Tuesday, June 26, 2007

W KOSSIGA!


Riporto da Liberali per Israele, con suggerimento di Alessandro Spano, un articolo in cui IL PRESIDENTE conforta gli animi degli italiani sull’attuale stato della sicurezza dei nostri soldati in Libano.

Libano, Cossiga: Nessun timore, il governo parteggia per Fatah

Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, all’indomani dell’attentato in Libano ai danni del caschi blu della missione Unifil costato la vita a sei militari (tre spagnoli e tre colombiani), ha dichiarato: “Sono infondate le preoccupazioni della Commissione Esteri del Senato sull’incolumità delle unità italiane dell’Unifil. Il Governo italiano è amico e non da oggi della Siria, dell’Iran, degli Hezbollah e di Hamas, e anche se non apertamente, parteggia nella quasi guerra civile del Libano per i palestinesi di Fatah Al Islam, e la sua politica, grazie anche all’antisemitismo del ministro degli Esteri, è nettamente anti-israeliana e in generale antiebrea: e Israele e gli ebrei della Diaspora lo sanno bene! E tutto questo lo sa bene anche quel loquace generale italiano che per loro disgrazia è al comando delle unità dell’Unifil, e che con i suoi sproloqui filo-Hezbollah spera di guadagnarsi i galloni del grado superiore! L’unico pericolo, i militari italiani lo correrebbero se il generale alla vigilia della Commissione d’Avanzamento per farsi qualche merito di più, ordinasse di sparare sulle unità delle Forze di Difesa Israeliane, perché quelli sono ragazzi e ragazze determinati e abili nello sparare e che non vogliono correre il rischio di un’altra Shoah, quella auspicata dal “nostro alleato”, l’Iran islamico. E poi è attesa per oggi la annunciata dichiarazione del Ministro degli Esteri e del Ministro della Difesa che individua nelle Forze di Difesa Israeliane o nelle forze paramilitari del Mossad l’attacco alle unità spagnole dell’Unifil. E poi sempre per oggi è atteso l’annuncio che il Governo italiano denuncerà al tribunale internazionale per i crimini di guerra i comandanti americani delle unità operative della Nato in Afghanistan”.

Friday, June 22, 2007

Chi persiste nell'errore...



Sia in Israele che negli Stati Uniti molti ritengono Abu Mazen un interlocutore affidabile. Personalmente ho dei grossi dubbi. Credo che questa fiducia non porterà a nulla di buono.

In effetti, dal 1993, anno dei primi negoziati di Oslo, una lunga serie di errori di valutazione hanno incrementato il terrorismo anti-israeliano.

E’ vero, Abu Mazen in un suo celebre discorso ha riconosciuto che è stato un errore portare degli attacchi terroristici nel cuore d’Israele. D’altra parte, non dimentichiamoci che è stato lui stesso ad affermare che: “noi abbiamo il legittimo diritto di puntare i nostri fucili contro Israele” ed ancora:” i figli di Israele sono causa della corruzione dell’Umanità” (gennaio 2007).

A propòs di fucili e d’errori di valutazione: Israele concesse alcune migliaia di armi allo staff di Abu mazen, è provato che alcune di esse furono utilizzate per uccidere degli israeliani.

Nel febbraio 2007, dopo i primi disordini compiuti da Hamas, il nostro disse: “Dobbiamo unire il sangue di Hamas e Fatah nella lotta contro Israele. Come facemmo all’inizio dell’intifada…”.

Inoltre, se qualcuno avrà la pazienza di guardare questo video, scoprirà che il tanto lodato “riconoscimento di Israele” da parte di Fatah si risolve facilmente in una mera questione di “money”.

Abu Mazen è “doppio”, come del resto fu Arafat.

Qualcuno avrà visto il film o il trailer di Obsession. Si scopre un Arafat che condanna il terrorismo ad Oslo e poco dopo lo stesso Arafat che incita il popolo al Jihad. E’ "normale".

Ancora, molti parlano dell’Arafat che nel 1969 si rivolse alla Sinistra pacifista mondiale reclamando un aiuto per un popolo oppresso, i palestinesi, contro un popolo oppressore, Israele. Ma nello stesso anno a Barcellona e nell’anno successivo a Parigi, partecipò ai summit dell’internazionale neo-nazista, per ottenere nuovi finanziamenti, come nel passato accadeva tramite François Genoud, il banchiere svizzero di Hitler.

La doppiezza politica di Fatah si svelò anche in Giordania, quando Arafat tentò un colpo di Stato per spodestare il re Hussein che l’aveva accolto insieme alla sua gente. Scoperto, il re invece di punirlo, decise di affidargli una carica politica, ma il capo dell’OLP rifiutò e condusse una campagna terroristica all’interno dei confini giordani. Il risultato lo conoscono tutti: Hussein passò alla controattacco ed il suo esercito massacrò 15.000 palestinesi. I superstiti si rifugiarono in Giordania, Siria e Libano.

Arafat, probabilmente fuggito per primo assieme al suo gruppo di comando, si stabilì a Beirut dedicandosi per più di 10 anni al terrorismo interno e a quello internazionale.

Ma il nostro “moderato” Abu Mazen dov’era, quando Arafat, dava il meglio di sé? Ma con lui, certo. E ne condivideva ogni azione.

Anzi, a volte l’allievo superava il maestro. Difatti ci sono prove che attestano la responsabilità di Abu Mazen nella progettazione dell'attentato alle Olimpiadi di Monaco del 1972.

Vorrei che molti, ad esempio quegli utili idioti pacifinti che indossano la kefiah alle manifestazioni anti-israeliane, conoscessero un po’ meglio la vera storia di questi “eroi” palestinesi. Purtroppo, tante chiacchere e pochi neuroni in testa permettono solo di comprendere la propaganda pro-palestina, ideata e scritta dagli stessi palestinesi (vedi Abu Sitta). Anche Abu Mazen contribuì alla propaganda scrivendo a Mosca, un bel trattato negazionista dell’Olocausto, che si soffermava anche su inverosimili alleanze tra ebrei e nazisti. Le colpe dei palestinesi vengono addossate agli ebrei. E’ “normale” anche questo.

Ma continuare a parlare del Presidente dell’Autorità Palestinese non ci porta lontano. Ciò che vorrei far intendere, è che la Storia di questi ultimi 15 anni ha insegnato poco o nulla non solo all’Occidente, ma anche ad Israele.

Dal 1993, anno dei negoziati di Oslo, il terrorismo anti-israeliano (come la minaccia dei Paesi ostili) è aumentato con un rapporto inversamente proporzionale alle concessioni fatte da Israele ai Palestinesi.

Molti Paesi in Occidente, Stati Uniti compresi, continuano a fare pressioni su Israele perché non abbandoni il processo di Pace. Israele, dal canto suo, ha cercato in questi ultimi anni un riavvicinamento con l’AP, ottenendo poco o nulla in cambio, se non una recrudescenza degli attacchi terroristici, limitati recentemente solo dalla presenza del Muro.

Tutto ciò che insegna?

I palestinesi, Hezbollah e tutti i Paesi arabi che odiano Israele, hanno un solo obiettivo: l’eliminazione degli ebrei. Ogni offerta o concessione di Israele viene vista come una forma di debolezza. Se Israele è debole, Israele può essere sconfitto, ed annullato.

Prove ne abbiamo a bizzeffe. Il ritiro di Israele dal Libano nel 2000 fu riconosciuto come una vittoria da Hezbollah che, da allora, cominciò a martellare con i suoi missili le città israeliane. La stessa percezione (falsa) della “stanchezza” d’Israele avvenne l’anno scorso, con la fine della guerra “d’estate” E ancora, all’indomani dei negoziati di Oslo e Camp David si intensificarono gli attentati terroristici, cosi come nell’agosto 2005, quando Gaza fu lasciata completamente sotto il controllo dell’Autorità Palestinese.

Più Israele si rivela altruista, più viene colpita. Non è una questione di semplice vigliaccheria. Parliamoci chiaro, i palestinesi (e gran parte del mondo arabo) vorrebbero eliminare l’entità ebraica dal Medio Oriente. Pertanto, cercano per l'appunto di colpire quando ritengono che Israele sia più debole e scoraggiata, per trarne i maggiori effetti. Per vincere una guerra, si agisce in questo modo (per chi non l'ha letto, consiglio il trattato sull’arte della guerra di Sun TzU).

