avuto esitazione nel lanciare i propri missili facendosi scudo di abitazioni e di edifici civili, attendendo che la risposta d’Israele provocasse vittime innocenti da esibire a tutto il mondo, come pezzi di carne sulle bancarelle del mercato, con l’avallo di giornalisti compiacenti*2.

Ma l’abuso degli innocenti continua in “terra di Palestina”, dove abbiamo visto che nella scuola e attraverso i programmi televisivi per ragazzi, viene insegnato ad odiare Israele e l’Occidente, al fine di creare i nuovi martiri ed i combattenti del futuro*3.

Non abbiamo nulla in comune con questi BARBARI.*4

Ieri sera al TG1 Ayan Hirsi ha riaffermato un concetto che molti di noi condividono, ma non possono esprimere senza essere tacciati di razzismo.

L’occidente è superiore.
Perché le sue identità cristiane insieme all’eredità illuminista lo rendono il luogo della libertà, dove le discriminazioni non sono moralmente accettate e dove ogni individuo LIBERO ha gli stessi diritti e può scegliere il cammino della sua esistenza, ed il credo religioso.

Il relativismo culturale è un VIRUS nato in occidente, che agevola il progetto di chi aspira alla fondazione di un grande stato islamico in Europa (meglio, al posto dell’’Europa).

Affermare ciò è razzismo? Allora chiamatemi razzista perché io sono convinto della superiorità della nostra civiltà.

Per questo motivo, a differenza di quei barbari, non sputo sui Diritti Umani; non discrimino le donne, gli omosessuali o i bambini; non voglio imporre con la forza la mia fede religiosa (non potrei nemmeno se volessi, non sono credente); non aspiro alla cancellazione violenta di una civiltà per sostituirla con una diversa che abbia i valori in cui credo.

E non voglio fanatici musulmani sulla mia terra.


Credo che occorrerà del tempo prima che l'Europa comprenda il nefasto inganno in cui si è infilata. Spero che quando ciò avverrà, saremo ancora in grado di porvi rimedio.

* Ayaan Hirsi Ali ha presentato alla Fiera del Libro di Torino la nuova edizione italiana de "L'infedele" edito da Rizzoli.

Nota 1- Un film "vero", che racconta la condizione delle donne e delle bambine nell'Islam radicale rif. mio post L'Osama che amo.

Note 2- Un dubbio sorge sulla strage di Cana: l'edificio è bombardato dall'aviazione Israeliana a mezzanotte ed esplode verso le 7 del mattino. Mi chiedo come mai tanti bambini si trovassero ancora all'interno della costruzione dopo il primo missile e perchè solo sette ore dopo avvenne il crollo dell'edificio.

Nota 3- Il noto giornalista RAI Scaccia ha inserito nel suo blog, per due volte, la stessa foto di adolescenti israeliani che appongono la firma (ed il saluto) sulle ogive delle bombe che verranno sganciate sul Libano. Tuttavia, per quanto cercherete, non troverete alcuna immagine di bimbi musulmani vestiti da piccoli kamikaze o addestrati all'uso delle armi; oppure i filmati relativi all'indottrinamento dei bambini in Palestina (sono alla destra del Post). Questo la dice lunga sul pensiero unico del giornalista , di certo simpatizzante di quell'altro antico inviato Rai, Riccardo Cristiano.

Nota 4- A questo proposito, credo che il mio pensiero sia stato espresso esaurientemente anche nell’ottimo blog di Elly, come commento (un po’ lungo in verità) a “L’ennesima barbarie”.

Foto: Copertina del libro "L'infedele" di Ayaan Hrsi

Wednesday, May 09, 2007

I “pacifisti” francesi: "Sarko facho, le peuple aura ta peau"



Da tre notti le città francesi sono teatro di manifestazioni e violenze: un migliaio le auto incendiate e le vetrine spaccate; centinaia i manifestanti arrestati; un centinaio i feriti tra i contestatori e le forze di polizia.

A Parigi gli scontri e i vandalismi iniziano a place de la Bastille e coinvolgono anche le banlieues.

Gli scontri con la polizia avvengono anche a Lyon, a Nantes, a Toulose e nelle periferie di Marsiglia

A VilleUrbanne, un comune alle porte di Lyon, la sede dell’UMP (il partito del neo eletto Presidente) è stata incendiata con bottiglie molotov, mentre il sindaco del capoluogo, il socialista Gérard Collomb, invitava alla calma e al rispetto della volontà popolare espressa dalle elezioni presidenziali.

Dopo il disastro provocato venerdì scorso da Sègolene Royale con l'intervista ai microfoni di RTL (una vera e propria “chiamata alle armi” NdF), ieri mattina François Hollande, Segretario del Partito Socialista, ha lanciato un appello dalla stessa emittente: “A tutti quelli che possono sentirmi, chiedo di cessare completamente questa condotta. Siamo una repubblica dove il suffragio universale è l’unico diritto che riconosciamo. Ci può essere delusione, rabbia e frustrazione, ma l’unico modo per reagire è usare il proprio voto, non altre armi”.

Quasi in risposta alle parole concilianti di Hollande, la signora Marie-George Buffet, Segretario del Partito comunista francese intervistata dall’Humanitè ha affermato:

… Io dico che l’elezione del Presidente dell’UMP è una vera catastrofe politica. Per la prima volta dopo la Liberazione si trova alla più alta carica dello Stato un uomo che racchiude in sé la gran parte dei temi politici dell’estrema destra……… Io invoco con urgenza una mobilitazione generale di tutte le forze della sinistra per organizzare la risposta………..
Oggi più che mai il nostro popolo ha urgenza di una grande forza di resistenza e di proposta. Mi rivolgo a tutte quelle e tutti quelli che si vogliono impegnare in questa battaglia, (chiedendo) di unirsi al Partito comunista.

