Sunday, May 31, 2009

Antisemitismo in Europa. Francia, il caso Ilan Halimi


Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 29/05/2009, a pag. 3, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " 'Se questo è un ebreo'. Il caso del Daniel Pearl francese " su Ilan Halimi, ragazzo francese torturato fino alla morte perché ebreo da un gruppo di fondamentalisti islamici.

Roma. “Se questo è un ebreo”, recita il titolo del bellissimo pamphlet di Adrien Barrot. La Francia ha scoperto il sorriso contagioso di Ilan Halimi soltanto dopo la sua morte. Un sorriso che nulla sembra dire di quell’odio e di quella ferocia durata tre settimane nelle mani di una gang di islamisti delle banlieue parigine. “Giovani per i quali gli ebrei sono inevitabilmente ricchi”, ha detto Ruth Halimi degli assassini di suo figlio. La madre di Ilan ha pubblicato il diario di quei “24 giorni” (Seuil edizioni). Ieri Ruth è andata in tribunale a guardare la gang musulmana, in un processo che genera angoscia e scandalo in Francia per come il caso è stato trattato fin dall’inizio, da quel tragico febbraio di tre anni fa. Giustifica“Quando li osservo, non vedo odio, ma una tristezza immensa”, dice il padre, Didier Halimi. Ruth ripete che l’uccisione di suo figlio è “senza precedenti dalla Shoah”. Youssouf Fofana, il capo “dei barbari”, è entrato in aula con il sorriso, ha alzato un pugno verso l’alto e gridato: “Allah vincerà”. Testa rasata e maglietta bianca, Fofana alla domanda sulla sua data di nascita ha risposto: “Il 13 febbraio 2006 a Sainte-Geneviève des- Bois”. E’ il giorno in cui il corpo di Ilan è stato trovato, nudo e straziato. Quando gli viene chiesto il nome, Fofana risponde: “Africana barbara armata rivolta salafista”. La Francia non ha ancora fatto i conti con questo feroce antisemitismo islamico, che germina all’interno delle sue folte comunità musulmane. Sei anni fa, Sebastien Selam, un dj di Parigi di 23 anni, uscito dall’appartamento dei genitori per andare al lavoro, venne aggredito nel garage del parcheggio dal vicino musulmano Adel, che gli ha tagliato la gola due volte, quasi decapitandolo, gli ha squarciato il volto e gli ha cavato gli occhi. Adel è corso sulle scale del condominio, grondando sangue e urlando: “Ho ucciso il mio ebreo. Andrò in paradiso”. Nella stessa città, in quella stessa sera, un’altra donna ebrea veniva assassinata, in presenza della figlia, da un altro musulmano. Erano i prodromi di una “tendenza” e i mezzi di comunicazione amano le tendenze. Eppure, nessuna delle principali testate francesi riportò il fatto. Lo zio di Ilan racconta che durante le telefonate per il riscatto alla famiglia venivano fatte sentire le urla del ragazzo ebreo bruciato sulla pelle, mentre “i suoi torturatori leggevano ad alta voce versi del Corano”. I rapitori pensavano che tutti gli ebrei fossero ricchi e che la famiglia di Halimi avrebbe pagato il riscatto. Non sapevano che la madre era una centralinista. E che Ilan, per campare alla meglio, lavorava in un negozio di telefoni cellulari. Fu trovato agonizzante, il corpo bruciato all’ottanta per cento, vicino alla stazione di Saint-Geneviève- des-Bois. Seminudo, con ferite e bruciature di sigarette ovunque sulla carne viva e in tutto il corpo, Ilan è morto nell’ambulanza verso l’ospedale. Ruth nel suo libro denuncia che, per non urtare la sensibilità della comunità musulmana delle periferie, il caso venne fin dall’inizio tenuto su un registro basso, la polizia negava l’intento religioso del sequestro e l’identità islamica di tutti i rapitori; la stessa polizia che chiese alla famiglia di non farsi pubblicità e che fece poco, molto poco, per scardinare la rete di famiglie che proteggeva la gang. Decine di persone sapevano delle torture inflitte per tre settimane a quel ragazzo ebreo che sognava di vivere in Israele. Nidra Poller sul Wall Street Journal scrive che “ciò che più disturba in questa storia è il coinvolgimento di parenti e vicini, al di là del circolo della gang, a cui fu detto dell’ostaggio ebreo e che si precipitarono a partecipare alla tortura”. Divenne tutto più chiaro quando l’allora ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy annunciò che a casa del rapitore erano stati trovati scritti di Hamas e del Palestinian Charity Committee. Intanto la magistratura francese ha ritirato le copie del magazine “Choc” che ha appena pubblicato la fotografia di Halimi in ostaggio, giudicandola “offensiva”. Si vede Ilan imbavagliato, con una pistola alle tempie e una copia di un giornale. La stessa, identica posa d’una famigerata fotografia di sette anni fa con Daniel Pearl, il corrispondente ebreo del Wall Street Journal decapitato da al Qaida in Pakistan. Il New York Times scrive che “in due settimane e mezzo di processo poco è filtrato sul procedimento”. Si svolge a porte chiuse. Quel che è emerso è senz’altro il tentativo del governo francese di occultare l’odio islamico contro gli ebrei come movente della esecuzione di Halimi. Si è parlato poi della stanza in cui venne tenuto Halimi come di un “campo di concentramento fatto in casa”. Il reporter francese Guy Millière scrive che “le grida venivano sentite dai vicini perché erano particolarmente atroci: gli assassini sfregiarono la carne del giovane uomo, gli spezzarono le dita, lo bruciarono con l’acido e alla fine gli hanno dato fuoco con del liquido infiammabile”. La madre di Ilan aggiunge che durante una delle telefonate alla famiglia i sequestratori trasmisero un nastro: “Sono Ilan, Ilan Halimi. Sono figlio di Didier Halimi e di Ruth Halimi. Sono ebreo. E sono tenuto in ostaggio”. “Come si fa a non pensare a Daniel Pearl?”, domanda Ruth. Gli ultimi giorni di Ilan Adrien Barrot, filosofo all’Università di Parigi, ha scritto per le edizioni Michalon uno straordinario libro sul significato dell’uccisione di Halimi. “Non è stato facile fare il verso a Primo Levi”, dice al Foglio a proposito del titolo del suo saggio, “Se questo è un ebreo”. “Si fatica oggi a capire la crescita enorme dell’antisemitismo in Francia dopo l’11 settembre. Io stesso sono di sinistra e per molto tempo faticavo a realizzare questo antisemitismo nuovo che si nutre della cultura antirazzista. Non possiamo criticare gli immigrati musulmani, così finiamo per accusare di razzismo gli stessi ebrei. Dicono che c’è antisemitismo, ma che la colpa è soltanto del sionismo. Lo sentiamo ripetere ogni giorno. L’affaire Halimi significa che il tabù è caduto e l’antisemitismo si sta diffondendo ovunque in Francia”. Barrot critica la visione pedagogica dell’antisemitismo. “E’ troppo astratta, fondata su un’immagine stereotipata. Siamo resi incapaci di identificare ciò che il crimine ‘dei barbari’ ci mette sotto gli occhi, la cellula germinativa dell’orrore che la nostra ‘memoria’ non cessa ritualmente di esorcizzare. Ilan non portava un lungo caffettano nero, un cappello di feltro, le frange rituali, non portava neppure la kippà. Ilan Halimi portava soltanto il suo nome e fu sufficiente a fare di lui una preda. E’ allora che ho compreso che ormai era ridiventato difficile essere ebreo in questo paese”. La retorica pseudoeducativa sull’antisemitismo è incapace di penetrare l’odio che l’islamismo predica contro gli ebrei. “La memoria dell’antisemitismo è evocata per impedire, proibire, riconoscere la realtà attuale, di chiamare le cose con il loro nome. Eccesso, abuso, dittatura della memoria? Memoria inutile? Memoria vuota piuttosto, che ha immesso nella coscienza pubblica soltanto una nozione completamente astratta. Come se i soli buoni ebrei, gli ebrei degni di essere difesi, fossero gli ebrei morti, trasportati in una sfera astratta e pura, non contaminata da tutto ciò che, nella vita, li espone all’odio. C’è una relazione sinistra tra la morte atroce di Ilan Halimi e l’assenza di mobilitazione massiccia che l’ha seguita. La nostra vigilanza veglia sugli ebrei morti ed espone i vivi alla violenza”. Al processo, i carcerieri di Ilan hanno raccontato che la prima settimana del sequestro Halimi l’ha trascorsa in un appartamento prestato ai rapitori da un concierge. Youssouf Fofana ha pensato a decorarlo di tele “con motivi arancione per coprire i muri”. Ammanettato, con addosso soltanto una vestaglia comprata all’Auchan, alimentato con proteine liquide attraverso una cannuccia, Ilan passò così molti giorni. Per entrare nell’appartamento ci voleva un codice: bussare due volte e poi ancora una. Poi Fofana si è caricato Ilan in spalla e l’ha portato nella caldaia: “Pisciava in una bottiglia e faceva la cacca in una busta di plastica”, racconta uno dei carcerieri, Yahia. Le botte sono iniziate dopo che è fallito il primo tentativo di riscatto. Ma gli episodi più significativi sono avvenuti quando si è trattato di scattare le foto destinate a spaventare la famiglia della vittima, compresa la simulazione di una sodomia con il manico della scopa e uno sfregio alla faccia fatto con il coltello di un imputato, Samir Ait Abdelmalek. Il giorno in cui venne giustiziato, racconta Fabrice, “gli ho tagliato i capelli, Zigo e Nabil (altri due carcerieri, ndr) hanno detto che non erano abbastanza corti e l’hanno rasato con un rasoio a due lame”. Gli hanno tagliato anche i peli del corpo. Per non lasciare alcuna traccia nel covo. Ilan venne asciugato e avvolto in un telo viola, comprato al supermercato all’angolo. Fofana è arrivato nel profondo della notte. Quando Ilan è riuscito a guardarlo in faccia, l’islamista lo ha colpito con un coltello alla gola, alla carotide, poi un altro affondo. Poi gli ha dato un taglio alla base del collo, e al fianco. E’ tornato con una tanica di benzina, gli ha versato il combustibile e gli ha dato fuoco. Finiva così la vita di un ragazzo di 23 anni nel primo paese nella storia ad aver dato agli ebrei diritti civili. Ieri, in tribunale, Ruth ripeteva: “Chiedo ogni giorno a mio figlio di perdonarmi”.
da Liberali per Israele