Per questo motivo, Israele NON deve fare ulteriori concessioni all’ AP. NON deve proseguire di sua iniziativa il processo di Pace. DEVE invece colpire duramente il terrorismo palestinese a Gaza, nella West Bank e, aggiungerei, in tutto il mondo.
Le eliminazioni mirate sono l’unico deterrente al terrorismo.

Solamente quando i palestinesi ed il mondo arabo in generale, comprenderanno che Israele non ha perso un chicco della sua potenza e della sua determinazione, si potrà affrontare il problema del processo di pace che dovrà partire dai Palestinesi.
E giustappunto sull’AP che la Comunità Internazionale dovrebbe cominciare a fare pressioni.
Ora sarebbe il momento giusto.

Wednesday, June 20, 2007


Si possono trovare centinaia di altre spassose vignette sul sito di Cox & Forkum.
Questa in particolare, sebbene sia presente negli archivi del mese di maggio, è del febbraio 2005.

Tuesday, June 19, 2007

What really happened...


Dal sito di Debora Faith riprendo il collegamento a “What really happened in the Middle West”. Una presentazione sintetica ma di grande effetto della storia del Vicino Oriente, che sostiene l’indiscutibile realtà che sta alla base dell’eterno conflitto medio-orientale: non esiste una lotta per la terra, ma solamente una guerra infinita scatenata contro Israele, con lo lo scopo di cancellare l’entità ebraica non solo in “Palestina”, ma nel mondo intero.

Per chi è interessato, il link si trova in basso a destra (sotto l’estratto dal fim Obsession)

Sunday, June 17, 2007

Gay Pride Sì, No, Forse


Penso che il Gay Pride mi piaccia assai poco per alcuni semplici motivi. Per esempio guardare degli energumeni in perizoma imbibiti di lustrini, che danzano dimenando le chiappe come le ballerine di samba al carnevale di Rio, mi riempie di tristezza.

Così si offre una visione distorta del fenomeno omosessuale: transessuali, “drag queens”, “drag kings” e travestiti sono una parte minoritaria dell’universo gay.

Ma non mi convince anche perché manifestare il proprio “orgoglio” (che in questo caso sta per “non sentire vergogna”), rivela che nel 2007 esiste ancora la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale.

Nella quasi totalità dei casi l’omosessualità non si sceglie o viene imposta, ma è innata. Perché dovremmo discriminare una persona se non ha il nostro stesso orientamento sessuale? Discriminiamo forse gli uomini per il colore della loro pelle? O per il loro sesso? O perché sono “diversamente abili”? Non credo.

Eppure molti ribatteranno che le coppie gay e lesbiche non sono discriminate. Tuttavia, se ci pensiamo bene, negare loro i diritti propri alle famiglie tradizionali, è una forma di discriminazione.

Premetto, non sono assolutamente d’accordo con il parere di quei pochi che rivendicano il diritto all’adozione di figli per le coppie omosessuali. Ritengo che un bimbo debba avere la possibilità di poter crescere e formarsi in un ambiente il più possibile “naturale”. Detto questo, non vedo difficoltà a comprendere le altre richieste delle coppie omosessuali, in quanto non scorgo differenze sostanziali tra due persone gay o etero che decidono di fare coppia perché un rapporto ben più forte dell’amicizia li lega.

In fin dei conti i diritti che rivendicano sono gli stessi pretesi dalle coppie di fatto. E tuttora in Italia l’ordinamento che riguarda la convivenza è confuso e non regolamentato, a parte quel disegno di legge sull’unione civile del febbraio scorso, che difficilmente otterrà l’approvazione delle Camere.

Diciamolo, attualmente la coppia convivente non vale nulla* ed i diritti si acquisiscono solamente quando si giunge al matrimonio. Non sono d’accordo, ma va bene lo stesso. Ma i gay? Per loro il matrimonio è precluso. E io mi chiedo perché mai?

Se due persone si vogliono bene, decidono di convivere per qualche tempo e poi ritengono opportuno di convolare a nozze (e ciò permetterà loro di godere di nuovi diritti), non è una cosa giusta? Ebbene se queste due persone per l'occasione sono due maschietti o due femminucce è tanto grave? O forse non sono delle persone come le altre?

Per qualcuno i matrimoni gay potrebbero minare le fondamenta del matrimonio tradizionale e sono un affronto alla religione cattolica.

Non siamo ipocriti. Se ci attenessimo a tutte le fisime religiose, saremmo come gli Hamish*. Per esempio dovremmo eliminare completamente i sistemi contraccettivi: sesso solo dopo il matrimonio e solamente per generare eredi stupidi come noi.

Ma andiamo. Siamo nel 2007 in un Paese che si ritiene (ancora) democratico, liberale e laico . L’unione legale tra coppie omosessuali è un diritto che non oscura o invade la libertà di nessun etero o credente. A mio parere, solo questo è importante.

E di certo non arrecherebbe alcun danno all’istituzione del matrimonio.

Sono consapevole che ciò che ho appena scritto non piacerà a molti, anzi potrei anche perdere il 50% dei miei 4 lettori. Pazienza.

D'altra parte, anche se non è mia abitudine irritarmi, ciò che mi fa venire il mal di pancia, è il fatto che gran parte del mondo homo sia sponsorizzato dalla Sinistra. E' concepibile che il PdCI abbia una sezione omosessuale? Il PdCI di Diliberto quello che discorre allegramente con Hassan Nasrallah, capo di Hezbollah e che parteggia per i talebani contro le forze della coalizione?
Questi gay sinistri non si rendono conto che il loro segretario ha un dialogo aperto con chi, se va bene, li rinchiuderebbe tutti in prigione e se va male li farebbe seppellire vivi?
Forse non hanno alternative. Il centro destra, a parte minuscole eccezioni, non accetta le loro rivendicazioni.
A mio parere, un grosso errore.

* NOTA Quiz- Non tutte le coppie conviventi sono uguali: in italia ci fu una coppia celebre che ebbe tutti i diritti dei coniugi, anche la possibilità di adottare un figlio. L'uomo fu anche il presunto mandante di diversi omicidi politici in Unione Sovietica. Di chi parliamo?

*NOTA - Ovviamente non ho nulla da obiettare contro gli Hamish: hanno il loro credo e le loro tradizioni, ed è gente pacifica.

Friday, June 15, 2007

14 giugno 2007


Scene già viste molte altre volte.
Ma i protagonisti sono sempre gli stessi.

La solita storia ( e geografia)

Compito per le vacanze: leggere Strada

di Mario Giordano da “Il Giornale” del 12.06.07

A scuola si decide quale strada prendere. Solo che alle volte è una Strada sbagliata. O, almeno, una Strada un po' pericolosa. Lo dico con un po' di titubanza, perché mi hanno insegnato da piccolo che le istituzioni non si contestano e i professori hanno sempre ragione: ma il rigido senso di disciplina, vi confesso, è andato un po' in crisi l’altro giorno quando mio figlio mi ha fatto vedere l'elenco dei compiti delle vacanze. Dunque, secondo la sua professoressa in tutta l'estate lui e i compagni devono leggere quattro libri. Quattro libri sono già di per sé pochini, secondo me. Ma la sorpresa è stato scoprire che, fra questi quattro libri fondamentali per la formazione di un pre adolescente, ci sono L'Agnese va a morire (storia di una staffetta partigiana scritta a caldo, subito dopo la fine della guerra, e pubblicato dalla Einaudi) e Pappagalli Verdi di Gino Strada.
Ho detto a mio figlio che quella lista, forse, andrebbe un po' integrata. Perché io non ho nulla contro L’Agnese va a morire o i pensieri di Gino Strada: trovo però piuttosto bislacco che siano considerati due dei quattro testi fondamentali per la preparazione di un ragazzino di seconda media, che passa così direttamente da Harry Potter ai miti acritici della Resistenza, da Dragonball all'odio di Bush senza nemmeno avere gli strumenti per capire la violenza che si sta operando sul suo cervello.
In seconda media non hanno studiato la seconda guerra mondiale, il fascismo, il nazismo e se gli chiedi che cos'è l'8 settembre ti rispondono (se va bene): il giorno in cui si torna a scuola. Come possono capire la storia di un'eroina di nome Agnese che gloriosamente va in giro a spaccare la testa altrui (giusta azione: si trattava di un soldato tedesco, per di più nemico dei gatti), in un mondo diviso in tutti i buoni da una parte (i partigiani) e tutti i cattivi dall'altra? Sia chiaro: avrei molte perplessità anche se a mio figlio avessero dato da leggere, senza preparazione alcuna, uno degli ultimi libri di Pansa. Ma chissà perché i libri di Pansa nelle scuole non sono molto amati.
Quelli della Resistenza sì, invece. E quelli di Gino Strada, pure. Ho chiesto a mio figlio se sapesse chi è Gino Strada, se a scuola avessero spiegato qualcosa, magari un approfondimento, ho provato a interrogarlo su Emergency, le mine, la guerra e l'Onu. Nebbia totale. A mala pena lui sa collocare (grosso modo) l'Afghanistan sulla cartina geografica e ha qualche idea sui talebani, anche se nell'ultimo compito a casa me li ha piazzati in Turchia. Rispetto ai suoi compagni, comunque, è già piuttosto avanti. Ora mi chiedo: non è una violenza far calare nelle zucche dei nostri figli un libro di Gino Strada, come se fosse vangelo, senza che loro sappiano nulla di chi è, cosa fa, dei meriti e delle polemiche che l'uomo suscita?

