Thursday, September 02, 2004

Enzo Tortora un uomo perbene


E’ strano, se non sospetto, parlar bene di una trasmissione televisiva a cui non si è assistito. Tuttavia ammetto che prima di iniziare a scrivere questo post che riguarda lo speciale "Omnibus" (LA7) dedicato alla tragedia giudiziaria e umana di Enzo Tortora, la trasmissione mi era stata soltanto raccontata, ma con dovizia di particolari, da alcuni amici che hanno così voluto dimostrare che quel mio (lieve) pregiudizio sull’emittente di Tronchetti Provera non era del tutto fondato. Ovviamente non ci sono riusciti, ma di certo ho cominciato ad apprezzare Antonello Piroso e la sua "Omnibus".


Come altre persone che hanno commentato il programma sul sito de La7, avrei desiderato che la puntata fosse fruibile anche via Internet. E quando mi trovavo quasi alla fine di questo post, La7, bonta suà, ha pubblicato i filmati dell'intera trasmissione.

Pertanto, Qui sotto troverete solo un compendio ristrettissimo di quanto mandato in onda da Omnibus, invitando chi legge a guardare anche i video su La7 o su RRR.

Tortora fu arrestato la notte del 17 giugno di 25 anni fa con l’accusa aberrante di fare parte di un’associazione di stampo camorristico, dedita allo spaccio dei stupefacenti.
La mattina successiva Enzo Tortora, ammanettato e scortato dai carabinieri, fu consapevolmente messo alla “gogna”, facendolo passare tra due ali di folla urlante, e tra reporter e cameraman di molte testate giornalistiche italiane e straniere.

I magistrati basavano le accuse principalmente sulle “testimonianze” fornite da due “pentiti” un camorrista,Giovanni Pandico, e da un killer delle prigioni, certo Pasquale Barra detto “o animale”, perché dopo aver fatto a pezzi un detenuto ne aveva mangiato le viscere.

In seguito, nella prospettiva di ricevere dei benefici carcerari, altri detenuti fecero a gara per accusare Tortora di spaccio di droga e perfino di essere il mandante di alcuni omicidi.

Alla fine i giudici disponevano di almeno quindici diverse deposizioni contro il presentatore.

Ma delle prove reali non esistevano. Contatti diretti del presentatore televisivo con i camorristi non furono mai trovati.


L’indizio più "interessante" in mano ai magistrati fu una lettera*1 della redazione di “Portobello” (la trasmissione di cui Tortora era stato conduttore) indirizzata a un camorrista detenuto nel carcere di Napoli. La lettera trattava di alcuni pizzi (stoffe) che il detenuto voleva mettere in vendita a “Portobello”, ma la redazione non li prese in considerazione e pertanto inviò le scuse e 800.000 lire come risarcimento.

Il presentatore passò sette mesi in carcere, quindi agli arresti domiciliari per questioni di salute.


Pannella gli offerse di diventare europarlamentare per aiutarlo e sostenere la sua battaglia giudiziaria, ma nel dicembre del 1985 Tortora, onesto fin in fondo, decise di dimettersi dalla carica europea per rinunciare al’immunità e tornò agli arresti domiciliari.

Nel settembre dell’86 venne assolto con formula piena dalla Corte di appello di Napoli. Il 20 febbraio 1987 tornò come conduttore a “ Portobello”. Il pubblico lo accolse con un lungo, commosso applauso.

Lui cominciò con le parole che danno il titolo alla trasmissione di Piroso:

Dunque, dove eravamo rimasti…”


Il 17 giugno del 1987 esattamente quattro anni dopo il suo arresto, fu assolto con formula piena anche dalla Cassazione. Un anno dopo si spense per un tumore.

Molti si ricordano la frase che esclamò al termine della sua difesa durante il processo del 1986:

«Io grido: “Sono innocente”. Lo grido da tre anni , lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi


Durante la tragica vicenda giudiziaria, dopo la definitiva assoluzione e perfino dopo la sua morte alcune grandi testate giornalistiche non cessarono di gettare fango su Enzo Tortora, tentando a più riprese di convincere l’Italia della sua colpevolezza.


Nella trasmissione di Piroso emerge anche il risvolto amaro dei magistrati che aspirano a diventare delle star televisive, che sbagliano, non ammettono i loro sbagli, non si danno per vinti e si proteggono sempre tra loro.

Malgrado la tragedia di Tortora spinse qualcuno a sollecitare il referendum per la responsabilità civile dei giudici, le “starlette togate che lo vollero distruggere non furono mai toccate. Anzi, alcuni vennero promossi ad incarichi più prestigiosi.


Piroso ricorda anche il ruolo della Forleo. Ricordate Clementina Forleo, il gup che assolse i tre islamici catturati a Milano in quanto secondo lei non arruolavano dei terroristi, ma dei guerriglieri?

E’ significativo che nel 1994, quando la famiglia di Tortora querelò il camorrista Melluso che seguitava nelle infamie contro il defunto presentatore, fu proprio la Forleo ad assolverlo, ma il peggio avvenne dopo, quando affermò:

L’assoluzione di Enzo Tortora rappresenta in realtà soltanto la verità processuale e non anche la verità reale del fatto storicamente accaduto”.

Insomma, per il “giudice”, Tortora poteva essere stato veramente un camorrista.

Un “Bravo!” ad Antonello Piroso e alla redazione di “Omnibus”, per avere ricordato a tutti, specialmente a quella stragrande maggioranza di spettatori che proviene dalla Sinistra, la tragedia di un uomo perbene e nel contempo la fallibilità, l’arroganza e la sete di gloria che contraddistingue una buona parte della magistratura italiana.


"DUNQUE, DOVE ERAVAMO RIMASTI?" Special de LA7 in tre parti

Note *1 da Wikipedia