Ammettiamolo: ci siamo stupiti perché gli scontri hanno avuto inizio ancora prima della nomina legale del nuovo capo dell’Eliseo, ma suvvia: eravamo certi che la violenza dei sinistri, legati a doppio filo ai francesi d’origine musulmana ed ai sans-papiers, non avrebbe tardato ad esplodere.
Attendiamo ora l’inizio della campagna di denigrazione del Presidente all’interno e all’estero, l’organizzazione di scioperi a catena per mettere in ginocchio il paese, e (se i sinistri francesi hanno imparato la lezione dai loro cugini/compagni italiani) vari tentativi di delegittimazione di Sarkozy con l’aiuto di magistrati compiacenti.

Ci auguriamo solamente che tutto l’odio riversato contro quest’uomo democraticamente eletto non sfoci in qualche disastro maggiore. Chiunque, dopo Sègolene e Marie-George, intenderà accrescere il clima di divisione in Francia, dovrà assumersi la responsabilità delle conseguenze.

Fonti: L'Humanitè, Europe1, CNN, RTL infos

Sunday, May 06, 2007

Ni Putes, ni Soumises!



“In europa è Jihad” potrebbe continuare oggi, con il capitolo che riguarda la Francia. Non è un caso. Oggi si svolgeranno delle elezioni che forse daranno un’impronta diversa al futuro di questo Paese. Vorrei dare un mio piccolo contributo.

Ciò che sto scrivendo ora è solo un’introduzione “importante” e, nel contempo, un inadeguato omaggio a Samira Bellil, autrice del libro “l’Enfer des Tournantes” una discesa negli inferi delle banlieues, dove tante ragazzine di 13, 14 anni, bianche o figlie d’immigrati di religione musulmana, sono costrette a subire gli insulti e le umiliazioni dei loro coetanei per imparare ad essere sottomesse, “ ad abbassare gli occhi”, quando per le strade di quelle periferie incrociano dei ragazzi musulmani. Coloro che si ribellano a questo codice barbaro o semplicemente desiderano vivere come tante loro coetanee occidentali, rischiano di diventare le vittime di stupri di gruppo pianificati da bande di giovanissime belve che non si fanno scrupolo di ripetere le violenze per settimane e per mesi, “passandosi” le giovani sventurate come se fossero delle figurine.

Da qui l’appellativo “tournantes”.

Samira Bellil nacque ad Algeri nel novembre del 1972, la famiglia si trasferì a Parigi dove il padre finì subito in carcere per piccoli reati. Samira era piccolissima quando fu spedita in Belgio e affidata ad una famiglia con la quale visse spensierata e felice per quasi cinque anni. Tornata in Francia, ritrovò una famiglia distante, un padre violento, un’educazione diversa. I giorni sereni del Belgio erano ormai lontani.
A questo proposito, all’uscita del libro disse :


Io non accettavo l’educazione tradizionale. Anche se la mia famiglia era musulmana non praticante, la linea-guida era la medesima : non uscire, non frequentare i ragazzi, occuparsi delle faccende di casa, delle sorelle piccole… Ma io volevo sentirmi libera, non vivere sottomessa, né imprigionata in casa, come le ragazzine che vedevo intorno a me.
Aspiravo alla stessa libertà di un maschio. Ero ancora più confusa e sconvolta da quest’educazione fatta da divieti, da queste disparità tra ragazze e ragazzi, perché avevo vissuto i miei primi cinque anni in Belgio, presso papa Jean e maman Josette, dove le regole erano molto diverse.

Io sono il frutto di due stili di vita completamente contraddittori..

A Rose George, la giornalista del Guardian che la intervistò nel 2003, raccontò che le sue continue scorribande nelle strade del quartiere, ed i suoi atteggiamenti da ribelle, non passarono inosservati in un ambiente maschilista dove le ragazze avevano l’obbligo di seguire delle regole per salvaguardare la loro reputazione. Chi sgarrava, magari solo perché si truccava o beveva un bicchiere di troppo, rischiava di essere considerata una “facile”, una puttana.

Le conseguenze non sarebbero tardate ad arrivare.

A quattordici anni Samira fu violentata per la prima volta. Cadde nella tipica trappola dei “tournantes”: un giorno, il ragazzino di cui si era invaghita la “passò” a tre suoi amici che la stuprarono ripetutamente. Da allora, nel quartiere girò la voce che si era “fatta scopare” da più ragazzi.

Era diventata una facile preda.

Il mese dopo fu rapita dal capo di una banda di piccoli delinquenti e violentata per tutta la notte.

Non disse nulla fino al momento in cui scoprì che il ventunenne stupratore aveva abusato anche di due sue amiche, quindi lo denunciò e, come avviene spesso in questi casi, perse anche l’appoggio dei suoi genitori: rendere la “vergogna” pubblica, avrebbe gettato la famiglia nel disonore.

Prima del processo, arrivarono le intimidazioni e minacce di rappresaglie anche alla sorellina di Samira, ma la ragazza non si fece intimorire ed il delinquente fu condannato ad otto anni di carcere.

Intervistata dopo l’uscita del suo libro, Samira disse che gli otto anni di condanna erano stati ben poca cosa in confronto a tutte le umiliazioni e al dolore che aveva sopportato dopo la fine del processo.
I vecchi amici la evitavano ed i vicini la insultavano. Il padre la batteva continuamente, le sputava addosso, la spinse ad andarsene di casa.

Trascorse “15 anni d’inferno”. Visse sulla strada e in diverse comunità d’accoglienza, in un crescendo di disperazione e autodistruzione.