Ma più ancora mi faccio un'altra domanda: davvero fra i quattro libri fondamentali che un ragazzino di seconda media deve leggere c'è Gino Strada? Con tutto quello che è stato scritto? Proprio Gino Strada? E L’Agnese va a morire? Ma la professoressa pensava davvero, quando ha compilato quell'elenco, al bene dei ragazzi? O era accecata dalla sua ideologia? E perché deve permettere all'ideologia di entrare così pesantemente nella formazione dei suoi studenti?
Ho provato a sollevare il tema con un po' di genitori. Ne sono venute fuori di tutti i colori. Uno mi ha raccontato che suo figlio (prima media) è tornato a casa da scuola ripetendo che «Bush è un assassino, ce lo ha detto la prof». Un altro mi ha raccontato che l'insegnante della figlia, spiegando i peggiori tiranni di Atene, ha chiosato: «Dittatori e demagoghi, insomma come Berlusconi». Le battute in cattedra si sprecano, le risatine di scherno pure.
Sia chiaro: non tutti i prof sono così. Ma ce ne sono tanti, oserei dire troppi che confondono l'ideologia con l'insegnamento. I docenti possono (anzi: devono) avere le loro idee, naturalmente. E sono del parere che possano anche manifestarle a scuola. Ma prima mettano gli studenti nelle condizioni di capire, di documentarsi, di farsi un'idea. Magari di discutere. Così li si aiuta a crescere. Altrimenti è un plagio, una violenza senza pari nei confronti di ragazzini che non potranno mai scegliere davvero liberamente. E che saranno convinti che la verità sia da raccogliere tutta su un'unica Strada, anche quando quella strada porta a sfasciare le teste altrui con un fazzoletto calato sul viso. Perché in fondo che male c'è? Sfasciare la testa agli assassini come Bush e Berlusconi è da eroi, no? Ce lo ha insegnato Agnese. Lei va a morire, si sa. E la nostra scuola, di questo passo, pure.
Mario Giordano

Non ricordo il nome del libro sul quale si studiava la geografia alle medie. Ma ricordo benissimo la sua forma: era un quadrato perfetto di 40 cm di lato. Ammetto che preferivo di gran lunga l’aritmetica e la geometria alla geografia. Spesso, durante le ore di lezione, utilizzavo quel libro dalla forma singolare per calcolarne la diagonale, oppure l’area dell’immaginaria circonferenza inscritta. Poi, quando mi annoiavo, con la matita ed il righello disegnavo sulla copertina tre belle righe verticali e tre orizzontali e passavo il resto della lezione a giocare al “quadrato magico”.

Mmmh, ora non ho memoria di quelle letture, ma ho tuttora un nitido ricordo di alcune immagini di quel libro. Per esempio, nella sezione che riguardava l’Unione Sovietica (l’89 era di là da venire), spiccavano le foto di enormi distese di grano che si stagliavano contro l’azzurro del cielo. Campi di cui non si scorgeva la fine, solcati da decine di enormi trattori con la stella rossa che procedevano schierati, come in parata. Mi ricordo anche le foto di modernissime industrie dove tra macchinari altamente tecnologici si muovevano centinaia di operai sorridenti.

Anche alcune immagini della Cina comunista ritraevano uomini e donne sorridenti: chi al suo posto di lavoro in fabbrica, chi pedalando in compagnia della famiglia sull’immensa Piazza Rossa.
Nella sezione storica, si potevano guardare i dipinti che raffiguravano una moltitudine colorata di cinesi festanti che, con innumerevoli drappi rossi, salutavano il liberatore della loro Patria. Un Mao, severo ma buono, che probabilmente tutti i bimbi dagli occhi a mandorla avrebbero voluto avere come loro papà.

Ma poi si giungeva al capitolo americano. I cieli azzurri erano scomparsi. In ogni immagine, tetri grattaceli si profilavano su sfondi grigi, fumosi.
Le foto riprese all’interno delle città erano ancora più angoscianti: strade coperte da rifiuti; case pericolanti e all’apparenza poverissime, dove vivevano famiglie di neri americani; barboni che dormivano sulle panchine dei parchi o chiedevano la carità.
Della sezione storica, mi ricordo l’immagine di una bimba vietnamita che piangeva disperata. Sullo sfondo, solo terra bruciata.

Purtroppo non ho più quel testo. Chissà, forse qualcuno lo conserva ancora.

Thursday, June 14, 2007

Chi odia i propri figli




Chi uccide l'infanzia? Chi non permette che i bimbi crescano e giochino come tutti i bambini del mondo.
Si potrebbe obiettare che dovunque si combatta, i bambini non possono crescere felici.
Vero.
Tuttavia in un Paese civile, pure sotto il continuo lancio di missili o la minaccia di vili attentati, ci sarà sempre qualcuno (genitori, parenti, insegnanti, conoscenti ecc. ecc.) che cercherà di fare in modo che anche questi bimbi, che vivono in una condizione eccezionale, abbiano un'esistenza normale.
Mentre chi vive nell'odio e nella violenza, pretende che anche i suoi sfortunati bambini ne siano partecipi. E cancellando per sempre la loro fanciullezza li addestra alla guerra futura, alla Jihad infinita.

Video - Click la prima foto

Monday, June 04, 2007

A nulla val il discorso acuto, se il cervello è ottuso. II



La propaganda antisemita

In Italia, come in gran parte dell’Occidente, molti utili idioti alla causa del terrore, sono i veicoli inconsapevoli di un rinato antisemitismo che ha lo scopo di demonizzare Israele per condurlo in una sorta d’isolamento internazionale, affinché si avveri, senza rilevanti complessi di colpa, ciò che la parte più scellerata ed integralista dell’Islam brama da tempi remoti: l’annientamento d’Israele, che indurrebbe anche un’accelerazione alla disgregazione della nostra civiltà occidentale, da sempre in simbiosi con l’essenza giudaica.

In Italia, l’antisemitismo era elemento distintivo dell’ultra destra, ora è peculiare alla Sinistra. Assai più subdola e pericolosa, in quanto l’ostilità contro gli ebrei è dissimulata dietro il falso pretesto di una politica terzomondista e “solidarista” .

L’antisemitismo e la propaganda anti-israeliana sono presenti in modo capillare in ogni espressione della Sinistra italiana.

Di recente ho visitato il sito della ONG “Un Ponte Per”. Vi ho trovato l’ennesima versione della Storia d’Israele: la solita distinzione tra un popolo colonialista ed oppressore, ed un popolo oppresso.

Leggendo questa “storia” del conflitto arabo-israeliano, ho trovato la giustificazione della prima aggressione degli Stati arabi all’indomani della proclamazione di Israele: “ 1948 – 15 maggio - le forze armate egiziane, irachene, siriane, libanesi e transgiordane entrano in Palestina. Inizia la guerra arabo-israelianaa difesa dei territori destinati allo stato palestinese” A difesa dei territori palestinesi? Ah, si spiega tutto. Tuttavia ritenevo che i musulmani avessero aggredito Israele solamente per impedire la sopravvivenza di un “avamposto” ebraico situato al centro dei Paesi arabi; come anche per soddisfare le mire espansionistiche di Transgiordania ed Egitto su quella terra che, dopo tanti anni dalla Dichiarazione di Balfour, L’ONU aveva finalmente stabilito di spartire tra la Palestina Araba ed Israele.

Anche Paolo Barnard, giornalista di Report ci offre la sua sintetica e schierata storia d'Israele. Suggerendo ad esempio che le guerre del '56 e del '67 furono causate esclusivamente dalle bellicose mire israeliane sull'Egitto. Oppure quando ci racconta la storia di Deir Yassin seguendo pedissequamente il mito costruito dai palestinesi, senza segnalare le testimonianze di alcuni dei superstiti arabi, che riportano una verità differente. Ne parleremo in seguito.