Leggendo questa storia comprendiamo che nel 2006 le autorità cercarono di negare fino all’ultimo il movente razzista. Forse perché si temeva di provocare ancora una volta ciò che era comunque inevitabile e che sarebbe accaduto alcuni mesi più tardi, quando il sentimento di rivolta delle banlieues, alimentato dalle proteste irresponsabili della sinistra antidemocratica/antisarkozy, portò allo stesso clima di guerra civile che si era vissuto nel 2005, in quei giorni che sconvolsero la Francia.


Isra Pundit nel 2006 scrisse che le autorità ed i media avevano sorvolato su dei dettagli significativi: ad esempio che Ilan era ebreo, che erano ebrei anche i primi quattro target mancati dalla banda dei Barbarian ed infine che i suoi assassini sono musulmani.

The Guardian, riprendendo un articolo di Libération, affermò che i torturatori erano “jobless youths”, insomma, tradotto e commentato, dei poveri ragazzi senza arte nè parte, dei reietti della società (che è colpevole della loro condizione).

Dobbiamo ammettere che in questi ultimi mesi i media, anche Libération, hanno riconosciuto in parte il loro errore. Forse di ciò dobbiamo ringraziare la Bestia Fofana che già nelle prime udienze ha espresso chiaramente il suo sentimento contro gli ebrei. Anche troppo forse. Infatti ha ricusato uno dei suoi importanti legali perché sospettato di avere delle supposte ascendenze ebraiche.
Un atto a dir poco avventato. Difatti l’avvocato è nientepopodimeno che Madame Isabelle Coutant Peyre, moglie dello Sciacallo (Carlos). Colei che ha preso la difesa di Saddam Husseini e di neo-nazisti come Gaurady.
La signora che, dopo le minacce di Fofana alla corte e agli avvocati dell’accusa, si è affrettata a dichiarare alla stampa che il suo assistito è stato vittima di “una campagna di marketing politico e religioso” e che “non è il diavolo, perché se lo fosse, loro (la difesa) sarebbero gli avvocati del diavolo”

Continua a dare adito a polemiche la decisione della Corte di tenere il processo a porte chiuse e per ottenere ciò si è addotto il fatto che fra i 30 imputati, due erano minorenni al tempo dell’assassinio.
Contro questa decisione si erano opposti i legali della famiglia di Ilan, ma inutilmente. Io mi chiedo: se la vittima fosse stata musulmana ed il suo persecutore un ebreo o comunque un francese "doc" la Corte avrebbe agito allo stesso modo?

Credo che si sia intenzionalmente perduta l’occasione di denunciare di fronte ai francesi e al mondo intero il pericolo del nuovo antisemitismo che non è un problema soltanto francese, ma dell'intero Occidente. D'altra parte si è perduta l'occasione di ammettere che il cambiamento di rotta voluto e realizzato dall'allora Ministro degli Interni Sarkozy, con la legge sulla immigrazione del 2006, aveva un senso ed era necessario per tentare di preservare la Francia dalla devastazione provocata dalle fallimentari politiche sociali e integrazionistiche del passato (tuttavia potremmo affermare che le leggi di Sarkozy sono arrivate con qualche decennio di ritardo).

Così é (se vi pare). Intanto vediamo come va a finire il processo. Malgrado tutto, dopo 3 anni di omissioni e di silenzi, finalmente i giornali parlano di questo caso

Su questa vicenda leggi anche THE SUN - ATLAS SHRUGS - L'EXPRESS
Per i "riots" del 2005 leggi qui
Per i "riots" del 2007 leggi qui e qui.

Thursday, May 28, 2009

Missili su Gorizia e Trieste



Basta, non ce la faccio più. Possibile che a nessuno importi di noi?
Viviamo in una situazione impossibile da anni. Sono mesi che il lancio di missili dalla Slovenia si è intensificato.
Ormai fatico a distinguere persino il giorno dalla notte. È più il tempo che passo nel bunker che all’esterno o a casa mia, se ancora può definirsi tale. Sono talmente stufa di aggiustare i vetri delle finestre che vanno i mille pericolosi pezzi ad ogni esplosione che li ho sostituiti con dei teli di plastica, che fanno passare la bora che è un piacere.
Ho freddo, ho fame, ho paura. Ma è vita questa?
Non riusciamo più a lavorare, la nostra economia si sta esaurendo, i nostri figli non vanno più a scuola, non ho il coraggio di uscire a far la spesa e mi nutro di scatolette, non mi ricordo neppure più cosa significhi avere una vita sociale.
Non sono forse anch’io degna di vivere la mia esistenza?

Pace? Siamo noi che non abbiamo più pace da quando la Russia ha deciso di assecondare i sogni annessionistici degli sloveni. Continuano a rifornirli di missili, ormai si è perso il conto delle migliaia che ci hanno lanciato.
Come fanno a non capire che li stanno solo sfruttando come carne da macello per i sogni imperialistici di Putin, deciso a usarci come pretesto per far scoppiare la terza guerra mondiale?
Come fa a non capirlo il resto del mondo?
Dobbiamo essere i soli a difenderci da una minaccia così aperta per l’intero Occidente?
Ma cos’è ormai l’Occidente se non una manica di rammolliti? Ci stanno conquistando, esattamente come i barbari conquistarono l’impero romano, senza che neppure i romani se ne accorgessero.
Tutti buoni solo a chiacchierare presi nelle loro utopie politicamente corrette non vedono che la guerra è contro tutti, non solo contro l’Italia.

