Friday, August 29, 2008

Londonistan

"...se gli Inglesi non accettassero di sottomettersi pacificamente alla legge islamica, un esercito di Mujahidin interverrebbe, imponendola con le armi"

Mah! Solite *azzate da maomettano, ormai ci abbiamo fatto il callo ...

Ma continuano ad irritarmi le immagini dei maomettani che impunemente manifestano e bestemmiano contro l'Occidente, colpevole (1000 volte) di averli accolti.
Perché in questi filmati non vedo mai dei poliziotti che caricano e "manganellano" gli islamici?
Perchè non vedo mai dei bravi cittadini inglesi che con ogni mezzo difendono la loro città, il loro Paese e la Cristianità da queste bestie?

Thursday, August 28, 2008

I segreti di Obama

Stiamo seguendo con interesse la campagna elettorale per l’elezione del 44MO Presidente degli Stati Uniti.

Molti si chiedono se dopo aver vinto le elezioni la nuova amministrazione sarà in grado di imprimere una svolta positiva nell’economia americana e mondiale. Ma l’attualità ci impone di valutare con la stessa attenzione la linea di condotta di colui che diventerà il prossimo Presidente e che si troverà a fronteggiare da subito la nuova minaccia di una potente Russia che, sempre più ostile alla Nato ed alleata ai Paesi e gruppi islamici nemici dell’Occidente, ha fatto entrare il mondo in una nuova fase della Guerra Fredda.


Premetto che non rinnego le simpatie per il Partito Repubblicano, ma nel contempo ammetto che (per qualche tempo) fui compiaciuto dal fatto che un afro-americano concorresse alle primarie per l’elezione del candidato del Partito Democratico. Ma con il passare dei mesi il compiacimento iniziale andò affievolendosi, ed era già scomparso del tutto, quando Obama uscì vincitore dalla competizione.


In fondo crediamo di conoscere abbastanza bene i Clinton da poter affermare che se Hillary avesse sorpassato Obama alle Primarie, vincendo in seguito la corsa per la Casa Bianca, non ci sarebbero stati grandi rivolgimenti almeno nella politica estera.

Con Obama abbiamo compreso (troppo tardi) che la “rivoluzione” sarebbe cominciata proprio dalla Politica Estera.

Ma non è tutto.


Siamo ormai abituati ai “colpi bassi” che durante le competizioni elettorali americane, colpiscono i candidati di entrambe le fazioni.

E’ semplice: si segue il principio che ogni futuro Presidente ha certamente qualcosa che vorrebbe nascondere al suo elettorato. Pertanto i gruppi che appoggiano i due contendenti spendono enormi quantità di tempo e danaro per scovare ogni minima antica debolezza o presunta colpa del candidato avversario. Infedeltà coniugale, scarso senso della Patria, ecc. ecc. Tutto va bene pur di screditare il rivale, anche se poi l’ultima parola spetta agli elettori che con il voto possono decidere di perdonare o sanzionare il loro beniamino.


Ma le insinuanti accuse rivolte ad Obama in questi ultimi tempi, hanno lo scopo di minare profondamente la fiducia dell’elettorato democratico, instillando negli elettori il dubbio che il loro prossimo Presidente abbia l'intenzione di perseguire una politica anti-americana di apertura verso quelle nazioni che vorrebbero la fine degli USA e dell’Occidente.


Per questo, e a più riprese, Obama è stato “accusato” di avere tentato di ingannare i suoi elettori nascondendo le sue origini musulmane.

Come se ciò non bastasse, in questi giorni è uscita l’intervista all’attivista per i diritti umani Percy Sutton (video di introduzione al post) che afferma di aver steso una lettera di raccomandazione per l’iscrizione del giovane Barack Obama alla Harward Law. Ciò gli fu richiesto da Khalid Al Mansour, amico e collaboratore di Obama.


Dr. Khalid Al Mansour a quel tempo aveva già dato alle stampe il libro “The Destruction of Western Civilization as Seen Through Islam, Christianity and Judaism” (1982) .

In questa “perla” trasmessa su Youtube Khalid Al Mansour afferma che “White people don't feel bad, whatever you do to them, they deserve it, God wants you to do it and that's when you cut out the nose, cut out the ears, take flesh out of their body, don't worry because God wants you to do it."


L’odio di Al Mansour è rivolto contro i “bianchi”, contro i cristiani e gli ebrei. Insomma, contro l'Occidente.