Come riporta l’intervista qui sotto, Samira fu violentata ancora una volta all’età di diciassette anni in Algeria, da una banda di teppistelli. Disperata, corse con la madre al commissariato, per denunciare l'accaduto:

Il commissario mi chiese : « eri vergine ? » « no, mi sono appena fatta violentare due volte in Francia »
« Allora non si può fare nulla ».

Quindici anni di tormento, odiando tutto e tutti. I suoi genitori che l’avevano abbandonata per la seconda volta, il suo avvocato che non l’aveva chiamata a testimoniare, il sistema giudiziario francese, che non protegge le vittime delle violenze…

Poi qualcosa cambiò. Un altro avvocato, impietosito dalla sua storia, si preoccupò di farle arrivare un indennizzo. In seguito, con l’aiuto di una psicologa, riuscì a placare il dolore che aveva dentro di sé ed uscire da quella depressione che l’aveva accompagnata per tanti anni.

Narrare la sua storia nel libro “l’Enfer des tournantes” concluse quel processo catartico che le permise di ridiventare libera e serena, come lo era stata da bimba.

Divenne madrina del movimento Ni Putes ni Soumises che con la marcia dell’8 marzo del 2003 volle denunciare alla Francia intera l’iniqua condizione delle donne nelle banlieues parigine.

……………………………


Ho visto troppe persone consumarsi dal dolore.

A volte, quando sembra che la disperazione trovi un linimento, è troppo tardi, perché ciò che consuma la mente, molte volte distrugge il corpo.

E allora inizia un processo irreversibile: l'estinzione della causa, non provoca necessariamente l'esaurimento dell’effetto.

Samira Bellil muore di cancro allo stomaco un anno dopo la grande marcia di Parigi.

Aveva 32 anni...

Hommage à Samira Bellil

Ho lasciato il testo in francese, sperando sia comprensibile. Tuttavia, se qualcuno dei miei tre lettori ne volesse la traduzione,-uff!- me la chieda. (NdF)

par Brigitte Allal

Samira Bellil vient de mourir, à trente ans. Elle avait affronté une expérience meurtrière, haine et viols, et ses mots essayaient d’en rendre compte, pour elle, pour les autres : nous ne les oublierons pas, et nous voudrions lui donner une dernière fois la parole. Ce texte est l’intervention qu’elle a faite lors d’un colloque organisé en février 2003 par l’ASFAD et l’ACB, (« Regards croisés France-Algérie : violences exercées à l’encontre des femmes »), dont les actes seront publiés par l’ASFAD et l’ACB courant septembre 2004.

Samira Bellil : j’arrive de Vitry, on a déposé une gerbe pour Sohane (leggi alla fine dell'intervista la storia di Sohane-NdF) , nous avons essayé de susciter un regain d’intérêt dans le quartier, ce qui a été très difficile. Je vais vous parler avec mes tripes et mon cœur, je vais vous expliquer ma démarche : aujourd’hui, j’ai trente ans, ça m’est arrivé quand j’en avais quatorze, ça s’est passé en 1987.

J’ai été violée à trois reprises, il m’a fallu beaucoup de courage pour vous faire un sourire.

Il m’a fallu quinze ans pour m’en sortir, quinze ans, c’est long. A l’âge de vingt-quatre ans, je me suis dit : je ne peux plus passer ma vie à pleurer, dans les larmes, le shit, à boire, à me détruire complètement, à faire parler les autres gars, ça a mis cinq ans pour redevenir humaine, pour cesser d’être sauvage, pour pleurer déjà (je ne pleurais plus), à la fin de ma thérapie, mais merde, ce que j’ai vécu, ça fait quinze ans que je le mange, matin, midi et soir, eux ils sont tranquilles, ils ont payé à la société et non pas à moi, ils ont fait leur peine de prison, j’entendais des mecs dire : de toute façon, elle l’a cherché, je ne rencontrais vraiment aucune compassion, de la part de qui que ce soit, ni de la part des jeunes, ni de la part de mes parents.

Il n’y a pas eu de main tendue pendant quinze ans, quinze ans c’est long quand il n’y a pas de main tendue, c’est là que je me suis dit : Samira, il va falloir que tu expliques ce qui se passe, à tout le monde, ce qui se passe réellement. Je voulais expliquer par quoi on passe, nous les filles dites pas bien, dites « pétasses », on parle toujours des filles sages, sérieuses, c’est l’image qu’on a dans les médias sur les filles qui réussissent mieux à l’école, on parle pas des galériennes, moi je veux qu’on parle des galériennes, je veux qu’on parle de tout ça, toutes ces filles-là, voilà ce à quoi je pense ; je pense à ces jeunes qui ont trente ans, vingt quatre ans, vingt ans, elles ont voulu vivre, on les met dans des petites cases, c’est elles qu’on voit chez le juge, chez l’assistante sociale, c’est tout le temps les mêmes qu’on voit, je pouvais plus supporter ça. Je me suis dit : : Samira, tu vas témoigner et tu vas expliquer un petit peu à ces gens, aux parents, aux frères, aux cousins, aux juges, aux éducateurs, aux animateurs, aux avocats, à plein de monde, quel était notre état d’esprit, ce qui fait qu’on tombe dans un viol collectif, et pas une « tournante », ça m’énerve aussi, ça s’appelle un viol en réunion, on passe aux assises, et pas en correctionnelle pour une affaire comme ça, c’est un crime, c’est puni par la loi. C’est une manière de dénier ce problème aux quartiers, on est dénié du début jusqu’à la fin à partir du moment où on a été victime de ça ; moi je rencontre des tas de jeunes filles qui sont déniées, c’est très éparpillé ce que je dis, je le conçois bien, mais c’est pas normal ce qui se passe.

Je ne suis pas en colère par rapport à ces garçons, je suis en colère par rapport aux adultes, à la justice, au pouvoir.

