Saturday, October 06, 2007

Toh! Il solito fake!


Click on the picture to watch "Palliwood 2"

Con la fine dell’era Mitterand (pace all’anima sua*), vi sono stati molti cambiamenti in Francia. Diciamo che i nostri cugini transalpini stanno respirando un’aria più fresca e pulita. Per esempio è confortante leggere qui e qui che finalmente dopo sette anni di menzogne il filmato dell’uccisione del ragazzino palestinese a Netzarim (52 secondi girati dal cameraman arabo di France 2) è nuovamente messo in discussione. Ma non dai soliti denigratori della causa palestinese, bensì da un tribunale francese che ha intimato all’emittente France 2 di consegnare il video “integrale” alle autorità.

France 2 è una televisione pubblica che io giudico affine alla nostra RAI Tre di sempre, o alla RAI Uno dell’era Prodi.
Ora i suoi dirigenti si troveranno nell’imbarazzo di estrarre dal cappello magico i minuti mancanti di quel famoso filmato. Per anni rifiutarono di trasmettere il video completo con la giustificazione che le immagini inedite si sarebbero rivelate troppo crude e violente per il pubblico francese.
Palle.
Ormai tutti sono a conoscenza che quelle nuove immagini non esistono, e ad ammetterlo fu
nel 2004 lo stesso legale di France 2 al giornalista di Le Monde Luc Rosenzweig.

Il video che introduce il post svela le bugie del cameraman arabo di France 2 e racconta come furono montate ad arte le sequenze della sparatoria e della finta morte del bimbo. Pertanto possiamo collegare il filmato girato a Netzarim con tutti gli altri tentativi di manipolazione della realtà, che con la complicità di giornalisti ed emittenti occidentali (pensiamo a certe tv italiane), hanno accresciuto in una parte più debole dell’opinione pubblica un sentimento di ostilità contro Israele.

Tuttavia occorre sottolineare che il filmato del 2000 è assai meno "professionale" degli ultimi “falsi” costruiti da “media compiacenti” durante la guerra in Libano del 2006 (Guarda questo che è spassoso).

A questo proposito devo aggiungere che quando RAI TRE trasmise il servizio dell’emittente francese, alcuni amici ed io credemmo si trattasse della solita balla palestinese.
Non soltanto perché già allora diffidavamo di ogni pezzo proposto da Tele Kabul, ma anche perché si notava fortemente l’assenza di sangue. Ebbene qualunque allievo soldato che abbia trascorso un paio d'ore studiando il manualetto di balistica terminale, sarà in grado di raccontarvi gli effetti devastanti di un proiettile ad alta velocità che impatta contro un corpo umano. Il danno non riguarda soltanto la parte intorno al foro/cratere d’entrata, ma sono compromessi anche gli organi ed i tessuti più distanti.
In ogni caso la perdita di sangue è abbondante.
Eppure niente sangue sul bimbo, niente sangue sul padre e - attenzione - nessuna macchia o spruzzo di sangue sulla parete bianca alle loro spalle.

Tempo dopo, la solita propaganda palestinese affermò che il bimbo venne colpito tre volte, mentre il padre aveva in corpo ben nove proiettili nove.
Ridicolo.

Questa farsa, organizzata e trasmessa da France 2, è stata la giustificazione offerta al mondo civile per l’inizio della seconda intifada.
Soldati e civili israeliani furono massacrati per “vendetta” ( Do you remember
Daniel Pearl?).
Una donna kamikaze fu fermata prima che si facesse esplodere all’interno di una scuola.
Il suo intento era di vendicare la morte del piccolo palestinese uccidendo decine di bimbi israeliani.

Mi auguro che France 2, se riconosciuta colpevole del falso scoop (e non potrebbe essere altrimenti), paghi anche per tutto il dolore che la sua condotta abominevole ha provocato in Israele.



Friday, October 05, 2007

No comment

Immaginatelo a Udine....
"Po folc! O soi braurôs di jessi un furlan maumetan!"

Thursday, October 04, 2007

I nuovi progetti educativi della società multiculturale


Da Liberali per Israele riporto un articolo firmato da Renato Farina per Libero.

Proponiamo una notizia ad Al Jazeera. Mondadori, la più grande casa editrice italiana, nel suo settore scolastico dev'essere stata conquistata con una splendida azione di cavalleria araba da qualche emiro, ma forse c'erano anche dei cammelli. I libri di storia per i ragazzini (...) segue a pagina 31 (...) si chiamano "Scambi tra civiltà", autrice Vittoria Calvani. La quale scrive bene ed ha un'idea chiara di questi ultimi millenni: la parte del leone buono e generoso la fanno i musulmani. Maometto è l'eroe pieno di virtù. E Gesù? Gesù ha il suo bel posto nel Corano, e si accontenti: è stato generosamente adottato dall'Islam insieme agli altri profeti biblici. La proliferazione militare dell'Islam è «prodigiosa» e ha una motivazione: il fascino umano dei conquistatori. I non credenti (così sono qualificati cristiani ed ebrei) sotto il regime degli imam e dei sultani non hanno di che lamentarsi. Basta che paghino una tassa in più e la fanno franca, i fortunelli. Certo, ci sono dei problemi: l'islam ammette la schiavitù, ma chi non ha qualche difetto? E via così. Il cristianesimo? Niente. Un fenomeno in fondo minore. Più da vicino. La réclame è: «Libri per la scuola che si rinnova». Prima media, volume uno. Qualche dato banalmente numerico. La trattazione dell'Impero Romano è da pagina 62 fino a 85. Totale 23 pagine. Quelle dedicate all'Impero Islamico e alla "Civiltà araba" vanno da pagina 160 a pagina 197. Totale 37 pagine. Radici islamiche battono radici latine. Nessun capitolo intitolato alla "Civiltà cristiana" o al "Cristianesimo" o a "Gesù Cristo". Il capitolo di Gesù è su internet

Al di là della quantità, anche il giudizio pende da quella parte. Nei capitoli intitolati «Islam» e «Maometto» i paragrafi trascritti nell'indice sono di sperticata ammirazione. Ne citiamo alcuni, caratterizzati da leccapiedismo linguistico: «La religione accoglie i profeti della Bibbia e Gesù» (secondo me, stavano bene anche a casa loro); «I dissidenti si riuniscono nella casa di Cadìgia e di Maometto» (i dissidenti, parola magica, che evoca mitezza e inermità, quando Maometto era notoriamente un predone); «L'arcangelo Gabriele consegna a Maometto il Corano» (non male come fatto storico accertato, neanche Tariq Ramadan osa sostenerlo, ma ai nostri figli Mondadori la passa come notizia sicura); «Maometto predica le virtù delle origini ma è costretto al- l'ègira (esilio)» (anche qui, lo cacciano perché buono). Un titolo dedicato magari alla strage degli ebrei? Figuriamoci. Cristo non è considerato? Certo che in questo oggettivo libro di storia si parla del Nazareno. Ecco il capitolo apposito: «Il Corano su Gesù e il Jihad». Procediamo svelti. Un altro capitolo: «Quale fu il segreto della prodigiosa espansione islamica?». Uno pensa: l'abilità nell'agitare la scimitarra, l'organizzazione guerresca. La risposta è questa, e la citiamo ancora: «Umanità nella conquista». Ci invadono, sgozzano: e sono umani, grazie. Meno male che Carlo Martello non la pensava in questa maniera e neanche Isabella di Castiglia. Altro capitolo: «I non credenti devono solo pagare una tassa». In quel «solo» c'è un mondo di tolleranza e di bontà. Cosa sarà mai. Altri titoli: «La scolarizzazione, base del successo dell'Islam». Be', qui diamo ragione alla professoressa Calvani. Se tutti i libri sono di questo tipo, la scuola è una garanzia di vittoria (per le moschee). E il cattolicesimo? Nel libro non c'è. Se uno vuole sapere qualcosa sul cristianesimo nella storia, bisogna accedere a internet, «se interessa» è «extra-testo». Mica male come discriminazione. Come dire, un'optional. Il motore è islamico, se volete le tendine cattoliche, fate domanda. Premio Mecca per la Geografia