Ma evitiamo di credere che Khalid Al Mansour sia come uno dei tanti fanatici maomettani che magari potremmo incontrare in una piazza di Londra mentre arringano una folla di loro simili.

E’ stato il consulente di molti capi di stato africani e arabi per gli investimenti e la costituzione di joint-ventures. Ha insegnato in Istituti universitari africani ed americani…. Insomma ha un curriculum degno di rispetto.

Comunque rimane un islamico radicale.


Consiglio di guardare altri video di Al Mansour presenti su Youtube. Persino “The birth and death of Christianity” che è decisamente lungo ma interessante.

A mio avviso, Obama dovrebbe giustificare all’elettorato questa sua “amicizia particolare”.


Ma mettiamo il caso che ogni illazione su Obama sia ingiustificata e che il “nostro” sia in buonafede e che non abbia alcune seria intenzione di stravolgere la politica estera dei suoi predecessori.

Credete forse che in questo caso non ci sarebbero controindicazioni alla sua eventuale vittoria?

Obama asserisce: “Non sono musulmano”. Non lo è più?

A questo proposito Daniel Pipes, nell’articolo “Barak Obama Through Muslim eyes,” riporta il pensiero di Shireen. K. Burki dell’Università di Mary Washington, convinta del fatto che Obama sia il “candidato ideale” per Bin Laden: un apostata al comando degli Stati Uniti, porterebbe ad unire e galvanizzare contro l’Occidente tutti i diversi gruppi islamici del mondo.

Insomma in un modo o nell’altro non se ne esce.


Inizia il conto alla rovescia. Al 4 novembre mancano soltanto 69 giorni.


Sull'argomento si legga anche Townhall.com, Jihad Watch, Gates of Vienna e Astute Blogger

Ultime su Barack: Liberali per Israele

Su Khalid Al Mansour si legga Frontline Fellowship, e QUI e QUI

Tuesday, August 26, 2008

Fermare l'Islam. Il tentativo italiano.


La stampa del Regno Unito è avvezza ad etichettare le persone che hanno opinioni diverse, soprattutto quando queste opinioni sono le stesse che il sistema vorrebbe demonizzare.

Così inizia il post di Up Pompeii che riporta un articolo del FinancialTime “fortemente critico” sulla proposta del capogruppo della Lega Nord Roberto Cota, di mettere uno stop alla costruzione di nuove moschee in Italia.

Pare incredibile eppure, sebbene i danni causati dagli “eroi” del multiculturalismo siano sotto gli occhi del mondo intero, gli “urletti” di questi pericolosi parassiti non cessano anzi, si alzano più forti di prima contro quelle nazioni che stanno imboccando faticosamente una direzione opposta a quella decisamente pericolosa, “scelta” dal Regno Unito.

Anche in Danimarca la coalizione di Centro Destra che vinse le elezioni nel 2001 venne “fermata” subito e duramente, soprattutto perché pareva avesse dei giusti (mia opinione) propositi iniziali. Tra questi, quello di mettere un freno “all’islamizzazione” del Paese.
Allora il Guardian affermò che “Copenhagen stava flirtando con il fascismo”.

Io chiedo al mio governo: NON facciamoci incantare dalle “sirene multiculturaliste”. NON intimoriamoci per le false accuse di xenofobia, perchè l'Italia non è razzista ed è disposta ad accogliere chiunque sia veramente disposto ad inserirsi nella nostra società. Ma nel contempo l'Italia ha il dovere di arrestare l’immigrazione di quei popoli che, causa il loro credo, l'integrazione non l'accetteranno mai.

Italians to present a bill to stop Mosques being built.
Posted by Gandalf

The press in the UK are so accustomed to labeling people with views different from their own, especially when it concerns views that the establishment wish to demonize.
The press will generally follow the Governments diktats regarding any kind of cultural concept, the FT is no different, this paper as well as many others gladly call the people of Italy xenophobic because they support the northern league and have a viewpoint that journalists on papers like the FT and Guardian dislike.
The FT calls the people of the Northern league xenophobic, why?
the Northern league is to present to the Italian Government legislation that would stop the building of mosques in Italy The success of this proposal has yet to be seen, it may not succeed but even if it does fail there has been a clear strong signal to Islam in Italy that the Italians have had enough and have marked clear lines in the sand.
This would never happen in the UK for the following reasons: Anybody proposing such a move would be guilty of a Religious hate crime and probably locked up The Government would immediately stop such action as they are so frightened of the consequences, so frightened of what the Muslims in the UK would do.
The EU would immediately sanction the UK if such proposals were even listened to or debated, the sanctions would work because the British government - unlike the Italian Government, is completely subservient to the EU dictators.
In the UK there are over 2000 Mosques, the Mega Mosque that is planned for London is still on the cards.