L’antisemitismo si presenta in diverse forme. Da certuni, i più scaltri, è intelligentemente nascosto, in modo che riaffiori indirettamente.

Esempio: il 27 febbraio scorso un articolo del Manifesto riportava alcune dichiarazioni di Louis Farrakhan, rappresentante della Nazione Islamica negli Stati Uniti. In quest’occasione, si poneva l’accento sulla critica di Farrakhan nei confronti della situazione in Irak e dell’amministrazione Bush.

Probabilmente una frase dell’islamico ha entusiasmato i tanti piccoli antiameriKani di casa nostra (quelli per intenderci che si eccitano quando indossano la Kefiah), eccola: “Neri, non andate in Iraq. Se non volete processarlo (Bush NdF),fate qualsiasi cosa per dire al mondo che qualcosa non ha funzionato nella nostra leadership e che ne siamo pentiti”

Orbene, il Manifesto in poche righe ha creato un nuovo eroe per i suoi “solidaristi e terzomondisti” lettori. “Farrakhan, colui che aspira alla Pace e combatte l’Imperialismo dal suo interno”.

Ma Farrakhan, prima d’essere antiamerikano è un razzista antioccidentale e antisemita. Tra i suoi seguaci, il testo “ Il Protocollo dei Savi Anziani di Sion” è considerato la prova del complotto giudaico-massonico. Inoltre, la religione della Torah è ritenuta “una fogna” da dove si è originato il male del mondo.

Con “The Secret Relationship between Blacks and JewsFarrakhan ha raccontato una particolarissima versione della storia degli ebrei che sarebbero gli artefici della schiavitù dei neri.

Molti anni fa in un discorso pubblico affermò che gli ebrei lo consideravano il nuovo Hitler nero. Si offese? Per nulla. Dichiarò di ritenere il dittatore nazista un grande uomo, il cui unico handicap era il colore della pelle.

Il “giornalista” del Manifesto non conosce il vero pensiero di questo tanghero? Non credo. Lo conosce benissimo.
Ma anche se non lo apprezza, è conscio che Farrakhan incita a battersi contro l’occidente, gli ebrei ed Israele. E ciò è sufficiente per renderlo un campione agli occhi dei lettori.

Chi mi porta a scrivere tutto ciò, non ha certo la scaltrezza del giornalista del Manifesto. Probabilmente non se ne rende conto, ma è’ uno dei tanti dal cervello pregno di suggestioni anti-israeliane.

Insomma è uno di quelli che si crede un uomo affermando: “quando ammazzerete i prossimi innocenti sparando missili con gli elicotteri comprati dagli americani, ce ne ricorderemo!”

Ma è solamente un omino piccino, privo della consapevolezza di quanto danno lui ed i suoi compagni, apportano a quei popoli che dicono di voler aiutare.
Estimatore senza alcun dubbio di giornalisti acuti quanto nocivi (alla pace) come Paolo Barnard e Paolo Landi, o semplicemente "schierati" come Riccardo Cristiano.

Nel commento alla parte prima di questo post, l'omino ci illustra le solite banalità (falsi storici e mezze verità) che sono parte integrante della propaganda anti-israeliana.
Pertanto, analizziamo brevemente questa interpretazione della "verità" su Israele, per capire quali siano le fonti.

1) Per rinforzare l’ipotesi che il Sionismo avesse velleità filo-naziste, la prima parte del commento viene tratta dal saggio “I Miti fondatori della politica Israeliana”, di Roger Garaudy.
NOTA- Che nel 1941 la minuscola banda Stern (che NON è il Sionismo) tentasse un approccio con Hitler, è realistico ma ridicolo ed ininfluente. In quegli anni il Furhrer era in altre "faccende affaccendato", e comunque il partito nazista tedesco era già abbondantemente impegnato a finanziare e a rifornire di armi ed esplosivi (dal 1936) il nazionalismo Palestinese, contribuendo ad addestrare i suoi comandanti militari in Olanda e in altri Paesi europei. Insomma, l'appoggio nazista nel Vicino Oriente, era dedicato esclusivamente ai Palestinesi, con un obiettivo comune: lo sterminio degli ebrei.

Roger Garaudy, ex comunista, revisionista convertito alla religione musulmana, dopo la prima legale pubblicazione de “I Miti” fu accusato di negazionismo e processato. In seguito ebbe il completo appoggio di diverse organizzazioni musulmane (a questo proposito leggere qui).

NOTA - alcune delle tesi riportate da " I Miti" sono riprese da precedenti dissertazioni di Faurisson: tra queste, per esempio, è interessante la teoria che ci spiega che l'ideale nazista della "Soluzione Finale" della questione ebraica, come voluta da Hitler e concepita da Heichmann, non riguarda lo sterminio degli ebrei , bensì la loro deportazione in Madagascar...

Nei guai, e non solo con la LICRA (Lega internazionale contro il razzismo e l’antisemitismo), finì anche il suo estimatore ed amico, l’Abbé Pierre che ne prese le difese. In seguito fu chiaro a (quasi) tutti che L’Abbé Pierre poco o nulla aveva a che fare con il revisionismo: il suo appoggio a Garaudy aveva origine dalla profonda amicizia che legava i due.

Il libello è offerto anche in italiano, nella sua prima edizione, dai siti web neo-nazisti, o revisionisti e antisemiti come: Radio Islam (leggere verso la fine del capitolo 2°) e VHO.
E in lingua inglese, in molti siti revisionisti come IHR.
Attualmente, « Les Mythes Fondateurs de la politique israélienne », unitamente al “Mein Kampf” ed a “ Il protocollo dei Savi di Sion”, è uno dei libri stranieri più conosciuti e tradotti del mondo arabo.

2) La parte successiva del commento riguarda la Storia del Sionismo. Stendiamo un velo su quest’inutile cronologia che pare estratta dalla Selezione del Reader’s Digest, e che in ogni modo la potete trovare qui.

3) La parte più importante dell'esposizione riguarda i massacri attribuiti ai sionisti. E’ la parte più lunga, a tratti intervallata dalla Storia del Sionismo. Ne parleremo tra poco. La potrete trovare qui al paragrafo “Il catalogo dei massacri israeliani è scritto nella Torah” (magari “il nostro” ha contribuito alla ricerca delle "innumerevoli" fonti di quest’articolo, va’ a saperlo). In lingua inglese la trovate qui, qui ed in decine d’altri siti web.

4) Dopo qualche frase tratta dal Manifesto riguardo all’uccisione del conte Folke von Bernardotte Qui, ed un nuovo passaggio dell’onnipresente Storia del Sionismo, il commento finalmente si conclude con una parte tratta dalle “80 tesi per la Pace” dell’organizzazione pacifista israeliana GUSH Shalom (paragrafo 35).
Ammetto che pur non ritenendo condivisibili e applicabili la gran parte di queste “tesi”, i pacifisti di Gush Shalom hanno una “classe” diversa dai pacifisti nostrani, detti anche “a senso unico” e filo-terroristi.

“Il catalogo dei massacri israeliani è scritto nella Torah” comincia con la frase:
"Distruggi le loro terre, colpisci le loro colonne e spezza le loro statue, devasta i loro luoghi santi, ripulisci la terra e sradicali, per questo ti ho dato loro in tuo possesso" Numeri 33:52,53 " E’ logico che affermazioni simili inducano i musulmani ad odiare ancora di più, se ce ne fosse il bisogno, il popolo ebreo.

Tuttavia a guardar bene, gli israeliani in sessanta anni di guerre e di conquiste hanno quasi sempre evitato di infierire sui luoghi di culto islamici.
NOTA- come vedremo in seguito, "la sicurezza dei luoghi sacri minacciati dai sionisti" fu la geniale giustificazione degli attacchi arabi alle comunità ebraiche, dagli anni '20 ai giorni nostri.
Per contro, i musulmani non hanno avuto lo stesso rispetto per i luoghi sacri all’ebraismo. Già dai moti degli anni ’20, il furore arabo sfociò non solamente nel massacro delle famiglie ebree, ma anche nella pianificata distruzione delle sinagoghe.

Nei 19 anni della “cattività” giordana della parte vecchia di Gerusalemme (la culla millenaria degli ebrei), i luoghi di culto (sinagoghe, Monte degli ulivi ecc) furono dissacrati, e distrutti. Il Muro del Pianto fu ridotto a discarica ed orinatoio.