Il libro di geografia che merita il premio Mecca è invece edito da Nuova Italia, «L'iper libro del mondo». Autore Giulio Mezzetti. Non si scappa. Uno deve studiare l'islam sia in storia sia in geografia. Mentre nei volumi dedicati all'Italia e all'Europa il cri- stianesimo è ignorato, in quello dedicato ai «Popoli della terra», cioè al resto del mondo, si dedicano sezioni del volume all'islam e al buddismo. Te lo sei sorbito in prima media. Eccolo che ritorna in terza media. Tre capitoli qui sono per Maometto, vero eroe universale, di storia, geografia, religione, di tutto e di più. Uno dice: parlando dell'America, almeno di quella latina, si suggerirà qualcosa sul cattolicesimo o sui Pentecostali. Niente. Persino i compiti delle vacanze ti addentano il polpaccio per ricordarti chi comanda. Vedi "Melazzurra" di Nicola e Nicco, edizione Petrini. È un quaderno per l'estate, e ha questo capitolo: "Arabi, cro- ciati e monaci". Comincia con questo paragrafo: «Lode a Maometto». Non abbiamo scelto queste perle in una produzione sconfinata. I volumi sono adottati tutti in un'unica sezione, normalissima, in Brianza. Si chiama signora Patrizia la ricercatrice che ha rinvenuto questa dispar condicio pro islamica. Lavora ed è madre di due bambine che vanno a scuola in provincia di Lecco. Invece di chiedere alle figlie solo che voto hanno preso, se hanno fatto gli esercizi di matematica e sono state brave, ha guardato i libri di testo e quello dei compiti della vacanze. E si è accorta che siamo morti, non insegniamo più niente che sia un senso della vita, qualcosa di solido su cui piantare il futuro. Va bene così? Forse sì. Non si protesta nemmeno più. Patrizia mi dice che la Lega sembrava interessata, si è fatta inviare il materiale di questa resa, per un'interrogazione parlamentare, ma - dice la signora - non è accaduto niente. È come se avessimo consumato le forze. Invece Patrizia si ribella. Grazie.
Renato Farina


Odio la caccia...

Sono tornato da un viaggio che dai Carpazi, passando dalle Montagne del Transdanubio mi ha riportato ai Balcani ed infine in Italia.

Chi mi legge, capirà certamente che ha a che fare con un amante della montagna: a volte, parlando dei luoghi visitati, preferisco non riferirmi a città e nazioni, ma a catene montuose attraversate. Tuttavia non desidero parlare ora del mio viaggio. Magari ci scriverò due righe più tardi o domani, sfruttando l’occasione offerta dalle recenti elezioni avvenute in Ucraina.

Ora mi preme raccontare una storia triste. Un fatto accaduto il giorno stesso della mia partenza, proprio dopo aver scritto il post sul Khilafah, qui sotto.

Avverto che facendo fede alla mia scarsa capacità di sintesi, il testo risulterà lunghetto. Tuttavia confermo che è volutamente ricco di particolari ed ho prediletto la forma attiva, affinché l’eventuale lettore non lo abbandoni troppo presto.

Dopo aver inserito nelle bozze il post che intendevo postare sul blog, esco con i miei lupacchiotti e mi dirigo verso la campagna. E’ domenica, purtroppo i cacciatori girano con i loro cani alla ricerca di ingenui fagiani da impallinare.

I miei cani passeggiano allegramente, come sempre sono al guinzaglio. Dopo una mezz’oretta di cammino si dirigono verso un dosso ricco di una vegetazione bassa e fitta, che fa da scudo ad un argine che scende con forte pendenza nel letto di un torrentello spesso asciutto.

Mi faccio largo tra i rovi e salgo fino alla sommità dell’argine con le belve, credendo di trovare il solito stupidissimo fagiano acquattato tra i cespugli.

Non ci sono fagiani, né pernici, nè lepri o altri animali.

Eppure i miei lupi rimangono immobili, mentre le loro code cominciano ad ondeggiare. Mi accorgo che il loro sguardo è diretto verso un punto al centro del torrente in secca.

(NdF:quando dei malamutes avvistano ciò che potrebbe sembrare una preda, agitano la coda in un modo singolare, questo gesto potrebbe sembrare una manifestazione di contentezza, non fatevi fuorviare, è soltanto un particolare tipo di “ferma”).

Guardo meglio e tra un piccolo canneto ed una grossa vasca di cemento interrata (10m x 10m) e colma dell’acqua limacciosa di piogge passate, scopro... un cane. E’ un setter bianco a chiazze rosse/fegato. E’ laggiù, accucciato e…mi guarda e guarda i miei lupacchiotti, ma non si muove.

Chiamo, fischio, lo esorto a venire da me, continua a non muoversi. Ma il suo muso rimane puntato sull’insolito trio fermo sulla sommità di quel triste imbuto di cemento: due cani (due lupi?) ed un umano, uniti da una corda che non svela chi guida e chi viene guidato.

Decido di scendere il ripido argine di cemento prima che ci pensino i miei lupi a trascinarmi giù per il pendio a rotta di collo, come avviene solitamente nei sentieri di montagna. E raggiungo il setter. Mi tengo ad una ragionevole distanza: temo che i lupi possano aggredire quel magrissimo cane che pare privo di forze. Lo osservo attentamente: rimane immobile. Corrisponde il mio sguardo e sembra ascoltare le parole che modulo piano, con calma per tranquillizzarlo. Diavolo, è fin troppo tranquillo. I suoi occhi fissano i miei e poi puntano le belve che scalpitano a pochi passi da me. Comprendo che ne ha paura, ma mi rendo conto che deve essere malato, o ferito perché, pur dimostrando di temere almeno i due membri a quattro zampe dell’insolito trio (rivolge loro un debole ringhio), mi accorgo che a volte il suo sguardo si annebbia e le palpebre si abbassano, come accade ai vecchi o ai bimbi che dopo aver mangiato, con la testa che dondola, corrono il rischio di addormentarsi sul piatto.

Ma questo cane non ha mangiato da ore, ne sono certo.

Tirandomi appresso le belve, mi sposto alla sua sinistra per scorgere delle eventuali ferite o delle contusioni. Pare non vi siano ossa rotte e in ogni caso non vi sono evidenti tracce di sangue. Il setter è magro, incredibilmente magro, ma a prima vista sembra sano.

Ovviamente non posso capovolgerlo per scoprire eventuali ferite al ventre, ma sono consapevole che ferite del genere provocano fuoriuscite abbondanti di sangue e qui per fortuna non ne vedo.

Lì vicino le erbacce e le canne sono pestate, appiattite e “modellate” a formare un cerchio quasi perfetto di circa un metro di diametro. Bene, significa che fino a qualche ora prima il setter non era accoccolato nel luogo dove l’abbiamo trovato. Si trovava ad un paio di metri di distanza, in mezzo al canneto, dove probabilmente ha passato la notte…

Dunque è rimasto in quella zona, almeno 10-12 ore. Seguo con gli occhi il percorso che avrebbe dovuto compiere per uscire da quella trappola. La salita dell’argine è ripida, ma per un cane non dovrebbe rappresentare una grossa difficoltà. Tuttavia, per raggiungere la sommità dell’argine e riconquistare la libertà occorre scavalcare un gradone di cemento alto una quarantina di centimetri. I miei cani sono grossi e forti, ma non credo potrebbero farcela. Il setter è magro e debole, ogni suo sforzo sarebbe stato inutile.

Basta, cerco di indurlo a seguirmi ancora una volta, ma non vengo ascoltato.

Risalgo l’argine con i lupi che oppongono una strenua resistenza e mi metto alla ricerca di un cacciatore. Dopo pochi minuti ne trovo ben due esemplari ai quali spiego che un setter, probabilmente perduto almeno un giorno prima da qualche loro collega “distratto”, si trova all’interno del torrente asciutto e non ha la possibilità di uscirne.
Evito di aggiungere che a mio parere non ne ha nemmeno la volontà.

I due mi assicurano che andranno a recuperarlo per consegnarlo al guardiacaccia che lo porterà al canile, dove resterà nell’attesa del proprietario (nel caso fosse rintracciato).

Torno a casa, ma non sono tranquillo. Le ore trascorrono scrivendo alcune lettere di lavoro e preparando i bagagli, ma continuo a pensare al setter. Pertanto verso le 15.00 decido di prendere l’auto per tornare sul luogo dove un insolito trio aveva scoperto un cane perduto da qualche cacciatore coglione.

Ovviamente questa volta lascio a casa le belve.

Mi fermo a poca distanza dal torrente. Risalgo il dosso e mi ritrovo nuovamente sull’argine di cemento: il setter è nello stesso punto dove l’avevo lasciato ore prima. Si accorge immediatamente della mia presenza e mi guarda come se fossero trascorsi solo pochi minuti dal nostro precedente incontro.

I due cacciatori imbecilli a cui mi ero rivolto forse non hanno nemmeno provato a recuperarlo, probabilmente hanno preferito occupare il loro prezioso tempo ammazzando qualche altro fagiano.

Mentre penso ai calci che vorrei appoggiare sul fondoschiena di quei due rimbambiti e mi guardo intorno nella speranza di rivederli, il mio sguardo si ferma sulla grande vasca colma di acqua piovana. Metto a fuoco e… non riesco a credere a ciò che appare ai miei occhi.

Come se avessi ricevuto un forte colpo alla bocca dello stomaco, rimango senza fiato e lo sguardo mi si annebbia.