Io capisco che in Slovenia si viva male, ma non è colpa mia.
Ormai siamo divisi da 60 anni e trovo assurde queste continue rivendicazioni, totalmente anacronistiche.
Lo so che Gorizia e Trieste in passato sono state slovene, o meglio austro-ungariche, ma se è per questo anche Fiume è stata italiana, così come l’Istria. E quindi?
Se ogni nazione al mondo dovesse rivendicare il territorio dei confinanti perché in passato faceva parte del proprio vivremmo in un perenne stato di conflitto.
Quando si finirebbe? Quanto indietro nel tempo si potrebbe andare? Ben venga! Torniamo ai confini dell’impero romano, allora, e non se ne parli più.

Ma non ha nessun senso. Significherebbe solo la guerra continua fino al totale annientamento di tutto il genere umano, perché ci sarà sempre qualcuno pronto a rivendicare il pezzetto di terra del vicino.
Siamo animali bellicosi, portati istintivamente a cercare protezione all’interno di un territorio, ma siamo anche consapevoli, forse meno degli animali veri, che una volta definiti i confini è nell’interesse di tutti rispettare il territorio altrui.
Territorio che non è e non potrà mai essere immutabile nei secoli, perché purtroppo legato alle brame di conquista di altri animali, da cui inevitabilmente ci si deve difendere, come stiamo cercando di fare noi.

Ebbene, ora mi chiedo a che caspita servono gli armistizi, i trattati di pace, le risoluzioni di quell’ente inutile chiamato ONU se non abbiamo il diritto di difendere il nostro territorio?
Il diritto internazionale non è stato creato proprio per regolamentare i rapporti tra Stati?
Se l’ONU se ne frega di noi, se il mondo ci odia, se siamo considerati un popolo indegno di essere nazione, chi ci deve proteggere?
Dobbiamo forse suicidarci in massa per togliere il disturbo?
O dobbiamo lasciare che siano i nostri confinanti slavi a sterminarci tutti per spartirsi le nostre spoglie?

Da qualche giorno finalmente il nostro governo ha deciso di difenderci, di reagire all’aggressione continua, alla pioggia di missili che ci sta distruggendo, ed ha contrattaccato.
Lo so che la guerra è una brutta bestia e mi spiace sinceramente per i morti che provocherà, ma non avevamo altra scelta.
Non è una guerra di attacco quella che stiamo muovendo, ma di difesa della nostra sopravvivenza.
Siamo tutti italiani, per quanto siamo una nazione relativamente giovane il territorio su cui viviamo è nostro, ce lo siamo conquistato con il sangue dei nostri padri.
Per questo la nostra Patria è sacra ed inviolabile esattamente come lo sono tutte le altre nazioni del mondo.
Forse qualche nostro avo ha sbagliato, forse non sarà stato giusto togliere Gorizia e Trieste al controllo di Tito, forse molti goriziani e triestini di origine slovena avrebbero preferito vivere sotto quel simpatico regime, ma la storia è andata così e oggi noi siamo italiani, punto e basta.
E come tutti gli italiani abbiamo diritto di vivere e di essere lasciati in pace.

Non è colpa mia se a Nova Gorica patiscono la fame. Non li ho votati io i loro capi che si sono intascati i miliardi di aiuti umanitari mandati da tutto il mondo o li hanno sprecati in armamenti.
Quando la comunità internazionale ha deciso la suddivisione delle nostre terre, avevamo tutti due scelte: accettarla e costruire il nostro futuro, oppure rifiutarla e continuare a combattere per un passato ormai sepolto.
Abbiamo sbagliato noi ad accettarla o gli sloveni a rifiutarla?
Cosa hanno ottenuto? Solo guerra, fame e disperazione.

Ecco, quello che più mi fa imbestialire sono quelli che non sanno niente di noi, che non provano neppure a mettersi nei nostri panni e continuano ad accusarci di essere i responsabili di una guerra in cui ci stiamo solo difendendo.
Si sono mai chiesti i benpensanti cosa dovrebbe fare la Francia se la Germania le lanciasse missili per riprendersi l’Alsazia e la Lorena?
Gli Stati Uniti dovrebbero forse accettare passivamente la rivendicazione armata dell’Alaska da parte della Russia?
È forse giusto che il Libano accetti finalmente di tornare sotto la Grande Siria?
Abbiamo, quindi, noi italiani il diritto di attaccare la Francia per riprenderci Nizza?

Facile riempirsi la bocca di pace davanti al telegiornale seduti al calduccio nella propria poltrona.
Con tutto il rispetto, poi, io capisco che il Papa faccia il suo mestiere e non ho niente di personale contro Benedetto XVI, ma è emblematico che appena abbiamo reagito all’attacco della Slovenia, abbia rinviato a data da destinarsi la visita che aveva programmato di fare quest’anno a Trieste.
Ma proprio perché fa il suo mestiere sarebbe decisamente un gesto grandioso e davvero emblematico se venisse a raccontarcelo sul campo cosa significa la pace e con lui tutto lo stuolo di cardinali che sparano giudizi a vanvera senza aver acceso il cervello

Venite a trovarci nei nostri bunker a Gorizia e poi ne discutiamo... tra una sirena e un’esplosione.

Baci Ba

Questo stupendo post di Barbaradi è' dello scorso gennaio, quando, ricorderete, un Paese a me molto caro era finalmente impegnato in una dura azione di risposta agli incessanti attacchi del terrorismo fondamentalista.
Consiglio di leggere direttamente sul blog anche i commenti al post. Sono esilaranti. E vi accorgerete che ben più di un "boccalone" era caduto nell'inganno.
Sarà perché il nostro Friuli pare così lontano dal resto dell'Italia?
Brava Barbara.

Tuesday, May 26, 2009

Vogliamo un mondo laico e libero o un mondo musulmano?


Ancora ieri a Milano una ragazza è stata stuprata da un maomettano, mentre a Napoli una bambina di 11 anni ha corso seriamente il rischio di essere rapita da un gruppo di nigeriani perchè uno di loro, un boss del quartiere, si era invaghito di lei (diciamolo: a Napoli si sentiva il bisogno di nuovi mafiosetti di origine africana, è political correct).
Un investigatore, per motivi che sinceramente fatico a comprendere, si è affrettato a spiegare che in passato la vittima è stata oggetto di “apprezzamenti da parte del boss, mai avances” (boh?).
Certo, in Italia il numero delle violenze alle donne aumenta in modo esponenziale, anno dopo anno. Tuttavia non siamo ancora alle cifre registrate in alcune nazioni del nord Europa. Ma ci arriveremo, se non agiremo con urgenza per cambiare lo stato delle cose.


Invito a guardare il video riportato da Sodahead. Nella prima parte del filmato si possono gustare le immagini della manifestazione dei maomettani contro l’ambasciata danese ai tempi della pubblicazione delle simpatiche vignette su maometto. Il maomettano in primo piano urla:”Avremo vendetta. Che la Danimarca sia bombardata così noi la invaderemo e prenderemo le loro donne come bottino di guerra!” Sono un romantico, giuro che amerei vedere una bionda amazzone occidentale decollare con un sol colpo di mannaia quella bestia islamica.
Nell’ultima parte un giovane giudice nigeriano ci rivela che se una donna chiedesse aiuto durante la violenza ed i soliti 4 testimoni (maschi) certificassero l’accaduto, la donna sarebbe esentata dalla punizione. Insomma, se la vittima portasse 4 testi a favore, sebbene “colpevole di non aver impedito lo stupro”, il magnanimo tribunale islamico non la condannerebbe alla fustigazione/detenzione/morte. Troppa grazia.
Mi chiedo che senso abbia la vita di uomini con idee così...eccentriche. Il mondo certamente sarebbe migliore senza di loro...

Dimenticavo: l’invaghimento del nigeriano per la bimba, mi induce ad un’altra riflessione.
Se per esempio Cristo, nella sua bontà infinita, si fosse espresso anche a favore dell’amore per le persone dello stesso sesso (adulte e consenzienti), la storia del mondo cristiano sarebbe stata diversa. Certamente migliore. Può anche darsi che l’abbia fatto e le sue parole non siano state riportate dai suoi discepoli, semplici uomini del loro tempo.
Cos’è accaduto invece nell’Islam?
Maometto con le sue parole ed i suoi atti ha normalizzato la pedofilia. Il disgustoso ipocrita ha usato nientemeno che Dio stesso per giustificare le sue oscene voglie: - Sahih Bukhai Volume 7, libro 62, n. 57 (parlando ad Aisha) In sogno un angelo (Gabriele) ti portò da me ...e disse “questa è tua moglie”... “se questo è il volere di Allah” dissi “sarà certamente così”-.