Durante il periodo del conflitto arabo-israeliano, ad ogni conquista araba di terre israeliane e ad ogni concessione di territori da parte d’Israele si è sempre accompagnata la pressoché totale distruzione dei luoghi di culto ebrei.

In questi ultimi anni, dopo il passaggio di Gaza all’Autorità Palestinese, moltissime opere israeliane utili agli stessi abitanti, furono demolite, così come le sinagoghe.

Chiarito ciò, passiamo oltre.

In “Back to Roots” Salman Abu Sitta, già membro fondatore del Consiglio legislativo Palestinese e presidente della Società per la terra di Palestina (associazione che si impegna per il Diritto al ritorno dei palestinesi nella loro terra d'origine) , scrive che divenne un rifugiato, all’età di dieci anni, quando dei sionisti europei invasero il suo villaggio e lo cacciarono. Da allora Salman Abu Sitta si chiede perché questo nemico abbia distrutto la sua vita.

Ecco, prestando fede solamente alla propaganda pro-Palestina, la fondazione dello Stato d’Israele sembra ridursi a questo: il massacro di palestinesi inermi; l’esodo forzato degli autoctoni.
La Nakba, appunto.

Eppure, benché in una certa misura anche questo accadde, molti di noi ritengono che, quando possibile, la Storia debba essere indagata nella sua interezza, senza il velo opaco della propaganda.

Ovviamente io non ho né la voglia, né il tempo, né soprattutto la competenza per supplire alle mancanze dei molti. (Ma se si "masticano" un paio di lingue straniere, il Web ti riempie di informazioni).
Malgrado ciò, prima di continuare il post, ritengo che inserire qualche suggerimento storico riguardo alle radici del conflitto arabo-israeliano , possa contribuire ad indurre certuni a non seguire passivamente le tesi della propaganda antisemita; mentre altri, potrebbero essere stimolati ad approfondire la conoscenza del problema palestinese.

Cenni storici

Nel 1870 il giornalista tedesco Wilhem Marr inventa il termine "antisemitismo". Pochi anni dopo fonda la Lega Antisemita e pubblica il libro " la strada verso la vittoria del Germanismo sul Giudaismo".

Nel 1881 nella Russia zarista scoppiano violente proteste contro la popolazione di religione ebraica. Inizia un flusso migratorio che in 50 anni porterà circa 45.000 ebrei russi in Palestina (il 2% della popolazione ebrea fuggita dalla Russia in seguito ai Pogrom). In questi anni si diffonde un libello che denuncia il segreto dominio giudaico sul mondo. Il libro che verrà pubblicato nel 1909 con il titolo "Il Protocollo dei Savi di Sion" è il rifacimento in chiave antisemita del pampleth uscito nel 1865 contro Napolene III.

Nel 1882, Leon Pinsker pubblica il saggio “Autoemancipazione” in cui si richiede la creazione di uno stato ebraico indipendente per far fronte all’ondata antisemita che stava attraversando l’Europa. Già nel 1882, Edmond James de Rothschild, acquista in Palestina alcune terre da destinare ai rifugiati ebrei, mentre le organizzazioni “Hibbat Zion” dell’Europa dell’Est, incominciano a raccogliere i fondi per l’acquisto di nuovi territori e per supportare l'emigrazione.

In Francia, 17 anni dopo la pubblicazione de " Le Juif, le judaïsme et la judaïsation des peuples chrétiens", Edouard Drumon nel 1886, pubblica
il libro “ La Francia Giudaica”, nel quale afferma che l’influenza degli ebrei sul Paese è distruttiva. Richiede l’espulsione della popolazione ebraica ed il sequestro dei loro beni. Da allora gli opuscoli ed i libri antisemiti aumentano in modo vertiginoso.

In questo contesto,si diffondono le teorie sioniste di Theodor Herzl che nel 1897, nel primo congresso tenutosi in Svizzera, dà l'avvio all’Organizzazione Mondiale Sionista. Massimo obiettivo sarà la fondazione di un nuovo stato che potrà difendere gli ebrei dall’antisemitismo.

Le idee del Sionismo, movimento essenzialmente laico, trovano una tiepida accoglienza in alcuni ambienti ebraici. Inoltre, sono fortemente avversate da una ragguardevole parte degli ebrei ortodossi, convinti che l’unico Stato Ebreo sarà fondato dopo l’arrivo del “Messia”: creare una nazione ebraica prima dell’avverarsi di questa profezia, equivarrà ad un sacrilegio che potrà condurre gli ebrei a nuove sventure.

NOTA - Queste idee sono tuttora condivise da alcuni gruppi di ortodossi presenti in Europa, nelle Americhe, ed in Israele. Spesso alcuni media riportano le notizie di manifestazioni di ebrei contro Israele, intendendo far passare il messaggio che una parte degli ebrei nel mondo si oppone alla politica israeliana. Ma per molti ebrei ortodossi , la politica è ininfluente. Loro, come gran parte del mondo islamico e del pacifismo occidentale, reclamano solamente l’annientamento d’Israele. Pertanto, è facile trovare i loro rabbini in compagnia di Akmadinejad o Diliberti vari QUI, Quo e Qua.

Al Sionismo "pragmatico" si affianca ed in seguito per certi versi si contrappone, il sionismo "spirituale" di Ahad Ha-am. Egli, già dopo i primi tumulti arabi degli anni '20, sostiene che l'aspirazione a creare una nazione per gli ebrei, finirà per cancellare o far dimenticare i principi morali per i quali gli ebrei di tutto il mondo hanno vissuto e sofferto nella diaspora.

Nel 1909 a Haifa, Najib Nassar fonda un giornale anti-sionista ed in un articolo si scaglia contro i proprietari terrieri palestinesi che attirati dal facile guadagno, vendono le loro terre ai sionisti.

NOTA- Fino al 1880 nel grande “Vicino Oriente” gli ebrei della prima diaspora sono poco più di 900.000. Sebbene il Corano insegnasse ad odiare gli ebrei ("Maledetti, ovunque verranno trovati verranno presi e inesorabilmente uccisi" -Corano, XXXIII, 61), molti ritengono che in questi Paesi, fino all'avvento del Sionismo, i rapporti tra le due religioni fossero cordiali. Ed in una certa misura, lo furono. Tuttavia, è importante ricordare che il primo e grande Pogrom del XIX secolo avvenne proprio in Palestina, a Sefad, nel 1834 . Per un mese di seguito, l'antichissima comunità ebraica fu oggetto di persecuzioni e massacri da parte di gruppi di musulmani. Per onor del vero, accadde che molti arabi si adoperassero per proteggere i superstiti (come del resto avvenne quasi un secolo dopo, durante i massacri del 1929). Detto ciò, facciamo un salto.

Nel 1917, l’Impero Ottomano, alleato dei tedeschi, si sfalda ed i territori che ne facevano parte, con La Conferenza di Versailles, passeranno sotto l'amministrazione militare temporanea della Corona Britannica e della Francia.

L’Inghilterra, con la Dichiarazione Balfour, promette la creazione di "un focolare nazionale ebraico in Palestina"

Nota: dopo quest'atto decisamente a favore della causa sionista, la Gran Bretagna non ne fece altri. Anzi, diventò progressivamente ostile nei confronti del Sionismo.

Nel 1920, anche il Times pubblica a puntate "Il Protocollo".

Chaim Weizmann, presidente dell'Organizzazione Sionista per l’applicazione della Dichiarazione Balfour e l’Emiro Feisal, in quel tempo leader riconosciuto del nazionalismo arabo, firmano un accordo nel quale si fissano i confini della Palestina. L’Emiro in calce al trattato, acclude una lettera con la quale saluta “i cugini ebrei” che ritornano nella loro antica Patria. Ma i capi locali palestinesi si rifiutano di riconoscere l'accordo, dando il via alle prime violenze contro la popolazione ebrea residente in Galilea.

Nel 1919 la commissione americana King-Crane, incaricata di studiare la situazione in loco (promotore è la Conferenza per la Pace di Parigi), raccomanda la creazione di un singolo stato arabo (La Grande Siria: una chimera che tornerà più volte nella storia del Vicino Oriente). Il nuovo Stato che comprenderebbe anche il Libano e la Palestina, sarebbe amministrato temporaneamente dagli Stati Uniti. Inoltre, la Commissione suggerisce di limitare l'emigrazione ebrea in Palestina. Come sappiamo, solamente quest'ultima proposta viene accolta dalla Francia e dalla Gran Bretagna.