Laggiù, nell’acqua verde e limacciosa galleggia il corpo di un altro cane. Un setter bianco a chiazze rosse/fegato, uguale a quello che a pochi metri di distanza, se ne sta accucciato nel suo giaciglio improvvisato.

Immediatamente alcuni pensieri confusi affollano la mia mente: com’è possibile non aver scoperto il secondo cane durante la mia prima discesa nel letto del torrente? Eppure ricordo di aver osservato con attenzione quella enorme vasca di cemento, perché incuriosito dal fatto che contenesse una gran quantità d’acqua che strideva con l’aridità del luogo. Forse il cane era annegato dopo la mia partenza?

Pensieri insulsi subito raggelati dalla ragione.

Il setter era morto molte ore prima, ed il suo corpo era finito sul fondo di quella trappola. I processi putrefattivi lo avevano gonfiato tanto da farlo riaffiorare.

Dopo questo banale ragionamento, i miei occhi si spostano sull’altro cane che a pochi metri di distanza da quella vasca ricambia il mio sguardo. Per un attimo si erge su tutte e quattro le zampe, ma poi ritorna ad accucciarsi sulle sterpaglie.

Rimango fermo, ma i miei occhi ritornano su quel corpo inanimato.Su quella massa bianca e rosso/fegato che una volta era un cane felice e vivace.

Mi faccio del male immaginando l’accaduto: i due cani giungono insieme sull’orlo della vasca. Il cane dominante, probabilmente il maschio (allora il setter che mi sta fissando è una femmina!), è il più esuberante. Scorge qualcosa tra l’acqua verde, dei minuscoli pesci, o delle rane, e si tuffa per gioco, forse per catturarli. Ciò avviene sotto lo sguardo della femmina che lo guarda compiaciuta e rimane all’asciutto (sono molto simili, saranno fratelli?). Il cane nuota nell’acqua che non è molto alta, ma non riesce a toccare il fondo. Si stanca e decide di tornare dalla sorella. Prova a risalire da dove si è tuffato, ma la sponda è alta e dentro la vasca non vi sono appoggi più bassi per fare forza con le zampe posteriori, e scivola nell’acqua. Prova ad issarsi sulle zampe anteriori ancora una due, tre volte ma ricade sempre nell’acqua verde. E beve e sputa e ringhia. La femmina, che fino a quel momento ha creduto che il suo compagno giocasse, è turbata ed inizia ad abbaiare. Il maschio prova ancora, punta le zampe sul cemento piatto, ma ormai si è indebolito e non riesce ad alzarsi nemmeno di un centimetro. Incomincia ad abbaiare nervosamente, mentre la femmina abbaia più forte correndo ora di qua ora di là, da un capo all’altro della grande vasca. Il maschio prova di nuovo e di nuovo affonda. Riemerge e inizia ad ululare, a guaire sempre più forte. Sbatte le zampe davanti a sé terrorizzato, ma ad ogni movimento finisce con la testa sott’acqua. La femmina non smette di abbaiare; non smette di correre avanti ed indietro. Vorrebbe chiedere aiuto, ma non vuole perdere di vista il suo compagno e mentre corre, lo vede provare di nuovo. Vede le sue esili zampe puntarsi sul cemento; lo vede scivolare nell’acqua; lo vede riemergere e lo sente urlare. Il maschio è sfinito. Le forze lo abbandonano e l’acqua lo inghiotte per l’ultima volta.

La femmina non comprende.

Continua ad abbaiare e a correre avanti e indietro per ore, finché sfinita si accuccia e rimane a vegliare quella vasca sperando che le restituisca il suo compagno di giochi.

Non ho immaginato tutto. Ho solo ricordato cosa è accaduto un paio di anni fa, al mio (stupido) lupo, quando in una discarica comunale, si è gettato all’interno di un pozzo di recupero delle acque reflue. Per sua fortuna, io non mi trovavo molto lontano e quando ho sentito le sue urla strazianti ed i latrati della sorella mi sono precipitato verso la discarica, riuscendo a salvarlo (e non è stato facile).

Da allora i miei cani escono sempre al guinzaglio. Ma questa è un’altra storia.

Scendo nel letto del torrente e mi avvicino al setter sopravvissuto. Ho una gran pena. Comprendo che la bestiola non poteva seguirmi perché lì, a poca distanza, c’era il suo compagno.

Le accarezzo il muso. Lei (è una lei, ora ne sono certo), per un attimo mi guarda intensamente, ma poi le sue palpebre si abbassano.

Da quanto tempo non dorme? Da quanto tempo non mangia?

Le porgo uno dei biscotti per cani che normalmente tengo nella mia auto. Lo afferra delicatamente e lo poggia a terra, tra le sue zampe. Poi lo riprende in bocca e, per fortuna, lo mastica. Allora estraggo una decina di biscotti dal marsupio e li appoggio tra le sue zampe. Mangia. Mi sento rasserenato. Almeno un po’.

Senza perderla di vista, telefono ai vigili municipali. NON RISPONDE NESSUNO. Provo due tre volte, inutilmente. Allora chiamo un mio caro amico, gli espongo i fatti e lui mi fornisce il numero telefonico della stazione dei carabinieri più vicina. Il carabiniere di servizio è cortese, sembra deciso ad aiutarmi, anche perché affermo perentorio che non mi muoverò da quel torrente finché il setter non sarà tratto in salvo. Il carabiniere promette che mi richiamerà appena avrà la soluzione e mi saluta.

Dopo una manciata di minuti ricevo la telefonata di una persona addetta al recupero dei cani randagi (un accalappiacani?), mi conferma di essere stato avvertito dai carabinieri e di essere pronto a partire per raggiungere la località del ritrovamento del setter. Tuttavia, vivendo a Palmanova (cittadina a 20 km da Udine), correttamente mi avverte che sarebbe meglio incontrarsi in qualche posto conosciuto, magari un bar nelle vicinanze del torrente. Ciò gli eviterebbe di girare a vuoto per le campagne della periferia di Udine. Ovviamente concordo, tuttavia, mentre gli fornisco le coordinate del luogo dell’incontro, mi chiedo come mai a Udine anche di domenica pomeriggio non vi sia un addetto al recupero degli animali randagi.

Andiamo avanti. Dopo circa mezzora c’incontriamo al posto convenuto, salgo sul furgone della guardia cinofila e partiamo per il recupero. Durante il breve tragitto racconto i fatti, compreso ciò che ho creduto fosse capitato al setter maschio. La guardia è sostanzialmente d’accordo. Ha soltanto un dubbio sui tempi di permanenza nel torrente del cane sopravissuto. Nella nostra zona la caccia con i cani è permessa soltanto di domenica e di mercoledì. Pertanto i due cani si sarebbero perduti il mercoledì mattina.

Probabilmente l’annegamento del maschio è avvenuto lo stesso giorno, nel pomeriggio o durante la serata, quando quelle campagne sono pressoché deserte.

Che tristezza. La cagna avrebbe trascorso quasi cinque giorni senza mangiare, senza muoversi, piangendo il suo compagno.

Arriviamo sul punto del ritrovamento. La guardia scorge il cane, guarda il ripido pendio e se ne esce con un “ Ma è impossibile scendere da qui! Dovremmo recuperarla in un altro modo”. Lo osservo. E’ una guardia vestita a festa, con i mocassini ai piedi ed il vestito buono della domenica. Mentre prendo un guinzaglio dal suo furgone e mi accingo a raggiungere il cane, penso a come potrebbe agire quest’uomo in casi di vera emergenza.

Raggiungo la bestiola, le porgo altri biscotti e la guardo mangiare. Sento la guardia che dall’alto dell’argine grida “ottimo, ora infilale il guinzaglio!”. Ma vaffanculo và. Attendo che il setter inghiotta anche l’ultimo biscotto e quindi le infilo il collare attraverso la piccola testa.

Non sembra capire. Mi guarda con occhi interrogativi.

Tiro il guinzaglio e fa resistenza. Mi fermo; la incoraggio con parole dolci. Ma non si vuole alzare. Allora con una gran pena, la tiro verso di me. E’ costretta a muoversi. La sua coda è tra le gambe posteriori, schiacciata contro il suo ventre. Ha paura.

Si fa letteralmente trascinare per l’erta salita fino al gradone finale, dove l’inutile accalappiacani la solleva e la costringe a salire sul furgone.

La bestiola vede una gabbia e quasi in modo automatico ci si rifugia dentro. Il suo sguardo non è più appannato. Forse la gabbia le ricorda i tanti viaggi con il suo padrone e con suo fratello.

Ce ne andiamo.

Ecco questa storia è finita così.

Non bene, ma avrebbe potuto finire peggio.