Se è Dio ad ordinare ad un Maometto quarantenne di sposarsi con una bimba di 7 anni, ci possiamo stupire di quanto sia in voga la pedofilia tra i maomettani?

E infatti si ricorda che l’Ayatollah Khomeini, che a sua volta sposò all’età di 28 anni una bimba di 10, disse che "avere piacere sessuale con delle bambine è possibile, ma soltanto attraverso la sodomia. In quanto la penetrazione vaginale porterebbe al “danneggiamento” permanente della piccola e l’uomo ne diventerebbe responsabile per tutta la vita". In soldoni, il povero pedofilo “sarebbe costretto” a prendersi la bimba in moglie - da"Ayatollah Khomeini in Tahrir-ol-Masael, 1990, Darol Elm, Qom".
Allucinante vero? Sebbene una parte dell’Islam sia critica contro i gusti sessuali di Maometto e dell’Ajatollah Komeini , il problema rimane ed è grosso.
Ricordiamolo a quelli che farebbero carte false pur di far entrare i clandestini maomettani in Italia.

In conclusione, scopriamo ogni giorno che In Africa, in Asia, nel mondo intero, dove c’è l’Islam e dove c’è la guerra dell’Islam vi sono donne e bambine stuprate ed uccise perché non musulmane, ma anche donne e bambine ridotte in schiavitù per il perverso piacere sessuale dei loro aguzzini. Credete che in Europa non siamo ancora giunti a tanto? Vi sbagliate, l’Islam è in guerra contro l'Occidente: ormai è molto tempo che parliamo dello stupro come arma dello jihad, per umiliare e terrorizzare le donne occidentali e quelle musulmane che intendono integrarsi nella nostra società, ma non avevamo mai accennato alla riduzione in schiavitù di ragazze e bambine bianche costrette a prostituirsi da bande di islamici. Succede anche questo, il trafficking delle minori è stato scoperto recentemente nel Londonistan, ma sicuramente è presente in altri Paesi dell’Unione Europea, forse anche in Italia.
Questo è un altro bel "regalo" del multiculturalismo.

La civiltà islamica nel mondo? - Leggi anche Rape, Islam...- Testimonies of rape in Sudan - Rape in Indonesia - Islamic Pedophilia in Finland - Australia, muslim leader blames women... ecc. ecc. ecc.

OT (?)- Il crollo delle borse ci salverà??

I politici e gli intellettuali sostenitori del multiculturalismo, che permettono agli islamici di creare il loro stato all’interno delle nazioni che li ospitano e più in generale s’adoperano affinché i diritti degli ospitanti siano sensibilmente ridotti a favore di quelli degli ospitati, sembrano essere caduti in un fatale inganno. Tuttavia continuano a far orecchie da mercante, a fingere di non capire che L’Europa così come l’hanno voluta e disegnata non sta in piedi. Aggiungiamoci anche il perdurare di crisi economiche sempre più lunghe, con intervalli sempre più brevi di relativa prosperità ed il cocktail esplosivo è pronto. L’Europa è sull’orlo di un abisso e l’insorgere delle tensioni sociali sfocerà in conflitti sempre più estesi, anche tra le diverse comunità etniche.
La guerra civile non è poi così lontana.

Sunday, May 24, 2009

Fino a quando sopporteremo?


Per la sinistra italiana coloro i quali vorrebbero frenare e regolamentare l’immigrazione, sono xenofobi e razzisti. Anche il Capo dello Stato (che invero è un pò bollito) parlò di accenni di xenofobia e razzismo in Italia.

Ma mi domando: è xenofobia cercare di arginare il fenomeno della delinquenza? La sinistra è consapevole che a Milano, per esempio, quasi il 90% degli stupri è commesso da allogeni e che in alcune città italiane la popolazione carceraria straniera arriva all’80%?

E’ razzismo impedire che i maomettani trasformino le periferie delle nostre città (e non solo) in tante casbah?

Io odio il razzismo e se un sinistro, un Franceschini qualsiasi mi si parasse davanti accusandomi di essere razzista e xenofobo, facilmente otterrebbe un gran calcio nelle palle. In seguito, nel caso fosse ancora abbastanza lucido da comprendere le mie parole, con garbo ribatterei che forse siamo noi tutti vittime di un nuovo razzismo. Gli stupri etnici (anche 1-2 -3)sono razzismo (Australia, dichiarazione dello sheicco Faiz Mohammed*: le donne occidentali invitano allo stupro); le devastazioni che gli immigrati compiono nelle città che li ospitano sono razzismo. Ma non solo: sono atti di discriminazione anche gli abusi commessi dalle autorità che nel nome della political correctness hanno ormai perso ogni legame con la realtà e la ragione. Come è accaduto nel Regno Unito, dove hanno arrestato una ragazzina di 14 anni perché a scuola si era lamentata di far parte di un gruppo di lavoro composto soltanto da compagne che parlavano urdu: *azzo, non riusciva a capirle, è una colpa? Sempre nel Regno Unito hanno portato un bimbo di 10 anni in tribunale per aver chiamato Bin Laden, durante un bisticcio, un suo coetaneo musulmano; ancora nel Londonistan la centralinista di una scuola è stata denunciata per aver informato il gruppo della sua chiesa che la figlia di 5 anni era stata ripresa duramente dall’insegnante perché aveva parlato di Cristo in classe ecc. ecc.


Sono profondamente razzisti quelli che vietano ad Israele di partecipare a manifestazioni sportive e culturali, ma in verità non ho ancora visto qualcuno di questi antisemiti rispondere di ciò di fronte ad un giudice qui, quo e qua.


Ma a guardar bene i primi razzisti sono i nostri invasori che ci giudicano inferiori per il semplice fatto che abbiamo permesso loro di invaderci.


*Ovviamente nel caso di Faiz Mohamed è stato denunciato chi, dopo aver ascoltato le dichiarazioni del maomettano, ha detto che quei musulmani sono dei parassiti.

Friday, May 22, 2009

Fino a quando...?


The islamization of Sweden

da Fiery Spirited Zionist
A once tranquil country, extreme liberal immigration policies have turned Sweden's third largest city Malmo into an islamist enclave where being visibly Jewish can get you beaten up, where fire and emergency workers can't enter without police protection, rape has skyrocketed and where a local muslim politician said "the best islamic state is Sweden". The left in Sweden as elsewhere in the west stand in solidarity with the muslims and they vote the same way. The left is every bit as dangerous and even more so to western civilization, than the muslims.

Ne avevamo parlato tanto tempo fa ( In Europa è Jihad), da allora lo stato delle cose "in quel di Malmo" pare non essere cambiato, anzi probabilmente la condizione degli occidentali è peggiorata.
Diciamolo, non c'è fine al disastro ordito e realizzato dal cieco multiculturalismo proprio di una sinistra balorda e imbecille, difatti Adly Abu Hajar dichiara: "La Svezia è il migliore stato islamico europeo"...
E noi aggiungiamo: seguono a ruota la Norvegia, la Danimarca e l'Olanda, forse anche il Regno Unito.

Non disperiamo, è certo che un giorno gli europei si sveglieranno dal torpore in cui il multiculturalismo di stato li ha sprofondati, e reagiranno.

Thursday, May 21, 2009

Non diamo spazio agli imbecilli.


Diciamolo, provo un malcelato disprezzo (e disgusto) per quel branco di imbecilli che in Italia (dell'Europa parleremo dopo) accusano il governo di xenofobia e razzismo perché, con ritardo, ha deciso di avvalersi di alcuni provvedimenti diretti ad impedire che il nostro Paese venga invaso da migliaia e migliaia di immigranti clandestini.