Je suis en colère par rapport aux éducateurs, aux assistantes sociales, il y a des démarches à faire, on n’est pas costaud pour les faire, j’avais quatorze ans, on me dit faut aller porter plainte, on me dit que c’est la loi, on me dit que c’est mon devoir et mon droit d’aller porter plainte, je vais porter plainte, à partir du moment où j’ai porté plainte, j’avais quinze à vingt gars par jour qui me crachaient dessus, qui me tapaient, qui me forçaient à ce que j’enlève ma plainte, ouais, ouais j’enlève ma plainte, jusqu’à aujourd’hui je n’ai pas enlevé ma plainte, y a eu un deuxième viol, parce que j’avais porté plainte, le mec m’a attrapée dans le RER, il s’est dit : t’as porté plainte, t’as ouvert ta gueule, je vais te le faire payer une deuxième fois ; donc deuxième viol en réunion, je ne dis toujours rien, je ne porte pas plainte, je savais ce qui allait se passer.

Je me tais, il se trouve que nous avons été dix filles à être violées par cet individu, les démarches c’est super grave, faut pouvoir aller voir une association, l’association en question s’est foutu de ma gueule aussi : je vous parle cash, je prends pas de gants, l’avocate est carrément partie au ski, jusqu’à aujourd’hui je ne sais pas pourquoi madame est partie au ski, j’ai pas eu de réponse, elle a envoyé un stagiaire, et ce stagiaire a demandé un franc de dommages et intérêts en ce qui me concerne, moi je chie dessus, je ne vaux pas un franc.

Suite à ça, j’ai continué ma déchéance, ma destruction, y a pas eu un regard. J’ai pas eu d’éducateur qui m’a dit « t’as peut être besoin d’aller voir quelqu’un », « t’as peut-être envie de parler », non, personne me l’a demandé.

Et ça continue encore aujourd’hui, on m’a laissée comme ça, pendant des années : j’avais un juge pour enfants, un éducateur qu’étaient censés s’occuper de moi, j’ai rien eu de tout ça, j’ai été de foyer en foyer, des foyers en éducation surveillée où y avait d’autres agresseurs, pas les miens. Les agresseurs d’autres filles, déjà on se pose la question par rapport au juge pour enfants, y a eu viol collectif : comment se fait-il que l’agresseur soit dans un foyer alors que sa place est en prison ? Les sociétés n’ont pas trouvé autre chose que la prison, en prison il faut les éduquer, leur faire comprendre pourquoi ils ont fait ça, c’est intéressant.

Ce sont aussi des victimes, mais je ne cautionne pas, y a des lois, faut les appliquer.

Je demande pas une loi « spéciale tournante », mais faut savoir que dans l’affaire de Pontoise, les mecs étaient dehors pendant l’instruction, au bout de cinq mois, ce qui veut dire que la jeune fille a dû se cacher, ça va, elle est en Algérie, et encore, parce que je peux vous dire que l’accueil en Algérie, c’est coton, fallait qu’elle en ait, fallait qu’elle soit costaud, la fille.

D’autres affaires, moi, j’ai plein d’affaires comme ça, les gamins ils se retrouvent dehors.

J’ai une affaire qui s’appelle Chloé, Chloé a quatorze ans, elle habite Saint - Denis.

Elle ne connaît pas les codes et les attitudes qu’il faut avoir dans les quartiers, elle arrive dans son quartier, « tiens, je vais me faire plein de copains ». Chloé, naïvement invite tout le monde, « je vais faire une boum », tout le monde n’a pas compris les intentions de Chloé : pour la remercier, on la fait descendre en bas dans la cité, « descends Chloé, on va te parler », ils étaient quinze à l’attendre, Chloé, on l’a emmenée à l’hôpital à Lafontaine, y a un souterrain, ils ont commencé à la massacrer dans le souterrain, ils l’ont violée dans l’hôpital, c’est un infirmier qui l’a sauvée de justesse.

Réveillez-vous, on est en France, on dirait pas, Chloé porte plainte avec ses parents, Chloé a quatorze ans, faut faire des démarches, faut dire ce qui a été dit, faut dire aux parents ce qui a été fait, et je peux vous dire qu’elle ne peut pas le dire, comment vous voulez qu’elle parle de sodomie, de fellation, elle peut pas le dire aux parents, qu’elle s’appelle Chloé, Fatima ou Fatoumata, c’est pour ça qu’elle s’enferme dans ce silence-là.

Cette fille porte plainte, « c’est mon droit, on m’a fait quelque chose », les flics le disent, on va pas leur taper dessus : il y a eu une erreur dans cette affaire, l’adresse de Chloé a été divulguée, on a mis un coup de couteau à son père, on lui a coupé le doigt, on a brûlé sa maison, Chloé on ne sait pas où elle est aujourd’hui, elle ira pas jusqu’au bout de sa plainte, elle a peur, voila où on en est en France, moi je trouve scandaleux que y ait des avocats qui ne se disent même pas qu’il ne faut pas donner l’adresse, avec tout ce qu’on entend, c’est en ça que je suis en colère, on tape du poing sur la table par rapport aux garçons, « oui c’est monstrueux, c’est des monstres », mais elle est où la justice ? Elle fait que dalle, l’affaire d’Argenteuil repasse en jugement en septembre, avec la loi d’appel Guigou, merci.

Elle doit repasser en jugement, elle doit subir ce qui s’est passé pendant le jugement. Les avocats ont été odieux, ça a été de la diffamation vis-à-vis de cette fille, ils ont ramené des jeunes filles qui ont témoigné contre elle, « moi, je l’ai vu en train de sucer soixante bites de noirs », texto, je vous parle texto, à vous, elle s’appelle Amel, comment vous voulez qu’elle se défende ? Elle s’est tue.