Poco prima della partenza per l’Ucraina ho ricevuto una telefonata: era il padrone dei cani, che desiderava ringraziarmi per aver contribuito al recupero della bestiola, nel contempo mi chiedeva le coordinate del luogo del ritrovamento, in quanto sembra che la guardia cinofila l’avesse obbligato a recuperare la carcassa del secondo cane.

Gli ho risposto di non avere il tempo per ulteriori spiegazioni poi, con un giro di parole l’ho mandato affanculo, pregandolo di dimenticare alla svelta il numero del mio cellulare.

Nel caso si fossero persi i miei adorati lupi, li avrei cercati notte e giorno. Non li avrei mai abbandonati come invece ha fatto quel coglione.

E se quel cacciatore del *azzo si fosse presentato direttamente a casa mia, probabilmente avrei agito in maniera diversa. Per fortuna (sua e mia) ha preferito telefonarmi.

Odio la caccia.

Nota: il setter della foto non è la cagnetta della storia, ma le assomiglia molto.

Sunday, September 16, 2007

Khilafah. Il destino dell'Europa?


Sono appena tornato da un viaggio e domani ripartirò. Il tempo è tiranno, ciò nonostante mi sento in dovere di lasciare qualche traccia sul blog. Ma a spingermi a postare non è soltanto l’amico serbo Stevan che proprio ieri mi ha accusato di scrivere troppo poco (Ecchec*…zo! non ho mica un lavoro comodo io….), ma anche/soprattutto alcune pessime novità di queste ultimi giorni.

Ho appena lanciato un’occhiata ai blogs degli amici e mi ha colpito l’articolo riportato da Filippo nel suo ARCHIVIO. In Finlandia, sotto lo sguardo premuroso e amorevole degli entusiasti sostenitori del multiculturalismo, ha emesso il primo vagito il Partito Politico Islamico.

Tempo fa alcuni intellettuali islamici dichiararono che lo scopo finale dell’immigrazione musulmana in Europa era di guadagnare potenza politica per introdurre gradualmente nella società occidentale i valori, le tradizioni e le leggi dell’Islam.

Complimentoni! La strada per la fondazione dell’Europa Islamica è spianata.

A questo proposito ricordo che l’ex ministro della Giustizia olandese Piet Hein Donner, giusto un anno fa, affermò che in un paese realmente democratico la possibile applicazione della sharia sarebbe auspicabile se la maggioranza della popolazione ne fosse a favore.

Mmmmh, vediamo: in Finlandia i musulmani sono circa il 10% della popolazione. Forse per qualcuno è ancora un po’ presto per pensare al futuro Paese dei fiordi trasformato in uno stato dominato dalla legge islamica.

Siamo consapevoli che il rigetto dell’immigrazione dei popoli di religione musulmana è presente nei Paesi nordici forse più che in altre nazioni europee (sarà per l’incredibile numero di violenze compiute dagli immigrati in quest’ultimo decennio?). Ma in questo momento nella stessa Finlandia, in tutti i Paesi nordici e negli altri Stati europei sembra predominante la tendenza dei governi ad ignorare i pericoli legati a questa immigrazione. O a rinviarne la soluzione: “per ora va bene così, nel futuro se la vedranno i nostri discendenti”.

L’Europa è la terra dei coglioni. Non mi stancherò di ripeterlo.

....

Di seguito riporto un articolo di Jane Perlez pubblicato su l’ “Herald Tribune” del 5 agosto scorso. Lo avevo inserito in archivio in attesa di poterlo postare. Diavolo, quale “peggiore occasione” di questa?

Per chi non lo conoscesse, lo Hizb ut-Tahrir, il Partito politico Islamico internazionale (di origine palestinese) il cui unico fine è l’unione dei musulmani per la creazione del “califfato” mondiale (il nuovo impero islamico), è bandito in molti Paesi arabi per le sue posizioni estremiste e di appoggio al terrorismo, ma ( e non ridete) è cresciuto, è stato nutrito, coccolato e protetto proprio in Europa (Coglioniland)). Difatti nel Regno Unito è presente legalmente dalla fine dagli anni ottanta, quando Londra concesse l’asilo politico ai suoi leaders. Solo in questi ultimi tempi, dopo le accuse di connivenza (provata) con il terrorismo che ha insanguinato la City, si è deciso di dichiarare il Partito Panislamico un organizzazione fuorilegge.

Certo, ma buona parte dei suoi membri sono ancora Londra, liberi come fringuelli. Che credevate?

Radical Islamic party convenes in London

LONDON: A radical Islamic party that has become a focus of attention in Britain, with calls in Parliament for its prohibition, began a frontal attack on its critics this weekend at a carefully stage-managed conference in London that attracted several thousands of well-dressed, mostly professional Muslims.

Calls of "Allahu Akbar," or God is great, punctuated the leaders' speeches at the conference held by Hizb ut-Tahrir, or Party of Liberation, a group that calls for a caliphate in Muslim countries, the end of Israel and the withdrawal of all Western interests in the Middle East.

"There is no Islam as a way of life without a Khilafah," said Kamal Abuzahra, an Islamic academic of Bangladeshi origin, using the Arabic work for caliphate and earning a roar of approval from the crowd segregated into his and hers sections.

The conference was titled, "Khilafah, The Need and the Method."

The chairman of the party, Abdul Wahid, a medical doctor in Harrow, England, took on Britain's political leadership: "They say: 'You preach hate.' I preach a hatred of the lies of people in this country that send soldiers to Iraq. I preach a hatred of torture."

Other speakers assailed the British government for linking the group to terrorism and for too often treating British Muslims as terror suspects.

Hizb ut-Tahrir, founded in the early 1950s by a Palestinian judge dissatisfied with the Muslim Brotherhood, has existed in Britain for a number of years, and remains legal in other Western countries, including the United States, where it has less appeal than here.

In the aftermath of the botched terror attacks in London and Glasgow, there were renewed calls for the prohibition of Hizb ut-Tahrir, on the grounds that although the group proclaims advocating peaceful means for winning the Caliphate, its rhetoric can encourage Muslims onto a path toward terrorism.

Some analysts describe Hizb ut-Tahrir as "soft jihadists"; others contend that it veers beyond that.

"The only difference between Islamists from Hizb ut-Tahrir and jihadists is that the former are waiting for their state and caliph before they commend jihad, while the latter believes the time for jihad is now," said Ed Husain, a former member of Hizb ut-Tahrir who has criticized the group in a recent book, "The Islamist."

Hizb ut-Tahrir is banned in a number of Muslim countries, particularly those that feel vulnerable to its calls for the overthrow of their governments - including Egypt, Pakistan and Saudi Arabia.

The group was proscribed by the German Interior Ministry in 2003 for "spreading hate and violence," under a chapter in the Constitution that is often used to clamp down on anti-Semitism. Hizb ut-Tahrir is appealing that ban.

In Britain, Hizb ut-Tahrir has waxed and waned, enjoying considerable strength in the mid-1990s, when members recalled that it attracted a crowd of many thousands to a meeting at Wembley Stadium.

The party, which does not announce membership numbers, remains potent on British university campuses, frequently fields speakers on television talk shows, and runs a slick Web site that falls short of running into problems with British law.

During Prime Minister Gordon Brown's first question time in the House of Commons last month, the leader of the Conservative Party, David Cameron, asked the new Labour leader why Hizb ut-Tahrir had not been banned.

Cameron said the group was "poisoning the minds of young people and has said that Jews should be killed wherever they are found."

Brown replied that he had only been in office a short while and would look into it.

But John Reid, the former home secretary, jumped in, saying there was not sufficient evidence under British laws to ban the organization.

That, say British officials, is the nub of the problem. Even under the new 2006 anti-terrorism law that prohibits the glorification of terrorism, Hizb ut-Tahrir cannot be prosecuted, a British government official said.

"They are very savvy, very sophisticated, they know how far they can push," the official said.

Former Prime Minister Tony Blair was urged last year by the Pakistani president, Pervez Musharraf, to ban the group on the grounds that it "brainwashes people and that leads to violent acts," a senior Pakistani official said. The British Foreign Office received a similar message from Pakistani officials last month.

During a lunch break in the sunny courtyard of the Alexandra Palace, a 19th-century brick pile in northern London, conference-goers - information technology managers, bankers and teachers - told of the appeal of the ideology of a Caliphate in the Muslim world.

"If you look at the political structure in the Muslim world, it's a police state," said Mohammed Baig, 28, a second-generation British Indian who is an asset manager specializing in corporate governance. "You have the public opinion underground, and then staged public opinion in the media."

Most people in the Muslim world want the introduction of Sharia, or Islamic law, said Baig, who said he had been a member of the group for seven years.

"Our feeling is: What gives Western governments the right to impose a set of values on a people who don't believe in them?" he said, referring to the United States and Britain pushing for democratic values in the Middle East.