Il fastidio aumenta in modo preoccupante, quando ascolto o leggo le dichiarazioni di quei coglioni che, convinti che la stragrande maggioranza degli italiani sia composta da poveri fessi, insistono su alcune tesi decisamente discutibili.

Esempio:

  • LORO - tra i clandestini che rifiutiamo vi sono di certo delle menti eccelse che potrebbero essere indispensabili per l'Italia;
  • FOSCA - ma come no? Tuttavia fino ad ora pare che nessun genio sia ancora approdato sulle nostre coste. Per contro, il Capo della Polizia afferma che la percentuale dei clandestini che incorre in reati vari parte dal 60% ed arriva fino all'80% in certe zone del Paese, ma c'è di più: a fronte di un 7% di popolazione straniera in Italia, il 38% dei detenuti nelle carceri italiane è costituito da immigrati, mentre è del 40% (quarantapercento) la percentuale delle violenze sulle donne commesse da stranieri-
  • LORO -non ospitando quei clandestini li condanniamo alla morte (questa è di 2 giorni fa);
  • FOSCA - che schifo! Come al solito, questa sinistra bugiarda e ipocrita si avvale di mezzucci vergognosi per raggiungere i suoi obbiettivi, ulteriori commenti sono inutili.
  • LORO - viviamo già in una società multiculturale e la molteplicità delle culture rappresenta un valore che ci arricchisce.
  • FOSCA - un valore che ci arricchisce? magari fosse così. Ma guardiamo in faccia la realtà: gli immigrati che provengono dai Paesi di religione islamica sono pregni di quella cultura barbara, retrograda che impedisce loro di accettare la nostra moderna, laica cultura liberale. Pensate forse che quei popoli così diversi dal nostro, che vivono osservando precetti e principi che noi abbiamo cancellato da secoli, abbiano qualcosa da insegnare? Io non lo credo. Tuttavia, non mi aspetto che gli immigrati contribuiscano allo sviluppo della nostra civiltà, ma pretendo che rispettino i valori fondamentali del Paese che li ospita. Pretendo che gli immigrati si integrino completamente nella nostra società e diventino italiani a tutti gli effetti (come sono diventati argentini, australiani, americani, i nostri emigranti.) Purtroppo, causa la loro "islamicità", questa è e sarà sempre una realtà inattuabile.
  • Per contro, gli immigranti non musulmani, pur non apportando altro valore aggiunto che la loro volontà di realizzarsi nel lavoro, possono integrarsi completamente nel tessuto civile e sociale del nostro Paese, ma spetta a noi aiutarli in questo processo.
  • Ne riparleremo, magari con riferimento all'immigrazione romena.
In alcuni sfortunati Paesi europei, gli imbecilli multiculturalisti colleghi di quelli italiani, hanno avuto il campo libero, favorendo in un primo tempo l'immigrazione dei popoli di origine musulmana, quindi assecondando le loro assurde pretese . Ora i loro concittadini ne subiscono le conseguenze e, a mio parere, muoiono dalla voglia di ringraziarli.

Speriamo che il nostro governo prosegua sul cammino della continenza del fenomeno dell'immigrazione che comunque dovrà essere necessariamente legata alla certa integrazione degli stranieri nella società italiana. Nel contempo si comprenda che l'immigrazione dei popoli musulmani deve essere fermata, prima che sia troppo tardi.


Di seguito posto un articolo di Giulio Meotti già riportato da Liberali per Israele, ma per gli amici stranieri, questa volta in lingua inglese.
In the casbah of Rotterdam

by Giulio Meotti



In Feyenoord, veiled women can be seen everywhere, darting like a flash through the streets of the neighborhood. They avoid any sort of contact, even eye contact, especially with men. Feyenoord is the size of a city, and there are seventy nationalities coexisting there. It is an area that lives on subsidies and residential construction, and it is here that it is most obvious that Holland – with all of its rules against discrimination and all of its moral indignation – is a completely segregated society. Rotterdam is new, having been bombed twice by the Luftwaffe during the second world war. Like Amsterdam, it is below sea level, but unlike the capital it does not enjoy an image of reckless abandon. In Rotterdam, it is the Arab shops selling halal food that dominate the cityscape, not the neon lights of the prostitutes. Everywhere are casbah-cafes, travel agencies offering flights to Rabat and Casablanca, posters expressing solidarity with Hamas, or offering affordable Dutch language lessons.

It is the second-largest city in the country, a poor city, but also the economic engine with its huge port, the most important in Europe. Most of the population are immigrants, and the city has the tallest and most imposing mosque in Europe. Sixty percent of the foreigners who arrive in Holland come here to live. The most striking thing when one arrives in the city by train are the enormous and fascinating mosques framed by the vibrant green, luxuriant, wooded, watery countryside, like an alien presence compared to the rest. They call it "Eurabia." The Turkish Mevlana mosque is imposing. It has the tallest minarets in Europe, even higher than the stadium of the Feyenoord soccer team.

Many of the neighborhoods in Rotterdam are captive to the darkest, most violent form of Islamism. Pim Fortuyn's house stands out like a pearl in a sea of chador and niqab. It is at number 11 Burgerplein, behind the train station. Every now and then someone comes to put flowers in front of the home of the professor who was murdered in Amsterdam on May 6, 2002. Someone else leaves a card: "In Holland everything is tolerated, except for the truth." A millionaire named Chris Tummesen bought Pim Fortuyn's house so that it would remain intact. The evening before his murder Pim was nervous, and had said on television that a climate of demonization had been created against him and his ideas. And his fears came true, when he was shot in the head five times by Volkert van der Graaf, a militant of the animal rights left, scrawny, head shaved, eyes dark, dressed like an environmental purist in a handmade shirt, sandals, and goat's wool socks, a strict vegetarian, "a guy impatient to change the world," his friends say.

Not long ago in downtown Rotterdam, funerary photos of Geert Wilders were placed under a tree, with a candle to commemorate his upcoming death. Today Wilders is the most popular politician in the city. He is the heir of Fortuyn, the homosexual, Catholic, ex-Markist professor who had formed his own party to save the country from Islamization. At his funeral, only the absence of Queen Beatrice kept the farewell to the "divine Pim" from becoming a funeral fit for a king. Before his death they made a monster of him (one Dutch minister called him an "untermensch," an inferior man in Nazi parlance), afterward they idolized him. The prostitutes of Amsterdam left a wreath of flowers in his honor beneath the National Monument in Dam Square, a memorial to the victims of World War II.

Three months ago, "The Economist," a weekly publication far from Wilders' anti-Islamic ideas, spoke of Rotterdam as a "Eurabian nightmare." For most of the Dutch who live there, Islamism is now a threat greater than the Delta Plan, the complicated system of dikes that prevents flooding from the sea, like the flood in 1953 that killed two thousand people. The picturesque town of Schiedam, part of the greater Rotterdam area, has always been a jewel in the Dutch imagination. Then the fairy tale glow faded, when in the newspapers three years ago it became the city of Farid A., the Islamist who made death threats against Wilders and Somali dissident Ayaan Hirsi Ali. For six years, Wilders has lived under 24-hour police protection.

Muslim lawyers in Rotterdam also want to change the rules of the courtroom, asking to be allowed to remain seated when the judge enters. They recognize Allah alone. The lawyer Mohammed Enait recently refused to stand when the magistrates enter the courtroom, saying that "Islam teaches that all men are equal." The court of Rotterdam has recognized Enait's right to remain seated: "There is no legal obligation requiring Muslim lawyers to stand in front of the court, insofar as this action is in contrast with the dictates of the Islamic faith." Enait, the head of the legal office Jairam Advocaten, has explained that "he considers all men equal, and does not acknowledge any form of deference toward anyone." All men, but not all women. Enait is well known for his refusal to shake hands with women, and has repeatedly said he would prefer them to wear the burqa. And there are many burqas on the streets of Rotterdam.