The UK needs to do as Italy is doing, we need to be assertive and say no more Mosques, no more Islam and at the same time encourage the Muslim to return to Dar ul Islam and stay there.

Will this happen, not in my lifetime, simply because the people of this present generation do not see anything wrong, they are so conditioned into being cultural non entities, people without identity or pride in who they are.
But who knows maybe something will happen, maybe there will be a seismic shift in the collective psyche of this country, if this does happen it will be the previous generation that will force the shift.
Meanwhile our Government is busy handing out money to battle extremism in the Muslim communities, how does it do this well it finds the Mosques that have a proven track record of spewing hate and death and give them money, lots of it, £3million, what this money is actually used for is very unclear. This extremely stupid way of "combating extremism" only puts wads of cash into the Muslim coffers, the solution is clear for all to see, the action we must take is the action shown by the Italians, only stronger.


L' articolo di FT viene ripreso da un sito americano di estrema sinistra QUI (Vi troviamo anche dei riferimenti a Up Pompeii e IslamOnline.net)
Vi consiglio di leggere anche : Italian Muslims vs. The Right-wing Escalation dal sito IslamOnline

Recenti post stranieri che commentano positivamente il nuovo corso della politica italiana
Islam in Action
Gates of Vienna : qui e qui

Saturday, August 23, 2008

Bilanci falsi per 30 mld L’Ue smaschera Prodi



da "IL GIORNALE" del 23.08.08 articolo di Claudio Borghi

Scoperto l’ultimo bluff dell’Unione: hanno spostato da una Finanziaria all’altra un patrimonio per incolpare Berlusconi dei loro conti in rosso. Ecco svelato il sistema di Padoa Schioppa: creare delle voci "una tantum" per gonfiare il deficit

L’esperienza della sinistra al governo nella scorsa legislatura potrebbe presto arricchirsi di un altro primato: quello del «falso in bilancio» più grande della storia, una cifra vicina ai 30 miliardi di euro (sessantamila miliardi delle vecchie lire) con i quali si sarebbero inutilmente «sporcati» i conti pubblici italiani allo scopo di far sembrare peggiore la situazione ereditata dal governo Berlusconi e accreditarsi come risanatori. Di questa cifra Eurostat ha già accertato l’inesistenza di quasi 15 miliardi e, secondo quanto risulta al Giornale, i conti italiani sarebbero «sotto revisione» per quanto riguarda la somma rimanente.

Facciamo un passo indietro: l’indicatore più popolare per misurare la «performance» della politica economica di un governo è l’evoluzione del rapporto fra il deficit e il Prodotto interno lordo. Questa misura è importante sia in senso assoluto (perché se eccede stabilmente il 3% l’Europa apre una procedura di infrazione) sia in senso relativo perché si possono confrontare i comportamenti dei diversi Stati fra di loro e rispetto alla media europea. Ogni governo è «responsabile» degli anni per i quali firma la legge finanziaria che, come è noto, stabilisce spese e entrate per l’intero anno. Pertanto economicamente vengono per convenzione attribuiti al centrosinistra i risultati degli anni dal 1997 al 2001, al centrodestra quelli degli anni dal 2002 al 2006, di nuovo a Prodi gli anni 2007 e 2008. Ebbene, Prodi, Padoa-Schioppa e Visco si inventarono delle voci «una tantum» che pesarono sul deficit italiano del bilancio 2006 per circa due punti in modo da consegnare alle stampe e a un’imbarazzata Istat un dato pesantissimo: meno 4,4%, il risultato peggiore dal 1996 e che sarebbe rimasto alle cronache come responsabilità del governo di centrodestra. Peccato però che queste voci fossero inesistenti.

La prima di queste voci fantasma, relativa a possibili rimborsi sull’Iva delle auto aziendali e pesante per ben 15 miliardi di euro, è già stata cassata da mesi (nel silenzio generale) da Eurostat che ha provveduto a classificare come «metodologicamente scorretto» il carico di spese solo eventuali e non ancora verificatesi sul bilancio 2006. La cosa è immediatamente verificabile dal sito di Eurostat dove il rapporto deficit/Pil per l’Italia nell’anno in questione appare ora ridotto al 3,4 per cento.