Elle m’a appelée, « Samira, je repasse en jugement, qu’est - ce que je fais ? » « Écoute, Amel, c’est ta deuxième chance, il faut que tu dises ce que tu as à dire, mais il faut que tu te construises ». Vous croyez que les éducateurs leur parlent en leur disant : « Amel, il faudrait que t’aille voir un psy », leur expliquent la nécessité d’aller voir un psy ? Aujourd’hui, Amel, elle dit non, « je n’ai pas besoin d’aller voir un psy », voila où on en est.

C’est ça qui me met en colère, toutes ces négligences, les petits blancs d’en haut, qui nous critiquent, « oh, ces petits Maghrébins qui violent, c’est vraiment des sauvages, oh mon dieu ça ne se fait pas » ; ce que vous faites c’est pire, vous fermez les yeux, quand on fait des démarches y a personne, Chloé elle est pas aidée, Amel n’est pas aidée, elle a déménagé trois fois, depuis l’affaire avec sa famille.

Je vais vous expliquer ce qu’est une tournante : l’acte est d’une barbarie sans nom, ces jeunes filles ne peuvent pas en parler. La sexualité est taboue dans les quartiers et dans les familles, comment qu’elles disent : « on l’a sodomisée, c’est pas possible ».

Faut arrêter, il faut expliquer à la famille, mon cas n’est pas une généralité, des familles soutiennent les jeunes, c’est la honte, la honte de dire les choses, il a fallu quinze ans à ma mère pour me regarder, c’est long pour une gamine, je n’allais plus à l’école, j’étais plus en capacité de comprendre, c’est pareil pour Chloé, et pour Amel.

Leur quotidien, c’est faire face à la justice, trouver un avocat compétent, je parle bien de compétence, ça c’est un autre débat : Amel, son avocat veut la mettre sous tutelle parce qu’elle est victime, comme si nous, petites maghrébines, on n’étaient pas capable de dire ce qu’on a à dire, je suis super en colère.

Il faudrait mettre en place des structures, qui aideraient ces jeunes filles, pour l’instant y a rien, y a une coordination à mettre en place dans les démarches qu’on fait, des avocats, des psychologues, des juges, ce n’est pas un quartier qu’elles quittent, c’est une ville, moi j’ai eu quatre villes derrière mon dos.

Ça continue encore aujourd’hui, malgré que j’aie écrit le livre, malgré que j’aie fait ce travail, malgré que je montre ma tête, je vis avec ma peur, jusqu’à la fin de mes jours, ils savent où me trouver.

On ne se rend pas compte des conséquences, pourquoi elles se taisent, les filles, en Algérie comme ici ? La justice ne les aide pas.

A Roubaix, ça fait dix mois que la jeune fille est persécutée, elle a été violée collectivement, dans une école, dans une cité, dans des terrains vagues, durant quatre mois, une gamine de treize ans. Ils étaient plus de quatre vingt les gars, cinquante à Argenteuil, on a réussi à en avoir vingt.

C’est aussi grave que ça, ça fait dix mois qu’elle essaye de refaire sa vie, on l’a retrouvée encore une fois, je comprends pas comment les acteurs sociaux ne l’ont pas aidée à avoir un nouvel appartement, elle en a eu deux, on l’a retrouvée quand même, normal, elle habite à Lille, on la met à Roubaix, super intelligent.

Clara, elle s’en prend plein la gueule, on a tagué dans son immeuble, on lui a dessiné une femme en train de faire une fellation : elle a même pas quinze ans, Clara.

Vous savez ce qu’on lui a dit ? « ou c’est toi ou c’est ta petite sœur ; si tu la ramènes, à dix - huit ans tu finis en Belgique ». Je vous parle de la France, j’ai pas terminé, attendez, j’arrive.

Pour ceux qui ont lu mon livre, j’ai été violée collectivement en Algérie aussi, moi, question poisse, j’en ai une bonne. Suite à mes deux viols, ma mère me dit : « je vais t’envoyer en Algérie, ça te fera des vraies vacances pour une fois », « ouais ok », je peux vous dire que l’Algérie, j’aime pas du tout, j’en ai rien à foutre, encore plus maintenant.

J’arrive, je vois les conditions de vie, je vois des enfants dormir dehors, « c’est quoi ce pays ? », je croyais que l’Algérie c’était un peu comme la France, un beau pays, on a gagné l’indépendance, ça doit être mortel, le choc, les femmes, c’est quoi ces conditions ?

Mes vacances se poursuivent, je fais la connaissance de banlieusards du 93, il se trouve qu’un soir, on va fumer un pétard sur la plage, le truc que je savais pas c’est qu’en Algérie, faut pas aller sur la plage, c’est pas comme la côte d’azur, j’avais quinze ans, je ne connaissais pas les codes, trois mecs me disent « police », ah bon, en short ; « montre-moi ta carte, qui me dit que t’es de la police ? » ils embarquent mes trois copains, « on va te contrôler », je me reçois un coup de poing fulgurant, et j’ai compris ce qui se passait, ils m’ont massacrée de coups, ils m’ont mis du sable dans la bouche, je ne pouvais pas hurler, des coups de pieds, je hurle « aidez - moi », y a personne, ils me sortent un couteau, « tu fermes ta gueule, ou on te tue », y a pas photo.

A genoux par terre, texto, je hurle à la mort, ils m’emmènent dans les buissons, je les supplie « laissez - moi », ils en avaient rien à foutre, y a un barbu pas loin, pour moi, c’est un musulman, « aidez-moi », il se retourne, il continue de dormir.