NOTA - Il membro della Commissione, Charles Richard Crane, un ricco americano antisemita e simpatizzante del nazismo, fu uno dei finanziatori delle rivolte arabe organizzate dal Mufti Amīn al-Husaynī (dal 1936 al 1939)

Nel marzo del 1920 i nazionalisti arabi richiedono a Damasco la completa indipendenza e Faysal è proclamato re della Siria. Tuttavia, ciò avviene contro gli interessi di Francia ed Inghilterra. Vi sono dei combattimenti e Faysal è detronizzato. Dopo un breve periodo di regno in Iraq, Faysal sarà condotto in esilio in Francia.

La Lega delle Nazioni, alla Conferenza di San Remo dell’aprile del1920, sancirà i Mandati nell’ordine: la Gran Bretagna, i mandati su Iraq e Palestina; la Francia i mandati su Libano e Siria.

Un anno prima Amīn al-Husaynī partecipa al I congresso di Damasco del Nazionalismo arabo. In seguito fonda l'associazione al-Nadi al-Narabi che insegue l'ideale della Grande Siria. Tuttavia, dopo la Conferenza di San Remo, decide di accantonare la sua idea iniziale, per dedicarsi totalmente alla battaglia contro la presenza ebrea in Palestina.

I primi attacchi agli ebrei in Galilea persuadono i capi sionisti a richiedere all'amministrazione britannica la protezione delle comunità ebraiche . Inoltre, diversi segnali indicano che durante il periodo della Pasqua la situazione sarebbe peggiorata.

Jabotinskij (leader del Sionismo "revisionista", in aperto contrasto con il Sionismo di Weizmann)forma un drappello di ebrei armati e chiede all'autorità militare britannica, di poter contribuire alla difesa della sua gente. La pretesa è negata. Dopo la processione del 4 aprile, iniziano i tumulti. Gruppi di arabi, sobillati da alcuni capi-popolo fedeli a Amīn al-Husaynī, devastano il quartiere ebreo, saccheggiando e distruggendo case e negozi. Durante la notte l'esercito cattura alcuni facinorosi arabi, ma questi saranno liberati l'indomani. L'autorità britannica decide di chiamare in aiuto 200 ebrei del gruppo di Jabotinskij, ma un ordine superiore blocca l'operazione. Il lunedì gli attacchi agli ebrei nell’Old City s’intensificano e l'esercito segnala anche parecchi stupri. Nella serata avviene ciò che l'antica comunità ebrea di Gerusalemme giudicherà come il massimo dei tradimenti: l'esercito lascia la Old City nelle mani degli arabi. A questo punto alcuni sionisti entrano per organizzare una difesa.

NOTA- Nell'inchiesta che seguì alle violenze, l'amministrazione militare imputò la responsabilità ai sionisti. Dietro indicazione dei capi palestinesi, le abitazioni di Jabotinskij ed altri leaders vennero perquisite. Ovviamente nella casa del leader sionista revisionista furono trovate molte armi. Al processo l'organizzazione di Jabotinskij fu anche accusata di Bolscevismo ed il suo leader fu condannato a 15 anni di carcere. Osservando che l'amministrazione britannica non intendeva proteggere la popolazione ebrea, da quello sparuto primo drappello d’ebrei armati, nacque l'Hagana. Da cui ebbe origine l'esercito israeliano. Nello stesso periodo, in tutta la Palestina, sotto la guida di Amīn al-Husaynī si organizzarono bande armate di arabi.

In un secondo tempo, un'altra inchiesta, osservò che l'amministrazione militare aveva tenuto un comportamento eccessivamente filo-arabo.

In seguito alla rivolta, l'immigrazione ebrea viene rallentata.

Nel 1923 nasce l'Agenzia Ebraica, con l'incarico di agevolare l'immigrazione e trattare l'acquisto delle terre dai possidenti arabi.

1926, prima traduzione e diffusione nel mondo arabo de "Il Protocollo dei Savi anziani di Sion". Fino ad allora il pampleth era conosciuto a Gerusalemme in lingua francese.

Nel 1928 l'egiziano Hassan el-Banna fonda l'organizzazione dei fratelli musulmani.

Durante lo Yom Kippur del settembre 1928 alcuni ebrei che pregano di fronte al Muro del Pianto, decidono di sistemare delle sedie ed approntare una linea di separazione tra gli uomini e le donne utilizzando dei paraventi. Ciò è volutamente interpretato dagli arabi come la volontà di costruire qualcosa dove la legge islamica, dai tempi del Saladino, lo vietava. Le sedie sono rimosse dalla polizia, ma gli ebrei continuano a portarle per pregare. Iniziano i primi attacchi arabi. Il gran Mufti Amīn al-Husaynī coglie la palla al balzo e decide di far distribuire a Gerusalemme ed in tutta la Palestina dei volantini in cui si accusa il popolo ebreo di volere il controllo totale del Monte del Tempio e della Moschea di Al-Aqsa. E' questo uno dei pretesti, forse il principale, che porteranno al massacro degli ebrei nel 1929.

Nota- Al-Husaini fu il primo della lunga serie di palestinesi che nel corso degli anni cercarono di aizzare la violenza contro gli ebrei, accusandoli di attentare alla sicurezza dei luoghi sacri all'Islam: La Spianata delle Moschee, il Monte del Tempio (sacro ad entrambe le religioni) e, appunto, La Moschea di Al-Aqsa. Ricordiamo che nel 1922 durante il pellegrinaggio alla Mecca la delegazione palestinese dichiarò: " La nazione islamica palestinese che per 1300 anni ha sorvegliato la Moschea di Al-Aqsa e la Sacra Pietra, denuncia a tutto il mondo islamico il pericolo che grava sui luoghi sacri, cui l'unica causa è l'invasione Sionista..."

Nell'agosto del 1929, alcuni membri dell'organizzazione di Vladimir Jabotinskji occupano lo spazio antistante il Muro del Pianto. Il giorno dopo, in seguito ad una manifestazione organizzata dal Consiglio Musulmano, gli arabi cominciano a bruciare i fogli ed i libriccini di preghiere inseriti nelle fessure del Muro del Pianto. Ed iniziano le uccisioni.

Il 20 agosto 1929 l'Hagana, il reparto paramilitare ebreo istituito dopo le violenze del 1920, si offre per difendere l'antica comunità ebraica di Hebron. Ma riceve il netto rifiuto dei rabbini anti-sionisti, che confidano nella protezione dei notabili arabi. Tre giorni dopo inizia il massacro. La polizia dell'amministrazione britannica, composta di soli palestinesi, prende parte alle stragi. Le città di Hebron e Sefad ed alcuni villaggi sono sconvolti dalla violenza organizzata da bande di palestinesi che si abbandonano ad uccisioni efferate e stupri. Alcune famiglie ebree superstiti saranno nascoste e salvate dai loro vicini arabi e, al termine del massacro, evacuate verso Gerusalemme. La comunità ebraica di Hebron, una delle più antiche della Palestina, verrà completamente cancellata.

Nel 1930 il Segretario delle Colonie, il colonnello Passfield, in seguito a due commissioni d'inchiesta ed indotto anche dalle forti pressioni arabe, con il Libro Bianco impone nuove limitazioni all'immigrazione ebrea che, però continua in modo illegale.


NOTA- Come accadde nel 1920 per la Gran Bretagna, l'origine prima della rivolta era da imputare alla persistente immigrazione ebrea e decisero di frenarla ulteriormente, arrestando anche l'acquisto di terra da parte delle organizzazioni sioniste.

Nota - Dopo le stragi del '28 e '29, anche Ben Gurion giunge alla stessa conclusione di Jabotinskji: gli arabi non avrebbero mai permesso la fondazione di una nazione ebraica in Palestina.

Nel 1932, in una Turchia,sempre più filo-occidentale, le donne conquistano il diritto di voto (non c'entra con ciò che sto scrivendo, ma mi piaceva annotarlo.). Nello stesso anno, l'Iraq diventa indipendente dalla Gran Bretagna che vi mantiene solo alcune basi militari. L'anno successivo l'Iraq entrerà a far parte della Lega delle Nazioni.

Nel 1934 avviene un pogrom in Algeria, il primo della lunga serie di attacchi alle antiche comunità ebraiche, che per decenni insanguineranno le nazioni del Vicino Oriente, provocando l'esodo di centinaia di migliaia di ebrei.
In Palestina, le bande del Gran Muftì compiono incursioni e violenze nelle città di Haifa, Jaffa e Nablus.

Amīn al-Husaynī, entusiasta della linea antisemita di Hitler ricerca un primo contatto con il governo tedesco. Due anni dopo, promuove un grande sciopero generale e nel contempo le sue bande di terroristi si accaniscono contro i villaggi ebrei, contro i britannici e contro gli arabi moderati.