The fact that Eurabia has arrived in Rotterdam has been demonstrated by an episode in April at the Zuidplein Theatre, one of the most prestigious in the city, a modernist theater proud of "representing the cultural diversity of Rotterdam." It is located in the southern part of the city, and receives funding from the municipality, headed by a Muslim, the son of the imam Ahmed Aboutaleb. Three weeks ago, the Zuidplein Theatre allowed an entire balcony to be reserved for women only, in the name of sharia. This is not happening in Pakistan or in Saudi Arabia, but in the city from which the Founding Fathers set out for the United States. It was from here that the Puritans disembarked in the Speedwell, which they later exchanged for the Mayflower. This is where the American adventure began. Today, it has legalized sharia.

For a performance by the Muslim Salaheddine Benchikhi, the Zuidplein Theatre agreed to his request to have the first five rows set aside for women only. Salaheddine, an editorialist for the website Morokko.nl, is known for his opposition to the integration of Muslims. The city council has approved this: "According to our Western values, the freedom to live one's own life by virtue of one's convictions is a precious possession." A spokesman for the theater has also defended the director: "It is hard to get Muslims to come to the theater, so we are willing to adapt."

Another man who has been willing to adapt is the director Gerrit Timmers. His words are fairly symptomatic of what Wilders calls "self-Islamization." The first case of self-censorship took place in Rotterdam, in December of 2000. Timmers, the director of the theater group Onafhankelijk Toneel, wanted to stage a performance about the life of Mohammed's wife Aisha. The play was boycotted by the Muslim actors in the company when it became evident that it would be a target for the Islamists. "We are enthusiastic about the play, but fear reigns," the actors told him. The composer, Najib Cherradi, said that he would withdraw "for the good of my daughter." The newspaper "Handelsblad" gave the story the title "Tehran on the Meuse," the name of the gentle river that passes through Rotterdam. "I had already done three works about the Moroccans, so I wanted to have Muslim actors and singers," Timmers tells us. "Then they told me that it was a dangerous issue, and they could not participate, because they had received death threats. In Rabat, an article came out saying we would end up like Salman Rushdie. For me, it was more important to continue the dialogue with the Moroccans, rather than provoke them. For this reason, I see no problem if the Muslims want to separate the men from the women in a theater."

Let's meet the director who has brought sharia to the Dutch theaters, Salaheddine Benchikhi. He is young, modern, confident, and speaks perfect English. "I defend the decision to separate the men from the women, because here there is freedom of expression and organization. If people can't sit where they want to, that is discrimination. There are two million Muslims in Holland, and they want our tradition to become public, everything is evolving. Mayor Aboutaleb has supported me."

One year ago, the city was buzzing when the newspapers published a letter by Bouchra Ismaili, a Rotterdam city councilman: "Listen up, crazy freaks, we're here to stay. You're the foreigners here, with Allah on my side I'm not afraid of anything. Take my advice: convert to Islam, and you will find peace." Just a walk through the streets of the city, and you know right away that in many neighborhoods you are no longer in Holland. It is right out of the Middle East. In some schools, there is a "room of silence" where Muslim students, who are in the majority, can pray five times a day, with a poster of Mecca, the Qur'an, and a ritual washing before the prayers. Another Muslim city councilman, Brahim Bourzik, wants signs placed in various parts of the city showing the direction to Mecca.

Sylvain Ephimenco is a Franco-Dutch journalist who has been living in Rotterdam for twelve years. For twenty years, he was the "Libération" correspondent in Holland, and is proud of his leftist credentials. "Even though I don't believe in that anymore," he says, welcoming us to his home overlooking one of Rotterdam's little canals. Not far from here is the al Nasr mosque of the imam Khalil al Moumni, who when gay marriage was legalized described homosexuals as "sick people worse than pigs." From the outside, it can be seen that the mosque is more than twenty years old, having been built by the first Moroccan immigrants. Moumni has written a pamphlet that is circulating around the Dutch mosques, "The path of the Muslim," in which he explains that the heads of homosexuals should be cut off and "hung from the highest building in the city." Next to the al Nasr mosque, we sit down at a cafe for men only. In front of us is a halal Islamic slaughterhouse. Ephimenco is the author of three essays on Holland and Islam, and today is a famous columnist for the leftist Christian newspaper "Trouw." He has the best perspective for understanding a city that, perhaps even more than Amsterdam, embodies the tragedy of Holland.

"It is not at all true that Wilders gets his votes from the fringes, everyone knows that, even though they don't say it," he tells us. "Today educated people vote for Wilders, although at first it was the lower class Dutch, the tattoo crowd. Many academics and people on the left vote for him. The problem is all of these Islamic headscarves. There's a supermarket behind my house. When I arrived, there wasn't a single headscarf. Now it's all Muslim women with the chador at the register. Wilders is not Haider. His positions are on the right, but also on the left, he's a typical Dutchman. Here there are even hours at the swimming pool set aside for Muslim women. This is the origin of the vote for Wilders. Islamization, this foolishness with the theater, has to be stopped. In Utrecht, there is a mosque where they provide separate city services for men and women. The Dutch are afraid. Wilders is against the Frankenstein of multiculturalism. I, who used to be on the left but am no longer anything, I say we've reached the limit. I feel the ideals of the Enlightenment have been betrayed with this voluntary apartheid, in my heart I feel the death of the ideals of the equality of men and women, and freedom of expression. Here the left is conformist, and the right has the better answer to insane multiculturalism."

One of the professors at Erasmus University in Rotterdam is Tariq Ramadan, the famous Swiss Islamic scholar who is also a special adviser for the city. Some of Ramadan's statements against homosexuality were uncovered by Holland's most famous gay magazine, "Gay Krant," directed by a talkative journalist named Henk Krol. On a videocassette, Ramadan calls homosexuality "a disease, a disorder, an imbalance." On the tape, Ramadan also has comments on women, "they should keep their eyes on the ground when they're on the street." Wilders' party asked for the city council to be disbanded, and for the Islamic scholar from Geneva to be sent packing, but instead he was renewed in his post for two more years. This was happening while across the sea, the Obama administration was confirming the ban on Ramadan entering United States territory. The tapes in Krol's possession include one in which Ramadan tells women: "Allah has an important rule: if you try to attract attention through the use of perfume, or your appearance or gestures, you do not have the correct spiritual orientation."

"When Pim Fortuyn was killed, it was a shock for everyone, because a man was murdered for what he said," Krol tells us. "That was no longer my country. I'm still thinking about leaving Holland, but where can I go? Here we have been criticized by everyone, by the Catholic Church and by the Protestants. But when we criticized Islam, they answered us: you are creating new enemies!" According to Ephimenco, the street is the secret of Wilders' success: "In Rotterdam, there are three enormous mosques, one of them is the largest in Europe. There are more and more Islamic headscarves, and an Islamist impulse coming from the mosques. I know many people who have left the city center to go to the rich, white suburbs. My neighborhood is poor and black. It is a question of identity, on the streets Dutch is not spoken anymore, but Arabic and Turkish."

Let's meet the man who inherited Fortuyn's column in the newspaper "Elsevier." His name is Bart Jan Spruyt, a robust young Protestant intellectual, founder of the Edmund Burke Society, but above all the author of Wilders' "Declaration of independence," and his coworker from the beginning. "Here an immigrant no longer has to struggle, study, work, he can live at the expense of the state," Spruyt tells us. "We have ended up creating a parallel society. The Muslims are in the majority in many neighborhoods, and are asking for sharia. This isn't Holland anymore. Our use of freedom has turned back against us, it is a process of self-Islamization."

Spruyt was one of Fortuyn's close friends. "Pim said what the people had known for decades." He attacked the establishment and the journalists. It was a great relief for the people when he went into politics, they called him the 'white knight'. The last time I spoke with him, one week before he was killed, he told me he had a mission. His killing was not the act of a lone madman. In February of 2001, Pim announced that he wanted to change the first article of the Dutch constitution, on discrimination, because in his view it kills freedom of expression, and he was right. The following day in the Dutch churches, which are mostly empty and used for public meetings, the diary of Anne Frank was read as a warning against Fortuyn. Pim was truly Catholic, more than we think, in his books he spoke out against modern society without fathers, without values, empty, nihilist."