Asked about Hizb ut-Tahrir as a conveyor belt to terrorism, Baig said: "I'm not going to say Hizb ut-Tahrir has been a perfect organization for 20 years. There are people who have come and gone in the organization. An atmosphere was created in the youth in the mid '90s, mistakes were made."

Some of the most ardent adherence to the party's ideas about a Caliphate was expressed by women members at the conference.

Rubina Ahmed, 33, a mother of four who came on a charter bus from Manchester, said, "It's the in-depthness of the caliphate that I like." Hizb ut-Tahrir "doesn't compromise on the values of Islam and it's not afraid to speak out for what it wants."

Why did Hizb ut-Tahrir not work for the goal of the Caliphate in Britain, asked someone in the audience during a question-and-answer session.

"We focus our work where we can get the quickest results," Abuzahra said.

Riguardo l’avanzata massiccia dell’Islam in Europa (e le eventuali tattiche per porvi un freno) invito a leggere QUI (tesi “pessimiste”, Bat Ye’or, autrice del libro “Eurabia”), e QUI (tesi ottimiste)

Ma è mia personale convinzione che soltanto le soluzioni urgenti e radicali risolveranno il problema creato dall’immigrazione musulmana.
Ne riparleremo.

Tuesday, September 11, 2007

9-11 Per non dimenticare

" World Trade Center Attacks" Video Youtube





... per non dimenticare come reagirono i palestinesi a questo attacco. Dal mediablog di Labieno
Palestinians-celebrate-911


Friday, September 07, 2007

"La sinistra non fa cortei per chi difende Hina"

Riprendo un articolo da "Il Giornale" che ci ricorda che qualcuno in Italia è costretto ad una vita “sotto scorta”, soltanto per aver sostenuto il diritto delle donne musulmane all’emancipazione.

Eppure sembra che dal processo per l’omicidio di Hina Saalem e dalla successiva aggressione alla vicepresidente lombarda dell’Associazione donne marocchine in Italia, su queste vicende sia sceso il buio completo.
Forse gran parte della sinistra, occupata a proteggere gli interessi d’immigrati prepotenti e mascalzoni, preferirebbe che le voci libere come quella di Dounia Ettaib non fossero ascoltate.
Crediamo di comprenderne il motivo.


Dounia Ettaib come Ayaan Hirsi Ali?
Ricordiamo che la scrittrice olandese, condannata a morte con una Fatwa dopo l’assassinio del regista
Theo van Gogh, subì una vergognosa campagna di delegittimazione anche all’interno del partito (di sinistra) in cui militava. Ciò la spinse a fuggire dall’Europa per cercare rifugio e autentica protezione negli Stati Uniti.

Siamo disposti ad accettare che ciò che è accaduto in Olanda si ripeta qui da noi?

da "Il Giornale"
Prima un’aggressione, poi un nastro con minacce registrate, ora un «avvertimento» portato fin dentro il suo ufficio. Sebbene viva sotto scorta, Dounia Ettaib può tranquillamente venir raggiunta comunque e dovunque, questo è il significato di un «avvertimento» che, in Sicilia, sarebbe stato qualificato come mafioso e avrebbe provocato marce di protesta, cortei e «giornate della legalità». Ma la scritta sotto la foto della vicepresidente lombarda dell’Associazione donne marocchine in Italia e della deputata Daniela Santanchè era in arabo: «Infedeli». Così, finirà con la solita alzata di spalle governativa. Filippo Penati, presidente della provincia di Milano, ha prontamente stigmatizzato il «segno di ignoranza e inciviltà», manifestando solidarietà con le due donne minacciate. A noi, vista la provenienza e stando all’esperienza, pareva un «segno» di morte. Noi, che abbiamo seguito con trepidazione la vicenda dei lavavetri fiorentini e la «svolta a destra» dei sindaci di sinistra, speravamo che la sinistra, misericordiosa e permissiva quand’era all’opposizione, una volta al potere avesse capito che la questione della sicurezza dei cittadini è anche una questione di voti, e che lasciare il cavallo di battaglia dell’ordine pubblico a Berlusconi può essere, anche più che le tasse, un suicidio politico. Ma forse ci siamo sbagliati, perché la sinistra ha molte anime. Da una parte se la piglia coi lavavetri, tanto per mostrare a chi l’ha mandata al potere di saper governare. Dall’altra, smantella la Bossi-Fini perché porta i nomi dei più odiati dal suo dna. E poi, se qualche «ignorante e incivile» decidesse di passare ai fatti, la Santanchè è deputato, sì, ma di An. Basterà qualche «ferma e vibrata protesta», e dopo qualche giorno si tornerà al trantran consueto. Naturalmente, si tratta di miopia bella e buona, della stessa risma di quella che così suona: coccoliamoci gli immigrati musulmani, che sono i più, ed avremo un nuovo proletariato che voterà per noi. Chi ci vede bene, invece, è proprio Dounia Ettaib, non a caso minacciata, che di quegli immigrati fa parte. La sua lotta per l’emancipazione delle donne musulmane è la messa in pratica dell’avvertimento che il celebre islamologo Samir Khalil Samir ha lanciato in un lungo articolo sull’agenzia AsiaNews: «Anche la visibilità esterna fa parte di un’azione di proselitismo: lo hijab, il chador rendono visibili le folle musulmane, mentre la scristianizzazione porta a cancellare tutti i segni religiosi cristiani. I simboli di appartenenza islamica hanno un significato politico evidente, oltre che un valore religioso per chi ne è convinto. Per questo motivo alcuni Paesi musulmani ed europei vietano negli uffici pubblici questi segni di affermazione identitaria islamista». Ma da noi una immigrata esemplare come la Ettaib si vede respingere dal giudice la richiesta del movimento da lei rappresentato di costituirsi parte civile nel caso dell’omicidio di Hina Saleem, la ragazza uccisa dai familiari perché voleva integrarsi. Davvero un bel segnale per quegli onesti che si sforzano di resistere alle sirene dell’integralismo: minacce, e serie, da un lato, cecità di politici e magistrati dall’altro. Come cantava Battiato, «rimettiamoci la maglia, i tempi stanno per cambiare».

Il Giornale del 5/09/2007

Su Hina Salem Qui e Qui.

Thursday, September 06, 2007

Bandire I'Islam?

Riporto un servizio sull’idea di bandire il Corano (e l’Islam) dall’occidente, pubblicato da Daniel Pipes sul New Jork Times del 29 agosto scorso. Apprezzo da sempre questo grande esperto del Medio-Oriente, tuttavia devo ammettere che la conclusione di questo articolo non mi trova completamente d’accordo.

Geert Wilders, il politico olandese cui Pipes accenna brevemente, ha intenzione di fondare un nuovo gruppo popolar-conservatore, "modellato su idee che hanno valso a Wilders la definizione di nuovo Pim Fortuyn."
Ha affermato: "Islam e democrazia sono assolutamente incompatibili, ma bisogna fare una differenza tra l’islam e i suoi fedeli. I musulmani possono vivere tra noi, ma devono ricordarsi che la Costituzione olandese è prioritaria rispetto ai libri religiosi. Se non accettano questa regola non ci sarà posto per loro".
Ovviamente da molto tempo sulla sua testa pende una fatwa di morte. Per saperne di più, QUI.

Bandire L'Islam?

Di tanto in tanto i non musulmani rilanciano l'idea di bandire il Corano, l'Islam e i musulmani. In questo mese di agosto, ad esempio, lo hanno fatto Geert Wilders, un leader politico dei Paesi Bassi, che ha chiesto di vietare il Corano (che egli paragona a Mein Kampf di Hitler), e due politici australiani, Pauline Hanson e Paul Green, che sollecitano una moratoria sull'immigrazione musulmana.

Che dire di queste iniziative? Innanzitutto, ripercorriamo un po' di storia. Esistono dei precedenti legati a un'epoca passata, quando gli intolleranti governi cristiani costrinsero i musulmani alla conversione (specialmente nella Spagna del XVI secolo) ed altri furono vivamente incoraggiati a farlo, specie i membri dell'elite (come avvenne nella Russia del XVI e del XVII secolo). Ma in epoca moderna, con la libertà di espressione e con quella religiosa che sono alla base dei diritti umani, i tentativi di salvaguardarsi dall'intolleranza bandendo il Corano, l'Islam e i musulmani falliscono in modo ben visibile.

In quello che probabilmente fu il più serio tentativo moderno di bandire il Corano, nel 1984-85, un gruppo indù arguì che i testi sacri islamici contenevano "numerose massime reiterate di continuo nel libro che per motivi religiosi promuovono la disarmonia, sentimenti di inimicizia, odio e rancore tra le differenti comunità religiose e incitano la gente a perpetrare atti di violenza e a turbare la quiete pubblica".