Nel 1937 Hitler, che aveva tenuto sotto osservazione la situazione in Palestina, decide di contattare al-Husaynī. Il Muftì, costretto a fuggire da Gerusalemme, incontra gli emissari del Fuhrer a Haifa. Mesi dopo, tramite L'ammiraglio Canaris, capo dei servizi segreti tedeschi, Amīn al-Husaynī riceverà finanziamenti, armi ed esplosivi.

Nello stesso anno, avviene una frattura nell'Hagana. La parte massimalista si stacca per diventare l'Irgun Zvai Leumi. Un'organizzazione militare di destra, che sarà protagonista anche d’alcuni attentati terroristici contro l'amministrazione britannica.

In seguito alla rivolta araba, la Gran Bretagna studia un nuovo piano di spartizione della Palestina (Commissione Peel), per venire incontro alle esigenze del Nazionalismo Palestinese. Il territorio destinato agli ebrei è notevolmente ridotto, mentre si limita il numero degli immigrati a 12.000 l'anno per cinque anni.

Tuttavia il piano continua a non essere gradito ai gruppi armati di al-Husaynī, che aspirano ormai alla pulizia etnica degli ebrei in Palestina. Dopo quasi un anno di pace, le bande fondamentaliste riprendono la caccia agli ebrei e agli arabi moderati: i morti tra gli ebrei sono diverse centinaia; tra gli arabi moderati, diverse migliaia. Nel 1939, le violenze sembrano acquietarsi, grazie alla repressione dell'esercito britannico.

In quest'anno si pubblica il terzo Libro Bianco.

Al-Husaynī, che per scampare al mandato di cattura inglese si è rifugiato con il suo movimento rivoluzionario in Iraq, diventa la figura chiave del colpo di stato che pone al governo di Baghdad un regime filo-nazista che nella primavera del 1941 dichiara guerra ai Britannici. Gli Iracheni hanno la promessa di un robusto appoggio del servizio segreto tedesco. Tuttavia uomini e rifornimenti non giungono a tempo. Ed I britannici occupano Baghdad.
L'ex Gran Muftì dà l'avvio al Pogrom che nel giugno del '41 cancella la comunità ebraica irachena. Due giorni d’assassini, distruzioni, stupri e saccheggi. Alla fine si contano 180 morti, 900 feriti e 14.500 ebrei spogliati di ogni loro avere.

NOTA- Alcune fonti riportano il numero di 600 morti.

NOTA- Gli inglesi, che avevano già conquistato la città, non si preoccuparono di proteggere gli ebrei. NOTA - In una trasmissione radiofonica che avvenne alcuni mesi prima del colpo di stato, il Mufti chiese con forza al mondo islamico di contribuire alla vittoria delle forze dell'Asse e invocò il diritto degli islamici di risolvere la questione ebrea con gli stessi mezzi di Hitler.


Di seguito, 2 filmati sul capo del nazionalismo palestinese.


Torniamo indietro di un anno. L’organizzazione paramilitare IRGUN, reputando Hitler il primo nemico degli ebrei, allo scoppio della guerra aveva stretto un patto d’alleanza con gli inglesi. Ma all’interno dell’organizzazione, un gruppo minoritario guidato da Avraham Stern si oppone a questa decisione e decide di separarsi per formare un nuovo reparto, il Lehi ( o Banda Stern).

Il gruppo, nato con lo scopo di infliggere maggiori perdite alla Gran Bretagna, costringendola ad abbandonare il progetto del contenimento dell’immigrazione ebraica (ricordiamo che con il Libro Bianco del 1939 i permessi d’immigrazione non superavano i 15.000 per anno), adotta una forma di guerriglia appresa dalle formazioni terroristiche dell’IRA. Essendo poco numeroso (un centinaio di militanti), si dedica ad azioni mirate e colpi di mano.

Inoltre, giudicando gli inglesi un nemico peggiore dei tedeschi, la Banda Stern tenta un approccio con i nazisti, offrendo loro la disponibilità a prendere parte alla guerra contro il nemico comune. L’offerta, ripetuta per due anni di seguito, è ignorata dalla parte tedesca.

Nel novembre del 1940, gli inglesi intercettano tre navi cariche d’ebrei provenienti dalla Romania. Al porto di Haifa gli emigranti sono costretti ad imbarcarsi sulla nave Patria, per essere deportati alle Mauritius. I capi dell’Hagana decidono allora di sabotare la nave per impedirne la partenza. Il 25 novembre, prima che tutti i passeggeri dell’ultima nave catturata salgano sulla Patria, una carica esplode nella sala macchine ed apre una falla non prevista, che porterà la nave ad affondare in meno di 15 minuti. Delle 1700 persone a bordo, più di 250 annegano. I superstiti saranno comunque deportati alle Mauritius e ritorneranno in Palestina solamente nel 1945.

Tra l'estate e l'autunno del 1940, la Regia Aeronautica e la Luftwaffe effettuano diversi bombardamenti sulle città di Tel Aviv e Haifa dove gli inglesi amministrano le raffinerie di petrolio.

Abbiamo accennato al golpe filo-nazista di Baghdad, appoggiato da Amīn al-Husaynī. Prima della riconquista del Paese, il servizio segreto britannico decide di inviare alcuni uomini in Iraq con il fine di sabotare alcune raffinerie che potevano assicurare il rifornimento agli aerei della Luftwaffe. Il compito è affidato a David Raziel, uno dei leaders dell’Irgun, detenuto nelle prigioni inglesi. Nel maggio del 1941, Raziel è inviato in Iraq. Ha un secondo obiettivo, assai più importante: eliminare Amin Al-Husaynī.

La morte del Muftì avrebbe certamente cambiato la Storia del Vicino Oriente e del mondo intero. Purtroppo, il capo dell’Irgun e tre dei suoi, periscono sulla strada per Falluja, durante un bombardamento aereo tedesco.

Dopo la riconquista britannica, sia il dittatore golpista Rashid Ali, sia Amīn al-Husaynī fuggono all’estero. Il Muftì si rifugia prima in Iran, poi ad Istambul, dove degli agenti tedeschi lo aiuteranno a raggiungere Berlino.

Il Muftì è accolto da Eichmann nel novembre del 1941. Viene “preparato” per un incontro con il Fuhrer, che avverrà il 22 novembre. Amīn al-Husaynī espone il suo piano a Hitler: si sarebbe adoperato per convincere tutti i musulmani a prendere parte alla Legione Araba al cui scopo principale, la fine dei sionisti, avrebbe unito la lotta contro i Britannici ed i Francesi presenti nel Vicino Oriente, per la creazione di un unico grande stato costituito dalla Palestina, dal Libano, dalla Siria, dall’Iraq e dalla Transgiordania.

Hitler, pur ascoltando con attenzione le proposte del capo dei palestinesi, non le reputa, per il momento, fattibili in quanto è ancora troppo forte il controllo delle forze nemiche sui popoli del Medio Oriente. Il Fuhrer, e anche Mussolini mesi più tardi, preferisce rinviare ogni decisione a dopo la definitiva conquista della valle del Nilo e del Caucaso.

Nel 1942 il Muftì passa alla direzione del “Reparto Arabo”: un ufficio di propaganda antisemita, creato anche per favorire l’arruolamento dei musulmani nelle unità militari Waffen SS e nella Legione Araba.

Nello stesso anno il movimento sionista partecipa alla Conferenza di New York dove richiede con forza la costituzione di un Commonwealth ebraico nella Palestina del mandato. Nel contempo assicura che gli ebrei sono pronti a collaborare fattivamente con i loro vicini arabi.

Dal 1942 l’azione del Muftì si sviluppa su più fronti: compie diversi viaggi nei Balcani per stringere rapporti d’amicizia ed alleanza con i ministri del governo di Pavelic, Budak e Artukovic, e per ispezionare i nuovi reparti musulmani delle Waffen SS a Sarajevo; intreccia legami diplomatici con capi musulmani in tutto il mondo; prosegue la sua propaganda anti-semita e anti-occidentale tramite le trasmissioni delle radio tedesche e per mezzo d’opuscoli che sono inviati in tutti i Paesi del Nord dell’Africa e del Vicino Oriente.

Nel 1943, Amīn al-Husaynī ricopre la carica di Primo Ministro del governo Pan-Arabo.