Nella stessa nota in cui Eurostat accerta il primo falso nel bilancio statale però c’è anche una nota che indica come le voci relative a «investimenti infrastrutturali» siano sotto esame. Di cosa si tratta? È una storia incredibile, che indica con quanta spregiudicatezza si sia mosso il governo Prodi pur di poter addossare al governo precedente responsabilità non sue. L’ultimo dei 1.364 commi della legge finanziaria per il 2007 (quella famosa del «più tasse per tutti») è molto strano: dice, come da prassi, che la legge entra in vigore il 1° gennaio «tranne» quattro commi che, in modo del tutto irrituale, entrano in vigore il 27 dicembre. Tali commi prevedono l’accollo dello Stato dei debiti delle Ferrovie dell Stato per 13 miliardi che quindi, per tre soli giorni, venivano caricati totalmente sull’esercizio 2006. Un vero e proprio colpo di mano che era inoltre finanziariamente indeterminato, perché il decreto attuativo sarebbe stato emesso solo in seguito.

C’è di peggio: esiste la prova che Eurostat aveva imposto sin dal 2005 un diverso criterio di imputazione del deficit. L’istituto europeo aveva classificato tale somma come debiti dello Stato nel 2005 e, secondo quanto si può leggere sul rapporto che accompagnava la riclassificazione, aveva stabilito tassativamente che fossero imputate come deficit solo e solamente le cifre relative a debiti giunti a scadenza e non onorati dalle Ferrovie e, in ogni caso, solo per gli anni in cui queste scadenze fossero avvenute. Non c’era quindi nessuna ragione per disporre l’accollo di una simile cifra e soprattutto nessuna motivazione per una così clamorosa forzatura contabile, congegnata in modo da gonfiare il deficit 2006, anzi, Eurostat aveva espressamente deciso tutt’altro.

Alla luce di tutto ciò si capisce l’imbarazzo dei contabili europei nell’avere «sotto revisione» dei numeri che risultano falsati per quasi 30 miliardi con conseguente difficoltà di raccordo di cifre che impattano l’intero bilancio dell’eurozona. Se, come pare, anche l’accollo dei debiti delle Ferrovie - dato il palese artificio contabile e l’esplicita indicazione contraria del 2005 - verrà cassato da Eurostat, bisognerà riscrivere la storia economica delle ultime legislature, ammettendo che il risanamento era stato in effetti iniziato dal governo Berlusconi, dato che il centrodestra, senza il «superfalso» in bilancio della sinistra, risulta aver ricevuto un deficit/pil al 3,1% ed averlo riconsegnato migliorato al 2,5% (in controtendenza con la media dell’Europa a 15 nazioni che, nel periodo, ha al contrario leggermente peggiorato tale rapporto). Risulterebbe invece così pressoché nullo il risultato dell’ultimo governo di Prodi, Diliberto e Di Pietro, ai quali potrebbe rimanere invece il poco ambito riconoscimento come «autori del massimo falso in bilancio» in Europa: curioso destino per chi ne aveva fatto un simbolo delle malefatte del centrodestra.
posta@claudioborghi.it

Foto tratta dal sito Silvioforever

Wednesday, August 20, 2008

Georgia nuova Cecenia «Questa è terra russa»


Riporto dal Corriere della Sera di oggi la prima parte di un articolo di Bernard-Henri Lévy.