Portare in giudizio questa istanza, conosciuta come il caso "The Calcutta Quran Petition", provocò disordini e morti in Bangladesh. Il caso allarmò a tal punto Nuova Delhi che lo stesso procuratore generale dell'India prese parte al dibattimento, opponendosi all'istanza che, come era prevedibile, fu rigettata.

Questa prima istanza ha stabilito un modello per quanto concerne la raccolta di discutibili versetti coranici. Altri tentativi sono stati più retorici e meno efficienti. Quello maggiormente importante fu ad opera di Pim Fortuyn che cercò di porre fine nei Paesi Bassi all'immigrazione musulmana. Se egli non fosse stato assassinato nel 2002, avrebbe potuto condurre la sua crociata dagli scranni del governo.

Nel 2005, in Italia, Roberto Calderoli, coordinatore della Lega Nord, scrisse che "L'Islam va messo fuori legge fino a che gli islamisti non siano disponibili a rinnegare quelle parti della loro pseudo-dottrina politico-religiosa inneggiante alla violenza e alla sopraffazione delle altre culture e delle altre religioni".

Nel 2005, il parlamentare britannico Boris Johnson fece rilevare che l'approvazione di una legge sull'odio razziale e religioso "deve implicare il divieto di leggere – in pubblico o in privato – un gran numero di brani dello stesso Corano". Quanto da lui osservato indusse una delegazione di musulmani a chiedere (e ottenere) assicurazioni al Ministro dell'Interno che tale divieto non sarebbe stato posto. Nel 2006, Patrick Sookhdeo dell'Institute for the Study of Islam and Christianity chiese di proibire una traduzione del Corano dal titolo The Noble Koran: a New Rendering of its Meaning in English poiché "il testo illustra una strategia per uccidere gli infedeli e muovere guerra contro di essi".

Altri paesi occidentali sono stati testimoni di tentativi di minore importanza. Nel 2004, in Norvegia, il Kristiansand Progress Party cercò di mettere al bando l'Islam e nel 2006, in Germania, il Bundesverband der Bürgerbewegungen tentò di proibire il Corano dichiarandolo incompatibile con la Costituzione tedesca. Agli inizi del 2007, l'organizzazione danese Stop the Islamification of Denmark chiese di bandire parti del Corano e tutte le moschee, dichiarandole incostituzionali. Nel 2004, l'associazione religiosa australiana Catch the Fire Ministries così argomentò: "Il Corano contraddice la dottrina cristiana in un certo numero di brani e, in base alla legge della blasfemia, [esso] è pertanto illegale".

Altrove, singoli individui hanno sentito la medesima esigenza. In Svizzera, Alain Jean-Mairet è lo stratega di un piano diviso in due parti, una divulgativa e l'altra giuridica, con l'obiettivo che "tutti i progetti islamici diventino impossibili da realizzare in Svizzera". In Francia, un anonimo autore ha scritto sul sito web Liberty Vox che vorrebbe bandire l'Islam, come pure Warner Todd Huston, negli Stati Uniti.

Tra l'altro, il film uscito nel 2006, "V per Vendetta", ritrae un'Inghilterra dove nel futuro il Corano è vietato.

La mia opinione a riguardo? Comprendo il forte impulso dettato da motivi di sicurezza volto a escludere il Corano, l'Islam e i musulmani, ma questi tentativi sono troppo estesi, mischiando brani pregni di ispirazione religiosa con quelli discutibili, riformatori con estremisti, amici con nemici. Inoltre, essi ignorano la possibilità di un cambiamento positivo.

Sarebbe più pratico e specifico ridurre le minacce di jihad e Shari'a, mettendo al bando le interpretazioni islamiste del Corano, come pure l'islamismo e gli islamisti. Esistono dei precedenti. Un Corano pubblicato coi finanziamenti sauditi è stato rimosso dalle biblioteche scolastiche. Predicatori sono finiti in galera per le loro interpretazioni coraniche. Versioni estremistiche dell'Islam sono state perseguite penalmente. Organizzazioni sono state dichiarate illegali. Uomini politici hanno chiesto a degli islamisti di lasciare i loro paesi.

L'Islam non è il nemico, ma l'islamismo lo è. Tollerare l'Islam moderato, ma sradicare le sue varianti radicali.

Wednesday, September 05, 2007

Convertire i lavavetri stranieri in lavoratori socialmente utili???

"La soluzione proposta dal governo è delirante. Trasformare lavavetri ed extracomunitari in lavoratori socialmente utili, a cosa non si sa, a carico dei contribuenti, è una vergogna ed una forma di razzismo ai danni degli italiani".
Maurizio Gasparri - Alleanza Nazionale.

"Che il governo non tiri troppo la corda già logorata dalle innumerevoli cazzate compiute in questi mesi di fallimenti, o si potrebbe spezzare".
Fosca - RRRESISTENZA.

Tuesday, September 04, 2007

Che fare?


Finalmente li hanno presi.

Il romeno ed i due albanesi che il 21 agosto hanno selvaggiamente seviziato ed ucciso i due coniugi di Gorgo al Monticano (Treviso), sono stati catturati dai carabinieri del capoluogo.

Non è stato difficile. Nella foga del massacro non hanno pensato di cancellare le loro impronte ed insieme alle tracce di cocaina hanno lasciato anche macchie del proprio sangue. Il DNA ha svelato che due assassini sono albanesi, arrestati in passato per violenza sessuale e rapina.

Erano liberi grazie all’indulto.

Il terzo assassino è romeno. Era un dipendente del proprietario della villa custodita dai due sfortunati coniugi.

E’ una semplice coincidenza, ma poco prima di apprendere della cattura dei malviventi avevo terminato la lettura di un articolo di Giacomo Amadori su Panorama, che prendendo spunto da quest’ultima carneficina, avverte che le rapine in casa sono in crescita.

Nel biennio 2004/2006, 4.990 abitazioni sono state rapinate. Solamente nel 30,2% dei casi si è giunti all’arresto dei responsabili, per la stragrande maggioranza stranieri.
Amadori scrive che i dati forniti dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza non specificano in quanti casi si siano verificati abusi e torture. Eppure proprio in questi ultimi mesi la gran parte delle rapine nelle abitazioni e negli esercizi commerciali è degenerata in assurde brutalità e stupri.
Gli autori delle più spregevoli violenze sembrano essere gli Albanesi, i romeni, gli slavi ed i nordafricani. Gente che nulla ha da perdere e che ritiene “conveniente commettere reati in Italia, perché la risposta preventiva, repressiva e punitiva è più morbida che in altri Stati” Antonio Fojadelli, Procuratore Capo di Treviso.
Ammettiamolo: è proprio così.
Per fare un piccolo esempio, basti ricordare che nei primi anni ’90 una politica suicida permise l’ingresso in Italia di centinaia e centinaia di delinquenti albanesi che in poco tempo organizzarono il più grande e crudele racket della prostituzione che il nostro Paese abbia mai conosciuto.

Migliaia di ragazze perlopiù minorenni, moltissime prelevate con la forza nei loro villaggi, furono costrette a prostituirsi in Italia senza che per anni lo Stato riuscisse a controllare e ad arginare questo fenomeno*.

E’ logico che dopo un così lungo periodo d’impunità, bestie di tal fatta ritengano l’Italia il Paese dei coglioni…

Nell’articolo di Amadori, a proposito dell’ultimo massacro leggiamo che Il Procuratore capo di Treviso Fojadelli ha affermato di non essersi mai imbattuto in tanta crudeltà.

Non ci prenda in giro. Forse in azioni del genere non ci si è mai imbattuto, ma della violenza gratuita peculiare a questa gente avrà senza dubbio sentito parlare.

Bande di Romeni ed albanesi con la violenza controllano saldamente il mercato della prostituzione e delle armi in Italia e nei Paesi balcanici ; i nordafricani sono attivi nel settore degli stupefacenti.
Per quanto riguarda molti degli slavi implicati in reati simili (serbi/bosniaci/croati), potrei solo aggiungere che forse hanno vissuto una guerra che li ha resi insensibili alla pietà.

Questa gente è un cancro. Ma è veramente impossibile estirparlo?

Prima di pubblicare questo post, leggo su “ Il Giornale” che uno degli aggressori del regista Tornatore, un romeno diciassettenne, arrestato pochi giorni fa è già evaso dal “centro d’accoglienza” dove era nell’attesa di essere giudicato...

Aggiornamento del 5.09: solo uno dei due albanesi era fuori dal carcere grazie all'indulto. Magra consolazione.