Toute la nuit, j’ai subi leurs atrocités, pour avoir la vie sauve, j’ai négocié mes bijoux, mes chaussures, j’avais plus rien, ils m’ont laissée comme ça, c’était à Sidi-Ferruch, j’étais hagarde, pleurant, je rentre à l’hôtel, je m’effondre, « ça a recommencé », ma mère ne comprend pas, elle hurle, on va au commissariat, c’est limite, « qu’est-ce que tu foutait sur la plage ? », naïvement : « il y a rien de mal à fumer un pétard, sur la plage », j’étais européenne.

Le commissaire me dit : « tu étais vierge ? » « non, je viens de me faire violer deux fois en France » « On peut rien faire alors », je fais un bordel, je fais venir le commissaire sur la plage de Sidi-Ferruch, il y a une descente, ils ramassent tout le monde, je reconnais mon musulman, je le supplie, « je te connais pas », dit-il. « Monsieur le commissaire, il ment », il me dit de la fermer, c’est dégueulasse, il est mortel, « tu donnes une mauvaise image de nous » ; c’est un pays de merde, j’en ai marre de la langue de bois, j’arrive à l’hôpital, la gynécologue, me dit de m’allonger, elle croit qu’elle va me toucher sans gants, « mettez des gants », « tu la ramènes en plus », elle s’est pris un coup de pompe : plus jamais je vais à l’hôpital en Algérie, je rentre en France.

NdF. Sohane era una ragazza musulmana di 17 anni che desiderava vivere come una qualsiasi teenager occidentale. Un capetto delle periferie, Jamal Derrar, con l'aiuto di un complice, la attirò all'interno di un locale deserto e dopo averla cosparsa di benzina, le diede fuoco.
A Sohane fu dedicata la marcia dell'8 marzo 2003.
Al processo, sebbene la difesa cercò di far passare in ogni modo la tesi dell'incidente, Jamal Derrar fu condannato a 25 anni di carcere
(pochi -NdF).
Per una buona parte della sinistra, il mostro divenne una vittima del sistema che aveva "creato" il ghetto.

Fonti:L'Humanitè, Books, Chienne de garde.., Sisiphe, Elue local et après?




Friday, May 04, 2007

L'ultimo trucco di Ségolène



Come si direbbe a Roma, "sta alla frutta".

Gioca le ultime carte per cercare di raggranellare qualche preferenza. Ma queste sono carte sporche. Da ciò si comprende che Ségolène Royal appartiene a quella Sinistra viscida e subdola, tanto comune anche in Italia.

Stamattina sulla rete televisiva RTL ha affermato senza pudore che Sarkozy costituirà un rischio per sicurezza pubblica, perché il suo governo farà scattare le violenze nel Paese e nelle periferie delle città.

Riflettendo un attimo, si potrebbe sostenere che la Compagna “multietnica e solidale” con queste parole abbia voluto inviare un messaggio agli elettori indecisi e a coloro che, dopo l’uscita di Bayrou, vogliono votare Sarkozy.

Magari avrà voluto intendere che, nel caso arrivasse all’Eliseo, s’impegnerebbe a promuovere nuovi progetti di legge per accogliere le richieste sempre più pressanti della popolazione di origine musulmana, assicurando così un periodo di pace, o almeno di tregua, alle città francesi.

Tuttavia, le parole della Royal ci fanno pensare anche ad un messaggio più subdolo, diretto questa volta ai suoi protetti, i figli degli immigrati musulmani, padroni indiscussi delle banlieues : nel caso della vincita di Sarkozy, mettere a ferro e fuoco le città, per convincere i francesi dell’assurdità della loro scelta.

E’ fantapolitica? No, è la Sinistra. Ti puoi aspettare di tutto.

Bon! Sarkozy in risposta a questa "boutade" della "compagna", ha affermato che probabilmente la povera donna si sente mancare il suolo sotto i piedi e lo stress la irrigidisce, portandola a dichiarare delle sciocchezze. Infine ha terminato il suo telegrafico commento con “Elle ne commence pas bien sa journée!"

Grande!

Thursday, May 03, 2007

Viaggio nei Balcani


Altro giro, altro viaggio nei Paesi dell’ex Jugoslavia. Il tempo passa ed il blog non s’aggiorna!

E’ inutile giustificarsi, ma ho mille impegni che occupano almeno due o tre ore in più del giorno solare. Ergo, non riesco a farvi fronte. Ma devo, poiché nessuno mi paga stipendi o sussidi, e se voglio mangiare e somministrare pappe ai miei voraci lupi, ho l’obbligo di impegnarmi a fondo.

Amo la Bosnia, la conosco da secoli e ci sto bene. Ma anche la Serbia mi affascina. In verità, all’inizio dei miei viaggi in Serbia e Kossovo, non mi sentivo molto tranquillo, inoltre l’ amico croato che spesso viaggia con me, era guardato con sospetto: qualcuno più di una volta l’ha chiamato ustaša, ma infine, quando si collabora insieme, si diventa tutti amici.

Solo pochi anni fa non era così: per fortuna il tempo smussa gli spigoli taglienti ed i brutti ricordi restano sopiti (purtroppo non si cancellano).

Un amico serbo mi chiede come mai al suo Paese non sia permesso l’ingresso in Europa. Lo capisco. Sebbene alcune aziende francesi ed italiane siano presenti in Serbia (Diavolo! La Golden Lady ha una fabbrica a Valjevo), Il Paese se la passa male, soffre ancora per le sanzioni di dieci anni fa e la sua condizione economica sembra non avere delle buone prospettive future, se non rientrerà nella lista dei candidati UE.

Il fatto è che i colloqui per il pre- ingresso sono già in atto (da mò), e da Bruxelles alcuni (non tutti) credono che il Paese balcanico diventerà candidato nel 2008. Ciò porterà certamente ad un’accelerazione negli investimenti di capitali stranieri e la Serbia comincerà a vedere la “luce”, ancor prima di entrare definitivamente in Europa.