Il Mufti è entusiasta del programma nazista che riguarda i campi di concentramento. Fonti naziste al processo di Norimberga accuseranno il leader palestinese di essere stato uno dei più accaniti sostenitori dello sterminio “tecnico” degli ebrei. Certo è che fino alla fine del conflitto visiterà a più riprese alcuni campi di detenzione, tra questi anche Auschwitz. Un’altra verità incontestabile è che nel 1943 si adopera affinché la vita di migliaia d’ebrei dei Paesi dell’est (soprattutto bambini che avevano già ottenuto il visto per la Palestina), non sia scambiata, in alcuni casi, con la libertà d’alcuni ufficiali nazisti catturati dagli alleati.

Con alcune lettere di protesta (quella al ministro degli esteri ungherese è del 28 giugno), condanna 7500 ebrei a finire nei campi di concentramento: dalla Bulgaria, 4500 bimbi e 500 adulti; dalla Romania, 1800 bimbi e 200 adulti; dall’Ungheria, 900 bimbi e 100 adulti.

NOTA - Per questa “operazione” le prove sono le lettere scritte a mano dal Mufti, tuttavia occorre ricordare che il processo di Eichmann nel 1961, rivelò che in Romania furono 80.000 gli ebrei con i visti per la Palestina, bloccati prima della partenza dai tedeschi. Molti di loro finirono nei campi di detenzione. Questo in accordo con la promessa di Himmler ad Al Husseini: “nessun altro ebreo europeo avrebbe raggiunto la Palestina”

1944 – le cose non vanno bene per le forze dell’Asse. Il capo palestinese il primo marzo del ’44 incita con forza gli Arabi ad uccidere gli ebrei dovunque li trovino.

I palestinesi che comanderanno i futuri gruppi terroristici nella Palestina del dopo conflitto e in Israele, sono inviati dal Mufti in campi d’addestramento in Olanda.

Il gruppo Stern uccide il Lord Moyne, Segretario del mandato britannico

Amīn al-Husaynī tenta un attacco chimico a Tel Aviv. Invia una squadra composta da cinque paracadutisti dotati di mappe del sistema idrico della città ebrea e di dieci contenitori di veleno preparato dai chimici tedeschi.
L’attacco è sventato dalla polizia locale.

NOTA – Per una strana versione della “legge del contrappasso”, il Dr. Abu Sitta non riporta assolutamente quest’avvenimento, bensì apprendiamo dalla sua “Storia Buia ecc ecc”, che nel 1947 gli ebrei tentarono di diffondere il virus del colera tra i palestinesi. Ho onestamente dei dubbi su questo fatto, anche perché testimonianze storiche riportano di diverse e limitate epidemie di colera e tifo nell’area africana e medio-orientale, dal secolo XlX.

Nel 1945 il conflitto mondiale termina con la disfatta delle forze dell’Asse. Amīn al-Husaynī fugge in Svizzera, quindi è arrestato dai francesi. Ma riesce a fuggire e si rifugia in Egitto. La Jugoslavia richiede la sua estradizione per processarlo come criminale di guerra. Ma gli inglesi, che potrebbero facilmente catturarlo, preferiscono lasciarlo libero perché è ormai un leader indiscusso non solo dei palestinesi, ma dell’intero mondo arabo: il suo arresto avrebbe potuto scatenare enormi sommosse in tutti i Paesi dell’amministrazione britannica.

Nota – La Jugoslavia aveva ottimi motivi per processarlo: il Muftì, dal suo quartiere generale di Berlino aveva condotto una purificazione etnica della Bosnia. Per mano delle sue brigate musulmane perirono 200.000 serbi, 22.000 ebrei, 40.000 zingari.

In quest’anno scoppia una rivolta anti-ebrea in Egitto con 10 morti e 350 feriti. L’ospedale, l’ospizio ed una sinagoga sono dati alle fiamme. In Libia il pogrom è più feroce. Il 5 novembre del ’45 a Tripoli vengono massacrati 148 ebrei. Le 44 sinagoghe della città sono depredate e danneggiate.

Nel febbraio del ’45, Delano Rooswelt si incontra con il Abd al-Aziz Ibn Saud, re dell’Arabia Saudita, insieme stipulano un patto che vedrà gli americani proteggere militarmente il regno arabo, in cambio dello sfruttamento dei pozzi petroliferi.

Un mese dopo, si dà l’avvio ufficiale alla Lega Araba (già presente dal 1944). Amīn al-Husaynī è uno dei fondatori. L’intento proclamato è “la difesa della Palestina”. I Paesi aderenti sono: l’Egitto, l’Arabia Saudita, la Transgiordania, l’Iraq, lo Yemen, la Siria ed il Libano.

Nel 1946, ad Al Husseini, accusato di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità, è concessa incredibilmente l’amnistia, e può ritornare in Palestina. In Egitto aveva approfondito la conoscenza del gruppo dei Fratelli Musulmani di Hassan AL Banna, appoggiando l’idea wahnabita della creazione di un impero islamico, sulla falsa riga del Reich tedesco. In Palestina, viene nominato capo dei Fratelli Musulmani di Gerusalemme.

Nel 1946 anche il giovane Yassir Arafat (Mohammed Abder Rauf Arafat Al-Kudwa Al-Husseini) incomincia a collaborare con lo zio, con l’incarico di assicurare i rifornimenti d’armi alle bande palestinesi sotto il comando del Muftì.

Il 22 luglio del 1946 l’Irgun, per vendicare un’incursione degli inglesi alla sede dell’Agenzia Ebraica, sistema delle cariche esplosive nei sotterranei del Quartiere Generale dell’esercito Britannico, presso il King David Hotel di Gerusalemme (sede anche della Divisione dell’Investigazione Criminale). Il comando dell’Irgun compie tre telefonate d’avvertimento circa mezzora prima dell’esplosione. Pochi abbandonano l’hotel, e 91, tra inglesi, ebrei ed arabi, periranno nell’attentato.

Il 25 maggio Amir Abdullah discendente di Maometto, che aveva governato sotto l’amministrazione inglese la Transgiordania, diventa re del nuovo Stato indipendente di Giordania (ex Transgiordania). Si dice aiutato nel suo progetto dall’Agenzia Ebraica che vedeva in lui un forte oppositore alle rivendicazioni palestinesi.

Nel 1947 la Gran Bretagna annuncia che non amministrerà ulteriormente i territori del Mandato. E la lega Araba afferma che invaderà i territori appena gli inglesi lasceranno la Palestina. Si cerca di giungere ad un accordo di pace con il segretario della Lega Araba, l’egiziano Azzam Pasha che rifiuta. In seguito, prima dell’aggressione al nuovo Stato di Israele, il segretario della Lega Araba annuncerà l’inizio della guerra come: “ una guerra di sterminio, un massacro di cui si parlerà nei tempi come il massacro dei Mongoli e dei crociati”.

NOTA – Da allora fino ai giorni nostri, molti leaders musulmani hanno pronunciato frasi simili riferendosi alla fine degli ebrei. Per fortuna, sono rimaste solamente parole.

Dopo i primi tentativi falliti di una riconciliazione, anche Golda Meir tenterà di ottenere una promessa di non belligeranza dal re di Giordania, che rifiuterà.

Il 29 novembre 1947 le Nazioni Unite votano la risoluzione 181 che riguarda la spartizione dei territori del Mandato in due stati, uno arabo con il 48% del territorio, ed uno ebreo con il 52%. Gerusalemme acquista lo status di città Internazionale. Gli arabi rifiutano la spartizione. Inizia una guerra civile che si protrarrà fino alla proclamazione dello stato di Israele. E' una guerra interna alla Palestina del Mandato. Tuttavia, sebbene i vicini stati arabi non intervengano, moltissimi sono i mercenari che raggiungono le formazioni armate di Amin Al Husseini, inoltre anche la ben armata ed equipaggiata Legione Araba, ancora ufficialmente sotto il comando inglese, in più occasioni si unisce ai combattenti palestinesi (esempio: il massacro di Kfar Etzion).



Fine della prima parte.

NOTA... BENE: " ....I responsabili dei media affermano che le loro scelte sul terreno dell'informazione sono frutto di criteri imparziali, professionisti e oggettivi e sono confortati in questa loro pretesa dalla comunità intellettuale. Ma se i potenti sono in grado di fissare le premesse del discorso, di decidere che cosa la popolazione in generale deve poter vedere, sentire e meditare, e di "dirigere" l'opinione pubblica medianti regolari campagne di propaganda, il modello tipico di come il sistema deve funzionare è in netto contrasto con la realtà."
Da "la Fabbrica del Consenso" di Noam Chomsky.
Ora guardate con attenzione la foto che introduce il post e mandate Chomski a quel paese.