* Lo stato italiano iniziò una debole lotta contro le bande albanesi solamente verso fine degli anni '90. Sebbene nessuno ancora oggi lo ammetta, ebbe un’agevolazione dai violenti disordini scoppiati nel 1997 in Albania, quando alcune delle famiglie che avevano subito il rapimento di una o più figlie, riuscirono a procurarsi delle armi e uccisero molti dei capi del racket che organizzava il trafficking verso l’Italia e la Grecia. Ma nel nostro Paese il racket non fu certo eliminato. Pochi furono gli arresti e poche le ragazze salvate. Inoltre sappiamo bene che la certezza della pena è un concetto ignoto in Italia...
Comunque gli albanesi divennero più prudenti e spostarono i loro interessi anche all’estero. Molte delle ragazze giunte
in Italia da bambine furono portate in Bosnia e vendute all’asta come carne da macello, o scambiate con le ragazze moldave fornite dalle nuove bande romene.

Ma questa è un’altra storia.

Thursday, August 30, 2007

Rientro


Sono balzato dal lavoro alle ferie e nuovamente al superlavoro senza una reale soluzione di continuità.

Giuro che durante il periodo di vacanza trascorso tra le montagne dell’Ost-Tirol, non ho trovato uno straccio di connessione per aggiornare questo modesto blog.

Ma ormai le ferie sono un capitolo chiuso (oddio che tristezza!). Pertanto, anche se gli impegni sono pressoché raddoppiati, di certo non mancherò di affidare ancora una volta i miei pensieri e le mie riflessioni a questo foglio virtuale, blu come il colore attribuito alla serenità che ogni giorno mi auguro di raggiungere.

La foto, scattata nei pressi del rifugio Defregger Haus nel gruppo del Großvenediger, ritrae i miei vivacissimi lupacchiotti ed una paziente amica.

Saturday, August 04, 2007

Oltre la Destra, oltre la Sinistra


La lista degli pseudo intellettuali firmatari della petizione contro Magdi Allam su Reset è ormai chiusa. Ma qualcuno ha pensato che il momento fosse propizio per farsi della pubblicità gratuita continuando l’opera della rivista Reset. Massì, sto parlando del Professor Antonio Caracciolo, docente di filosofia del diritto all’Università La Sapienza di Roma, che ha lanciato una nuova petizione da uno dei suoi innumerevoli blogs. Guarda il caso, il blog dove si “fa politica in Forza Italia”. Premetto subito che a mio modesto parere il professore, sarà forse per i suoi ideali, sarà forse per la sua cerchia d’amicizie, non sembra rientrare nel canone del “tesserato forzista tipo”. Comunque, nel caso mi sbagliassi, prego di non tener conto del voto offerto dal sottoscritto alle elezioni dell’aprile scorso.

Seguendo la strategia d’indagine sulla rete, comune anche al Professor Caracciolo, scopro quasi immediatamente che la maggioranza dei sottoscrittori, perlopiù docenti, saggisti e giornalisti, sembrano provenire da ambienti dell’ultra destra e della sinistra radicale. Tra questi, alcuni gravitano nella sfera di una destra ambigua che è ben aldilà delle ideologie di movimenti che noi consideriamo già radicali, come ad esempio Forza Nuova.
Per esser più schietti, uno dei firmatari, Ugo Gaudenzi il direttore di Rinascita, ha definito sé stesso non come un fascista, bensì come un membro della “Sinistra nazionale”. Hmmm…

La curiosità mi induce a conoscere più a fondo gli individui che insieme a Caracciolo hanno ritenuto opportuno proseguire l’opera di Reset. Pertanto, decido di lanciarmi seriamente in una navigazione esplorativa nella Rete. Mi rendo conto che ognuno dei sottoscrittori ha qualcosa in comune con qualcun altro. Magari scrive sulle stesse riviste, o partecipa ai forum degli stessi siti. Alcuni rivelano una forte simpatia per gli ebrei ortodossi di “Naturei Karta”, che pregano per la fine d’Israele; altri prediligono le stesse letture, tra queste l’opera di studiosi ebrei giudicati antisemiti, come il professor Norman Finkelstein e il giornalista/ scrittore Israel Shamir, o negazionisti come Garaudy. Alcuni sono degli studiosi della cultura e della lingua araba, o membri d’istituti ed associazioni che promuovono l’interscambio culturale con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Altri sono attenti commentatori e sinceri estimatori di Julius Evola e Jean Thiriart.
Molti si dichiarano apertamente contro gli Usa ed Israele e favorevoli ad una politica d’avvicinamento ai popoli mediorientali. Una parte è convinta che la guerra al terrorismo sia il frutto di una strategia dei “sionisti” per incrementare l’odio contro il mondo arabo.
Tutti hanno firmato l’appello del Prof Claudio Moffa a favore dell’illustre revisionista Faurisson.

E ciò mi pare anche un po’ buffo: promuovono un appello per rivendicare il diritto di Faurisson ad esporre le sue teorie negazioniste e poco dopo aprono una petizione contro il diritto di Magdi Allam di scrivere ciò che pensa lui riguardo ad alcuni “docenti” delle nostre Università.
E’ un controsenso. Ma non è l’unico.

Dedichiamoci per un attimo al Professor Claudio Moffa, uno dei firmatari della petizione, probabilmente uno dei promotori. Il mese scorso, "forse" per l’accusa di antisemitismo, si è finalmente conclusa l’avventura del suo Master, finanziato senza colpa dall’Università di Teramo.
Tra gli illustri docenti, tralasciando quelli che appaiono anche nella petizione contro Allam, o le presenze saltuarie come gli ambasciatori dell’Iran e della Siria, o la giudice Forleo ed altri, ho trovato alcuni nomi di “intellettuali” che anche in questo caso provengono da esperienze politiche radicali sia della destra, sia della sinistra.
Come potrete leggere nel suo sito, il professore, per nulla demoralizzato dalla chiusura del Master Mattei, ha fondato un nuovo Centro di Studi a Roma, l’“Istituto 'Enrico Mattei' di Alti Studi in Medio Oriente” lo IEMASVO. Presumo sia una fotocopia del precedente Master, ma –ahilui- non finanziato dai soldi pubblici.
Il professore sembra non servirsi dei canali tradizionali per pubblicizzare il suo progetto. Difatti trovo ampia propaganda del nuovo Master soltanto su Politica ONLine nel settore destra radicale. Hmmm, mi sento un pò confuso.
Il Moffa, come dichiara in questo pezzo, è di Rifondazione Comunista, che c’azzecca con la Destra radicale?. Mah. Proseguiamo.
Tra i docenti del Master (vecchio e nuovo) e firmatari della petizione c’è lo scrittore/traduttore/giornalista Mauro Manno. A parte Claudio Moffa, Manno è l’unico dei firmatari che io già conoscevo per alcuni dei suoi articoli che conservo gelosamente nella categoria “Rubbish” dei preferiti.
Parliamone.
Manno ha una convinzione profonda: in “Palestina” la possibilità di due Popoli in due Stati è irrealizzabile. Deve esistere un unico grande Stato. Palestinese, appunto.
Alcune perle: “…perché sprecare fiato per Israele? Anche lo “stato ebraico” è destinato a sparire. Molto presto a mio avviso; non pongo limiti alla provvidenza del Signore o della storia.” Ma non facciamogli un torto, leggi tutto QUI.
Ancora : “Hamas ha vinto: I nemici della giustizia e della pace in Palestina nello scompiglio”.
Su Priebke QUI. (Ammetto di essere d’accordo per almeno il 2% di questo articolo).
Sulla Lobby Ebraica QUI.
Non è finita. “Cosa resta da fare al militante, al democratico che vuole lottare contro il sionismo, contro USrael e i pericoli di guerra attuali, anzi sempre più minacciosi, vista la situazione in Medio Oriente e la prospettiva che Israele attacchi l’Iran e trascini nella guerra generalizzata gli Usa e l’Europa? Prima di tutto liquidare i nemici interni. Questa è una necessità ed una caratteristica di tutti i movimenti di lotta. É un’assoluta necessità perché, i nemici interni, gli indoratori della pillola sionista, paralizzano la lotta, sviliscono gli sforzi generosi, fanno deviare dagli obiettivi giusti, sabotano e fanno deragliare il treno della lotta per la pace. Chi sono i nemici interni? (lo vuoi sapere? leggi QUI).
Ancora sulla personale demonizzazione del Sionismo, sulla difesa ad oltranza dell’Iran e sull’auspicio della fine d’Israele: “Israele deve essere spazzato dalla carta geografica”.