Chris Ripke is a well-known artist in the city. His studio is near a mosque in Insuindestraat. Shocked in 2004 by the murder of director Theo Van Gogh by an Dutch Islamist, Chris decided to paint an angel on wall of his studio and the biblical commandment "Gij zult niet doden," thou shalt not kill. His neighbors at the mosque found the words "offensive," and called the mayor of Rotterdam at the time, the liberal Ivo Opstelten. The mayor ordered the police to erase the painting, because it was "racist." Wim Nottroth, a television journalist, camped out on the spot in protest. The police arrested him, and his film was destroyed. Ephimenco did the same in his own window: "I put up a big white sheet with the biblical commandment. Photographers came, and the radio. If you can no longer write 'do not kill' in this country, then you are saying that we are all in prison. It is like apartheid, whites living with whites and blacks with blacks. There is a great chill. Islamism wants to change the structure of the country." For Ephimenco, part of the problem is the de-Christianization of society. "When I arrived here, during the 1960's, religion was dying, a unique event in Europe, a collective de-Christianization. Then the Muslims brought religion back to the center of social life. Aided by the anti-Christian elite."

Let's go for a stroll through the Islamized neighborhoods. In Oude Westen there are only Arabs, women clothed from head to foot, ethnic foods shops, Islamic restaurants, and shopping centers with Arabic music. "Ten years ago, you didn't see all these headscarves," Ephimenco says. Behind his house, in a flourishing middle class area with two-story houses, there is an Islamized neighborhood. There are Muslim signs everywhere. "Look at all of those Turkish flags, over there is an important church, but it's empty, no one goes there anymore." In the middle of one square stands a mosque with Arabic writing outside. "That used to be a church." Not far from here is the most beautiful monument in Rotterdam. It is a small granite statue of Pim Fortuyn. Beneath the gleaming bronze head, the mouth saying his last words on behalf of freedom of speech, there is written in Latin: "Loquendi libertatem custodiamus," let us safeguard the right to speak. Every day, someone places flowers there.


Tuesday, May 19, 2009

Le studentesse avvelenate dai talebani



Per la terza volta nel giro di poche settimane, un gruppo di alunne di una scuola afgana è rimasto intossicato da uno strano gas dall’odore d’insetticida. L’aggressione è accaduta nella scuola elementare di Qazaag, nella provincia di Kapisa, a nord di Kabul: novanta ragazzine sono state ricoverate insieme a tre maestre e due agenti di sicurezza. Questo attacco chimico contro delle studentesse riporta l’Afghanistan al terrore degli anni del regime talebano, dal 1996 al 2001, quando era vietata l’istruzione femminile secondo un’interpretazione radicale del Corano.

«C'era un terribile odore in classe, l'insegnante ci ha detto di uscire ma non ci siamo riuscite, non potevamo camminare, ci sentivamo davvero male. Quando ho riaperto gli occhi ero in ospedale», ha raccontato Leda, 12 anni, una delle piccole alunne intossicate. «Sono così triste, che cosa c'è che non va nella mia scuola? Voglio studiare». «Non credevamo potesse accadere nella nostra scuola. Al momento, abbiamo davvero paura di continuare a frequentare, a imparare», spiega Aara Gul, 15 anni, in attesa di essere medicata. «Non pensiamo siano stati i talebani - ha detto il responsabile della sicurezza del distretto, Sha Agha - ma quelli che collaborano con loro e li sostengono». Le autorità hanno annunciato il rafforzamento delle misure di sicurezza, compreso il pattugliamento delle scuole femminili. I sintomi avvertiti dalle alunne sono stati vomito, capogiro, gli stessi presentati in due altre scuole femminili nella città di Charikar, lunedì scorso e ancora prima il 26 aprile.

L’episodio di questo strano intossicamento è stato confermato dal portavoce del ministero della Sanità Ahmad Farid Rahed, aggiungendo che è in corso un’indagine. Campioni del sangue delle studentesse sono stati portati alla base americana di Bagram per rilevare la presenza di sostanze tossiche. Non vi è stata nessuna rivendicazione di responsabilità da parte di qualche gruppo.

I tre casi sono avvenuti in una zona dell'Afghanistan che non è mai stata sottoposta al controllo dei talebani e ripiombano il Paese in quel clima e soprattutto in quelle terribili leggi del passato. «Sono sicura che si tratti di una mossa per impedire l’istruzione delle ragazze», ha confessato Noor Jahan, una studentessa di 14 anni della scuola femminile di Jalili, «ma spero caldamente che i genitori non si lascino scoraggiare da questa azione brutale e continuino a mandare le loro figlie a scuola».

Non è facile però avere quel coraggio. L'anno scorso, ad esempio, alcune studentesse della città meridionale di Kandahar furono sfregiate in volto con l'acido da estremisti che volevano punirle perché andavano a scuola. Per fortuna le autorità afgane diedero un bel segnale alla popolazione arrestando dopo poco i dieci uomini responsabili.

da Liberali per Israele

Sunday, May 17, 2009

Ghufoor Butt ovvero: i nuovi passi della Norvegia verso l'integrazione con l'ISLAM


La Norvegia ha vinto l’Eurofestival? Forse è una delle poche cose di cui può ancora gioire. Come tanti Paesi europei corrotti da tempo dalla “political correctness”, sta faticando non poco nel tentativo di integrarsi completamente con i suoi invasori maomettani. Certamente avrà un valido aiuto da Ghufoor Butt, il norvergese-pakistano creatore dell’ Independent Labour Party che aspira ad entrare in Parlamento con i tanti voti degli immigrati musulmani. Butt si batte affinché alle donne poliziotto di religione musulmana sia imposto l’obbligo del Hijab; affinché in Norvegia vi siano corsi di madre lingua pakistana e scuole ed ospedali islamici; affinché i viaggi aerei da Oslo a Karachi siano sempre “low cost” e venga semplificata la procedura di immigrazione per i popoli di religione musulmana.

Ad onor del vero la proposta del Hijab* per le donne poliziotto musulmane era stata presentata in Parlamento con l’avvallo di nientepopodimeno che Knut Storberget, ministro della Polizia e della Giustizia del governo laburista, poi si sa come vanno queste cose: i dannati, reazionari partiti dell’opposizione tanto hanno fatto che il buon ministro Storbeget ha dovuto ritirarla. Ma Butt non si scompone, quando sarà in Parlamento la riproporrà, insieme a decine di altre proposte che nei suoi sogni beduini, porteranno la Norvegia a diventare il primo Paese europeo perfettamente islamico.

Di seguito posto un articolo da Gates of Vienna che riporta e commenta una intervista del giornale DagBladet al musulmano Butt.
Nell’occasione mi associo anch’io a Dymphna nell’augurare alla Norvegia una buona festa per l'anniversario della sua Costituzione. Ed è vero, quale miglior modo per festeggiarla che postare l’intervista al maomettano??

“Without Pork and Alcohol, Norwegians are the World's Best Muslims”

by Dymphna

A couple of weeks ago, the Baron sent off a request to one of our volunteer translators to have her account in English of a news report from the Norwegian newspaper, Dagbladet.

His email got misplaced but the translator found it today and went to work on the article. I just got the finished product a little while ago.

For all I know, the Baron gave up and got another translation, so this story could already have been posted. But even if this is a repeat, it couldn’t have come at a more appropriate moment: May 17th is Norwegian Constitution Day.

What better way to celebrate than to ponder the ideas of one Ghufoor Butt.

Ghufoor Butt (no, I’m not making that up) is forming the ILP, which he explains in this interview. What intrigues me about this man is his artlessness. I can’t think of a better word to describe his frank opinions and his fearlessness in uttering them. The man has chutzpah to spare.

He says:

The new party will prohibit homosexual practices and lower gasoline prices. “In about three years will the mayor of Oslo be a Norwegian-Pakistani,” says Ghufoor Butt.


One has to admire such stunningly misplaced confidence.

“If Norwegians had not drunk alcohol, had sex before marriage and eaten pork, they would have been the world’s best Muslims. They are honest, not criminals, and love peace,” said Ghufoor Butt .

Butt is the leader of the newly-established party, the Independent Labor Party (ILP), and the leading candidate for the party in this year’s parliamentary elections.