Tuttavia c’è un “ma”: vi sono tuttora delle resistenze da ambo le parti. In effetti, la questione dei crimini di guerra e più che mai attuale a Bruxelles, dove si richiede come atto di buona volontà il recupero e la consegna di criminali come il generale Mladić. Inoltre, rimane aperta la questione del Kossovo. I recenti negoziati di Vienna hanno portato ad un nulla di fatto tra Pristina e Belgrado. In soldoni, in 14 mesi di negoziazioni, il marzo scorso Martti Ahtisaari, incaricato dall’ONU per la supervisione dei negoziati, ha stilato un piano in cui si prevede l’indipendenza di quella sfigata regione della Serbia, ed una larga autonomia per la minoranza serba. Purtroppo, il piano è stato rifiutato in toto dal governo di Belgrado.

Come finirà?

Spero che riguardo all'indipendenza del Kossovo la Serbia ci ripensi. Anzi, a questo proposito, credo che i politici di Belgrado farebbero bene a promuovere un referendum, in quanto sono abbastanza certo che più della metà dei serbi voterebbe per l’abbandono di questa regione, oramai ricca solo di mafia e delinquenza.

Come già detto, per alcuni la prospettiva di una Serbia candidata all’UE tra un anno non è fantasia e a Bruxelles si lavora per cercare di ammorbidire le posizioni più intransigenti.

Certo è che anche il Governo serbo dovrebbe cercare delle soluzioni per riavvicinarsi all’Europa e queste dovrebbero passare per il destino futuro del Kossovo.

L’amico serbo non perde l’occasione per farmi notare che noi occidentali siamo un pò matti: vogliamo la Turchia in Europa e freniamo la Serbia che ci è, in tutti i sensi, più vicina.
Che posso aggiungere?
Ha dannatamente ragione.

I nazi-comunisti non vogliono ricordare le vittime del terrorismo


La proposta per l'istituzione di una "giornata della memoria" per le vittime del terrorismo in Italia è stata approvata all'Aula della Camera senza i voti di Rifondazione Comunista e del Partito dei Comunisti Italiani che si sono astenuti.
Un idiota, il solito fascistello rosso (indovinate di chi si tratta) ha votato contro.

Ci stupiamo di queste oscenità? Non credo. Un'aula del senato è dedicata alla memoria di un buffone aspirante terrorista, pertanto non posso stupirmi delle cazzate di questi nazi- comunisti che vorrebbero governarci.

Tuttavia mi vergogno di vivere in uno Stato che una volta era democratico (con tutti i difetti tipici delle democrazie occidentali) ed ora sta mutando in regime.
Mi auguro che tutto ciò finisca al più presto.

Non ho parole...

03 mag 11:23
Bergamo: cerca di seppellire vivo un cane, denunciata

BERGAMO - Dopo aver colpito a badilate il cane, lo ha sotterrato ancora vivo. Ma un membro di un'associazione animalista ha assistito alla scena ed e' riuscito a salvare il cucciolo, denunciando la proprietaria. L'episodio e' avvenuto ad Arcene, in provincia di Bergamo. Le condizioni del cane sono gravi. (Agr)

Non so come avrei agito al posto del soccorritore del cucciolo. Certo non bene, nei confronti della bestia (la donna, ovvio!).


Pensieri in Libertà (finchè è possibile)



A mio avviso, un atteggiamento mafioso si riscontra dove la falsità, l’arroganza e il clima di minaccia altera la comprensione della realtà. Esempi? Ne possiamo trovare diversi anche nella vita politica del nostro Paese. Tuttavia comincerei da un aneddoto un pò vecchio, che ha come protagonista una rete della RAI

Mesi fa, prima della partenza dei nostri soldati dall’Iraq, un reportage di Rai3 mostrava con interviste a semplici cittadini di Nassirya, che i soldati italiani non erano ben accetti nel Paese, in quanto parte attiva delle forze di “occupazione”.

Il servizio mirava a convincere gli italiani che l’abbandonare il Paese in tutta fretta era dettato dalla necessità di salvaguardare la sicurezza dei nostri soldati, non amati dalla maggior parte della popolazione irachena.

Al tempo rimasi sconcertato dal fatto che nessuno mosse un’obiezione su come vennero registrate quelle interviste: in effetti, la gran parte dell’inchiesta si svolgeva per le strade della città e tra le bancarelle affollate del mercato.

Gli intervistati, filmati a viso scoperto, magari insieme ai loro figli, rispondevano alle domande del giornalista sotto lo sguardo di decine di altri concittadini.

Vi sentireste in grado di affermare che quei poveri cristi furono convinti a parlare contro il nostro contingente perché davvero odiato e non per il timore di incrociare lo sguardo ostile di qualche affiliato di Al-Queda?

Stranamente Rai3, così competente nelle indagini sulla mafia di casa e Cosa nostra, parve ignorare che sarebbe stato opportuno "prendere con le molle" le dichiarazioni di persone che vivono in aree dove la minaccia, la violenza ed il sopruso fanno parte della vita quotidiana.

Nel caso che ancora oggi vi fosse qualche dubbio riguardo alla condizione degli iracheni nelle città del loro Paese, inviterei a leggere una vecchia intervista ad un membro della cosiddetta resistenza irachena su un sito altrettanto demenziale (Iraq Libero). Propongo il passo seguente:

Cronista Sinistro - Lei dice che la resistenza attacca solo basi nemiche e collaborazionisti iracheni, l'altro giorno due donne che lavoravano come interpreti nella "Green Zone" sono state uccise a colpi di pistola su Saddoun Street e abbandonate sull'asfalto con il "pass" americano bene in vista sul petto. Siete stati voi?