Manno è incredibile. Se non ci fosse si dovrebbe inventarlo. Un po’ mi fa tenerezza anche perché lo capisco. Anch’io come lui passo giornate intere a parlare e scrivere in lingue diverse dall’italiano, cosicché quando devo esprimere un concetto nella mia lingua madre, a volte incespico, m'ingarbuglio e mi esce qualche cazzata. Ma in fondo io sono soltanto un ex soldato ed un consulente tecnico. Lui invece è un professionista della parola e le cazzate gli riescono ‘ssai meglio.
Ma a volte non lo capisco. Sì, perché non si fa scrupolo di tradurre anche le cazzate degli altri.
Per l’occasione, permettetemi di rivolgermi direttamente a lui:
Oh Manno! E sappiamo bene che molti tra quelli che si bevono la propaganda palestinese non sono proprio delle cime. Ma tu li prendi proprio per allocchi. Come puoi pensare che credano anche a questo: Temiamo che il misterioso attentato alla moschea di Samarra, subito attribuito a Zarkawi, che ha scatenato gli scontri etnici e religiosi tra sunniti e sciiti, i quali ancora perdurano e fanno pensare ad una guerra civile, non sia altro che un intervento criminale di Stati Uniti e Israele allo scopo di portare avanti il progetto sionista di frantumare il paese.” Ma quando l’hai tradotto non ti sei sentito un po’ allocco anche tu?"

Manno è un uomo che si dichiara di sinistra. Ma presumo che si tratti di una sinistra molto "profonda" infatti attacca Bertinotti e perfino il Manifesto accusandoli di promuovere idee “sionistre”. I suoi articoli sono ripresi dai siti web dell’ultra destra, e lui continua a dichiararsi di sinistra.
Io ci credo. Ma vallo a dire a quei sinistri doc che manifestano profondi dubbi anche su altri “colleghi” di Manno, (e di Caracciolo e Moffa), come Costanzo Preve e Mauro Pasquinelli, perché pare treschino con uomini, movimenti e case editrici dell’estrema destra.
Ed eccoci al punto.

Esplorando l’ambiente in cui si muovono Il Professor Moffa o il suo collega Caracciolo o Manno, ci troviamo appunto immersi in questo tipo d’ambiguità politica che potrebbe confondere quei giovani “sinistri” ingenui, magari convinti che “rosso” e “nero” non si possono fondere. Nel contempo, potrebbe turbare quelli che, tra i più maturi, sono ben consapevoli che invece il “rosso” ed il “nero” si fondono benissimo, ma spesse volte il risultato è devastante

Terzomondismo ed antisemitismo. Revisionismo e dottrina no-global. Siti web dell’ultra destra, accorpati idealmente ai siti web della sinistra radicale.
Gruppi dalle ideologie apparentemente contrastanti, di nuovo insieme con scopi comuni. Una commistione ideologica che in un primo momento potrebbe riportare alla mente quei movimenti della destra antagonista che alla fine degli anni 70 avviarono un dialogo con la sinistra radicale. I nomi? “Costruiamo L’azione” o “Terza Posizione”.
Ma se indaghiamo meglio e facciamo un passo indietro, troviamo delle testimonianze più profonde di questa singolare comunione: il “nazionalcomunismo” o “nazionalbolscevismo” del movimento “La Giovane Europa” ( la Jeune Europe di Jean Thiriart - leggi da pag. 77 QUI). Ed il suo organo ufficiale, la rivista “La Nazione Europea”.
Curiosamente,oggi esiste una rivista telematica che sembra quasi aver sostituito il giornale “Giovane Europa”: è “La Nazione Eurasia”.
Sinceramente, ammetto che spesso la confondo con la Rivista di studi geopolitici “Eurasia”.
Ma, capirete: non è facile distinguerle.
Metti poi che alcuni autori che scrivono nell’una intervengono anche nell’altra, allora la confusione va a mille (ovviamente mi riferisco soltanto a quegli autori riportati nelle liste del Professor Caracciolo e del Professor Moffa)
.….

Con ciò, lungi da me l’intento di affermare che il Professor Moffa o il Professor Caracciolo siano i promotori di chissà quale movimento politico occulto. Io non credo per principio a società segrete o complotti vari. Loro, i professori, presumo siano ben più disposti del sottoscritto a credere alle teorie cospirative o a complotti internazionali, orditi magari dalle famigerate “lobbies ebraiche”.
Pertanto, per dirla tutta, a me interessa ‘ssai poco che elementi radicali degli opposti schieramenti facciano comunella per portare avanti le stesse idee. Sono le loro idee che non potrò mai accettare.
E per amor del vero Il Professor Moffa ha dovuto più volte giustificare il suo gruppo “misto” come un’aggregazione di gentiluomini di diversa estrazione politica, che combatte contro la dittatura del pensiero unico.
E aggiungo io, “perché gli altri (NOI) hanno il cervello ormai annebbiato da questo “pensiero unico” indotto dalle solite “lobbies ebraiche”.
Allora io mi auspico che il Professor Moffa ed il collega Caracciolo (che di certo, mi starà leggendo) trovino un giorno il coraggio di fondare un partito VERO, che dissipi finalmente ogni dubbio sul loro movimento.
Berlusconi l’ha fatto. Bossi pure. Diavolo, che lo facciano pure loro!
Nel caso ci fossero dei problemi riguardo al manifesto politico, credo che, senza far torto ad alcuno, potrebbero benissimo adattarsi QUESTO.

Inoltre Moffa avrebbe già pronti i quadri del nuovo partito: sono i suoi docenti ed i suoi colleghi sottoscrittori delle svariate petizioni per la libertà di espressione (loro) e contro la libertà d'espressione di Allam.
Ma a mio avviso dovrebbe bacchettare quelli un po’ esuberanti che scrivono ad esempio che Israele deve sparire (sono idee che è meglio tenere per sé); oppure quelli/a

Si arriva perciò all'assurdo logico e semantico di considerare eroe un mercenario italiano morto in Iraq al soldo di qualche "agenzia di sicurezza", e all'opposto considerare terrorista chi combatte l'oppressore facendosi saltare in aria a un posto di blocco o al passaggio di una pattuglia” . Sono frasi un po’ forti, che potrebbero non essere capite.
Come potrebbe non essere apprezzato un futuro onorevole i cui articoli appaiono su riviste a prima vista un pò singolari.

Lo chiedo direttamente: Professori fondate un nuovo partito! Ma ci pensate a quanti voti vi giungeranno dagli immigrati musulmani quando dichiarerete di battervi per un'Europa unita e alleata ai Paesi del sud del mediterraneo, all'Iran soprattutto? (Macchè Eurabia, E U R A S I A!)
Avrete un successone.
Ben inteso, solo quando i nuovi immigrati potranno votare. Ma l'attuale governo ci sta lavorando. Sveglia! Sta lavorando solo per voi.

Ripeto, fondate un partito, non siate timidi! Non nascondetevi tra i corsi di studio post universitari, associazioni di interscambio culturale, riviste di studi geopolitici o semplici corsi di lingua Araba. Non è bello. E' inutile e non vi porterà lontano.
E poi, Professor Caracciolo, avrebbe la possibilità di restituire la tessera di Forza Italia e di averne una tutta nuova di un partito nuovo, magari con il numero 0000001.
Perché, diciamocelo, Lei con Forza Italia che c’azzecca?
E che sostegno potrebbe offrire Forza Italia alle sue idee ? Nessuno.

Dia retta a me, molli Forza Italia. Con il suo amico Moffa inventi un partito nuovo di zecca e la sua, la vostra vita muterà completamente.
Magari vi troverete ad essere più ascoltati e più rispettati...
...
Beh, certamente più ascoltati.

To be continued

Alcuni siti per approfondire.

http://it.altermedia.info/ Consiglio di visitare anche le versioni straniere di questo sito.

http://orientamenti.altervista.org/

http://www.aurora.altervista.org/

http://it.altermedia.info

http://clubtiberino.blogspot.com/2007/07/appello-contro-le-liste-di-proscrizione.html#appello

http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/numeri/12005.shtml

http://litek.ws/aaargh/ital/ital.html

http://ariannaeditrice.it/

http://www.uomo-libero.com/

http://www.tilsafe.com/libit/002-RVEN-IV.htm

http://aurora.altervista.org/index.htmmovimento

http://www.claudiomoffa.it/

http://www.gliscomunicati.com/content.asp?CatId=317&ContentType=Redazione

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?p=6154543

http://www.al-awda.org/

http://it.groups.yahoo.com/group/Al-Awda-Italia/

http://www.orionlibri.com/index.php?sezione=biblioteca&page=showbiblio&idn=10


http://www.claudiomutti.com/index.php?url=6&imag=1&id_news=4

http://www.claudiomutti.com/index.php?url=1&imag=1

http://www.ilsale.net/ILSALE47.HTML#IRAQ

http://vho.org/aaargh/ital/attua/rsprim07-2.pdf

http://www.centrostudilaruna.it/grazianiimperiumimpero.html

http://www.cpeurasia.org/

http://www.oppostadirezione.altervista.org

http://eurasiaunita.forumfree.net/

http://lanazioneeurasia.altervista.org

http://movies2.arcoiris.tv/movies/23_10_2004/eurasia_big.wmv
Presentazione della Rivista, Storia dell'euroasiatismo (Prof. Mutti) e progetti.

http://www.italiasociale.org/Geopolitica_articoli/Eurasia.htm