Right. Norwegians would make great Muslims. After all, they have that long tradition of arranged marriages and honor killings. Not to mention their well-known tribal internecine warfare.

What is this fellow drinking?
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Independent Labor

Dagbladet: You are not afraid that people will mistake you with the Labor Party?

Butt: “No one has objected yet. We are a party for everyone that works, including immigrants. Therefore, we have an international name,” said Butt, who himself moved to Norway in 1974. He does not understand why some Norwegians feel threatened by Islam.


Maybe Fjordman could have a chat with him, get Mr. Butt up to speed on why “some Norwegians” feel threatened by Islam.

“That we do not have sex before marriage or drink alcohol is not a threat to Norway. Muslims love Norway, and many have switched their citizenship to be Norwegian. We are no threat,” says Butt.


No threat at all…except to young Norwegian women and Norwegian culture in general.

Bollywood Star

Today Butt is “world-famous” in the Norwegian-Pakistani community. He has played in twenty Pakistani films, is still a big name in Pakistan and was a well-known Pakistani political journalist. In Norway, he is best known for having a hunger strike against the high airline prices between Norway and Pakistan in 2006.

Today he runs, among other things, a movie store in Grønland [now an immigrant neighborhood in Oslo] that sells Bollywood movies. He also directs and produces films, the last, “Mukhtaran May”, he produced in 2002.

On April 28, Butt travels to Pakistan to launch the new Norwegian party.

“There I shall appear on two Pakistani TV channels, GEO and ARY, to talk about the new party,” says Butt.

Dagbladet: Isn’t it strange to launch a Norwegian party in Pakistan?

Butt: No. Most Norwegian-Pakistanis watch these two TV channels. So if we are to reach them, these are important channels,” says Butt.

Dagbladet: Are you betting only in Norwegian-Pakistani votes?

Butt: No. We have four Norwegian candidates and we would like also that ethnic Norwegians should vote for us..


No alcohol? Muslims’ treatment of women? This guy is sure an optimist. He’s also clueless. Someone give him a clue and a clue bag. Please…or maybe just hit him over the head with a pork chop.

Frp [Progress Party] for immigrants

In many ways, Butt’s new party is similar to the Progress Party. They want lower gasoline prices, the elimination of tolls, and impose lower taxes.

“We are one of the world’s richest countries. So, I do not understand how it is possible to have such expensive gasoline,” says Butt. He believes that the Progress Party has done little to achieve this.

“If they really fought for lower gasoline prices and for the removal of tolls, they would have had these by now. I promise to fight harder,” says Butt.


Fighting “harder” is not the same as fighting smarter and that’s seems to be Mr. Butt’s problem (not counting his name).

Will have open borders

Although Butt shares the Progress Party’s views on low gasoline prices and tolls, he has diametrically opposite views on the integration debate. The party wants to make family reunification easier, and will provide automatic Norwegian visas to anyone who marries a Norwegian citizen. They want to remove the requirement that one must earn over NOK 270,000 ($41,300) a year to bring a new spouse to the country.

“This is unfair to young Norwegian-Pakistani that are starting-up,” says Butt.

In addition, he wants to provide mandatory bilingual education to the six largest immigrant groups in Norway, and that all religious leaders such as imams and priests should receive state pay.

“When you see how little money many mosques have, it is necessary to help them pay for the imam,” says Butt.


Call Saudi Arabia, Mr. Butt. They will send you a few trunk loads of petrodollars. After all, that’s what they’ve done in your native country.

Would prohibit Muhammed drawings

The party is not as tolerant towards others. When it comes to the Muhammed-drawings and gays Butt replied, “cards and cash”

[Translator: I’m not sure what that idiom means -- something like “with both barrels” maybe?].

Dagbladet:What are your views on the Muhammed caricatures?

Butt:”This has nothing to do with freedom of speech. We can not allow the mockery of religions, such as Muhammed-drawings,” says Butt.

Dagbladet:Should those that published the Muhammed-drawings in Norway be punished?

Butt: Yes, they must be punished.

Butt will also prohibit homosexual practice.

“It should not be lawful for gays to marry,” says Butt.

Monday Butt phoned back. He wanted to emphasize that homosexual practice is forbidden under Islam and that it is the religion that is against gay practice, not the party.

“We do not want to change Norwegian law,” says Butt.


What a wonderful example of taqiyya. “We don’t want to change Norwegian law, we just want to obliterate it and substitute sharia. So what’s the problem? Norwegians make great Muslims, right?”

American Osama bin Laden

The 63-year-old is critical of the U.S. war on terror, and put the question of Western media portrayals of Osama bin Laden.

“Who has served in the terror with Osama bin Laden? It is notMuslims. In Islam it is illegal to practice/work with terror,” says Butt. He believes the U.S. is behind most of the terror in the world.

“How is it possible that they have not managed to capture Osama bin Laden. Either he doesn’t exist, or he worked for the U.S. and lives there now,” says Butt.


If it is illegal for Muslims to be terrorists, then all those jihadists must be little twinkle fairies, phantasms made up by the Zionist press. Yeah, that’s it: jihadists are Jews in disguise, trying to make innocent Muslims look bad.

“The Jews were perhaps behind”

The Norwegian-Pakistani [Butt] is also skeptical of the official version of the terrorist attack September 11, 2001.

“Where were the Jews? And how many were killed? These are questions I think, today, that we do not have answers for,” said Butt, who believe the Israeli intelligence service Mossad may have been behind the attack.

“The United States has not answered the big questions. Who was behind the attack? There is also a big question how many Jews died? This we do not know today,” says Butt.

Dagbladet: Are you anti-semitic?

Butt: I have nothing against the Jewish people, but I believe it must be able to ask these questions.

Dagbladet: Many will interpret this as hatred against Jews.

Butt:It is not true. I am against what the Jewish people do to the Palestinians, but I am not against the Jewish people.


“Mossad was behind 9/11”. Of course. Why didn’t we think of that before? Mr. Butt certainly has a knack for clarification.

Soldier as youth

As a youth, Butt participated as a soldier in the war between India and Pakistan in September 1965. Today he wants to pull Norway out of the war in Afghanistan.

Norway has no business in Afghanistan, and one of the party’s most important issues is to stop the Norwegian military presence in the country. Norway is a land of peace. It should not look at what the U.S. does when it comes to Afghanistan and Iraq,” says Butt.

The politician thinks Norway should support Pakistan in Kashmir-dispute with India.

Norway should support Kashmir’s independence,” says Butt.


Hmm…that’s a diplomatic decision he won't see anytime soon.

Will have Norwegian Pakistani Prime Minister

Minority politicians stood in 1995 and 2007 with their own list to the council elections in Oslo, with no luck. Butt still believes they [i.e., his new party] will succeed where others have failed.

“I have a lot behind me to achieve this. I think people trust me,” says Butt.

In the fall he hopes for a seat in Parliament. But it does not stop there.

“My hope is that in about fifteen years in Norway, like the United States see a second-generation immigrant in the job of prime minister,” says Butt. Also at the [Oslo] council election in three years, the 63-year-old hope for a “break election”.

“I think the Mayor of Oslo in three years will be a Norwegian-Pakistani,” says the Norwegian-Pakistani.


Well. This dude has a lot of opinions and high hopes. But, you know, he could be right about one thing: Osama bin Laden is in the U.S. I think I know where he is, too: the transgendered ObL is now Nancy Pelosi and s/he’s sitting in the American House of Representatives, big as life. She’s certainly no crazier than Mr. Butt.

Happy May 17th, Norway! May you continue to enjoy the spoutings of Norwegian Ghufoor Butt.

* Con Hijab o senza, il poliziotto donna non conta nulla per I musulmani. Difatti in Norvegia il Consiglio Islamico (IRN) per parola del suo imam Ahmed Ismaili ha dichiarato che un uomo non può essere arrestato da una donna, in quanto non vi possono essere contatti tra i due sessi al di fuori dei normali rapporti familiari. Auspico che le poliziotte musulmane o non, per obbedire a questo precetto, sparino direttamente ai rei maomettani colti in flagranza di reato (fonte Islam in Europe).