Resistente Demente «E' molto probabile, un nucleo autonomo di resistenza deve aver accertato le loro responsabilità».

CS - La responsabilità di lavorare per vivere?

RD - «Quando viene segnalato il caso di un iracheno che lavora per le truppe straniere o fa la spia prima la resistenza indaga per sapere se l'accusa è vera, e se è vera decide l'esecuzione. Anche di donne, se le colpe sono gravi, il mio nucleo ha eliminato una che procurava ragazze ai soldati americani».

CS - E chi pronuncia la condanna, avete magari un tribunale clandestino?

RD - «No, la responsabilità spetta al comandante di ciascun nucleo, ma se non è sicuro delle accuse questi può convocare il sospettato facendogli giungere una lettera a casa...».

CS - Un gruppo clandestino che spedisce lettere?

RD - «Si, solo a Baghdad ne abbiamo recapitate a migliaia avvertendo ogni volta le singole persone che sul loro conto circolavano queste accuse e potevano presentarsi per tentare una discolpa».

CS - Presentarsi dove, da chi?

RD - «Ogni quartiere ha i suoi referenti, non tema, a Bahghdad ci conoscono tutti...poi è accaduto diverse volte che i sospettati ci abbiano convinti della loro innocenza e siano tornati a casa, anch'essi dopo aver giurato sul Corano».

Logicamente “vivere” sotto la continua minaccia di essere giudicato “amico” degli stranieri permette di rispondere serenamente alle interviste, vero Rai3?

Come detto all’inizio, il clima d’arroganza, minaccia e violenza, o meglio, l’atteggiamento mafioso è ormai comune anche nel nostro "tollerante" Paese.

I sinistri non accettano che una buona fetta degli italiani possa esprimere idee non conformi alle loro. Pertanto, cercano di reprimerle con i mezzi peculiari alla loro parte politica. Li elencheremo cominciando dai metodi "pacifici", fino ad arrivare alle vere e proprie intimidazioni.

1) – Il disprezzo. Gli avversari sono palesemente sottostimati, i loro discorsi vengono accolti con aria di sufficienza e derisione. L’unica verità è quella di sinistra, quelli che non la pensano così semplicemente non capiscono e non contano nulla. L’OrmaiRiconosciutoInetto D’Alema ne è un precursore. Ho trovato un caso simile anche nel Blog di un famoso giornalista RAI, dove una simpatica ragazza italo-israeliana, per mesi è stata schernita per le idee in cui credeva ed ingiuriata per la politica del suo governo.

2) - L’informazione controllata. In Italia l’informazione è quasi completamente asservita alla Sinistra che la utilizza per far passare i suoi messaggi, cercando di condizionare l’opinione pubblica. Ciò avviene non soltanto tramite le televisioni, ma anche e soprattutto attraverso la gran maggioranza dei quotidiani locali gestiti da un unico editore (L’Espresso di De Benedetti).

3) - L’uso politico della magistratura. Il caso Berlusconi ne è un valido esempio: ancora oggi la gente che crede nella giustizia si chiede perché Prodi e De Benedetti non siano stati indagati per la fallita svendita della SME. Non dimentichiamoci di Scaramella, che dopo essere stato screditato dalla stampa, è stato imprigionato con delle accuse così illogiche, che in un Paese civile e democratico, sarebbero cadute la sera stessa.

4) Stravolgimento della Realtà. I sinistri sono maestri nel ripetere ossessivamente delle falsità, con l’intento di farle passare per vere, anche se loro stessi non ne sono convinti. In questo modo si creano pure dei falsi miti. Insomma, mentire, mentire sempre: qualcosa resterà. Esempi? A bizzeffe! Cominciando dai miti, potremmo nominare: Cuba, il felice Paese della libertà e della lotta contro l’oppressione; gli Americani, da sempre imperialisti e torturatori; gli Israeliani persecutori; Hezbollah, e Hamas, i nuovi resistenti; gli italiani che non sopportano la barbarie degli immigrati musulmani, i nuovi razzisti, ecc. ecc. Proseguendo, potremmo citare i discorsi proferiti da elementi non graditi alla Sinistra e così deformati e stravolti nel senso, da attirare la riprovazione e l’odio della base rossa più violenta e antidemocratica. Alcuni esempi passati: D’Antona e Biagi. E sappiamo come finì. Ora l’accanimento è rivolto contro la Chiesa, contro Berlusconi (Ok, da sempre) e contro quei personaggi della Sinistra che si preoccupano della protezione e della sicurezza dei cittadini (Sergio Cofferati)

5) - Ribadisco che minacce, violenze, intimidazioni, sono peculiari ad una parte della Sinistra. Occorre impedire che l’avversario possa continuare a manifestare le sue idee, se i metodi elencati in precedenza non servono allo scopo, si passa alle minacce vere e proprie. Mi riferisco al proiettile inviato a monsignor Bagnasco; alle minacce al sindaco di Bologna; all’assalto del banco pro-referendum allestito da Mario Segni, cui sono stati sottratti dei documenti con alcune centinaia di firme di liberi cittadini; alle distruzioni e vandalismi di banche, uffici di lavoro interinale, locali Mac Donalds ecc. ecc.

Oltre questo punto si arriva a gambizzare l’avversario politico, o ad ucciderlo. Insomma, si giunge al TERRORISMO, passo obbligato e degna espressione delle velleità nazi-comuniste di una parte della Sinistra italiana.
Tutto ciò è preoccupante, perchè questa fetta avariata della Sinistra, ritiene di avere il consenso del resto dei loro compagni sparsi nei partiti della Rifondazione Comunista, dei Verdi, dei Comunisti Italiani e nei sindacati.
Avranno ragione?