La prima cosa che colpisce appena si esce da Tbilisi è l'inquietante assenza di qualsiasi forza militare. Avevo letto che l'esercito georgiano, sconfitto in Ossezia, poi sbaragliato a Gori, aveva ripiegato sulla capitale per difenderla. Ebbene, giungo nei sobborghi della città. Avanzo di 40 chilometri sull'autostrada che taglia il Paese da Est a Ovest. Di questo esercito che si ritiene essersi concentrato per opporre una resistenza accanita all'invasione, quasi non si vede traccia. Qui c'è un posto di polizia. Più lontano, un gruppo di soldati in uniformi troppo nuove. Ma non un'unità combattente. Non un pezzo di difesa antiaerea. Nemmeno quel paesaggio di blocchi e sbarramenti che, in tutte le città assediate del mondo, dovrebbero ritardare l'avanzata del nemico. Un dispaccio annuncia che i carri armati russi si dirigono verso la capitale. L'informazione, ritrasmessa dalle radio e alla fine smentita, crea un disordine incredibile e fa sì che le rare automobili che si erano avventurate fuori della città tornino indietro. Ma il potere, stranamente, sembra aver abbassato le braccia. Forse l'esercito georgiano c'è, ma è nascosto? Pronto a intervenire, ma invisibile? Siamo in una guerra dove l'astuzia suprema è, come nelle guerre dimenticate d'Africa, di apparire il meno possibile? O il Presidente Saakashvili ha scelto di non combattere, come per mettere europei e americani davanti alla proprie responsabilità e alle proprie scelte («pretendete d'essere nostri amici? Ci avete detto cento volte che con le nostre istituzioni democratiche e il nostro desiderio d'Europa il nostro governo — in cui siedono (fatto unico negli annali) un primo ministro anglo-georgiano, ministri americano-georgiani, un ministro della difesa israelo-georgiano - era il primo della classe occidentale? Ebbene, è il momento di provarlo»)? Il fatto è che la prima presenza militare significativa nella quale ci imbattiamo è un lungo convoglio russo, almeno cento veicoli, giunto tranquillamente a rifornirsi di benzina in direzione di Tbilisi. Poi, a quaranta chilometri dalla città, all'altezza di Okami, ecco un battaglione, sempre russo, appoggiato da un'unità di blindati che ha il compito di impedire il passaggio ai giornalisti in una direzione e ai profughi nell'altra. Uno dei profughi, un contadino ferito alla fronte ancora inebetito dal terrore, mi racconta la storia di questo villaggio, in Ossezia, da dove è fuggito a piedi tre giorni fa. I russi sono arrivati. Sulla loro scia, le bande di osseti e cosacchi hanno saccheggiato, violentato, assassinato. Come in Cecenia, hanno raggruppato giovani uomini e li hanno imbarcati in camion verso destinazioni sconosciute. Sono stati uccisi padri davanti ai figli. Figli davanti ai padri. Nelle cantine di una casa fatta saltare con bombole di gas, si è scoperta una famiglia che è stata depredata di tutto quello che aveva tentato di nascondere, si sono fatti mettere gli adulti in ginocchio prima di giustiziarli con una pallottola in piena testa. L'ufficiale russo, responsabile del check point, ascolta. Ma se ne infischia. Ha l'aria di chi ha bevuto troppo e se ne infischia. Per lui, la guerra è finita. Nessun pezzo di carta — cessate il fuoco, accordo in cinque o sei punti — cambierà nulla alla sua vittoria. E quel poveraccio di profugo può raccontare quel che vuole.

Vicino a Gori, la situazione è diversa e improvvisamente diventa tesa. Ai margini della strada, jeep georgiane nei fossati. Più lontano, un tank carbonizzato. Ancora più lontano, un check point più importante del precedente, che blocca il gruppo di giornalisti al quale ci siamo uniti. Soprattutto, ci dicono chiaramente che ora non siamo più i benvenuti. «Siete in territorio russo — abbaia un ufficiale gonfio d'importanza e di vodka —. Può andare avanti solo chi è accreditato dalle autorità russe». Per fortuna, sbuca un'auto del corpo diplomatico. È dell'ambasciatore dell'Estonia. A bordo, oltre all'ambasciatore, c'è il Segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza, Alexander Lomaia, che ha l'autorizzazione di andare a cercare i feriti dietro alle linee russe, e accetta di farmi salire in macchina insieme alla deputata europea Isler-Beguin e a una giornalista del Washington Post. «Non posso garantire la sicurezza di nessuno, previene. È chiaro?». È chiaro. E ci stringiamo nell'Audi che si dirige verso Gori. Dopo altri sei check point, arriviamo a Gori. Non siamo al centro della città. Ma dal punto in cui Alexander Lomaia ci ha lasciati prima di ripartire, da solo, per recuperare i feriti, possiamo vedere incendi a perdita di vista. I razzi illuminanti che, a intervalli, rischiarano il cielo e sono seguiti da brevi detonazioni. Ancora il vuoto. Odore di putrefazione e di morte. Poi, l'incessante rimbombo di blindati e auto civili piene di miliziani riconoscibili dalla fascia bianca attorno al braccio e dai capelli trattenuti da una bandana. Gori non appartiene a quell'Ossezia che i russi pretendono di essere venuti a «liberare». È una città georgiana. Ebbene, l'hanno bruciata. Saccheggiata. Ridotta a città fantasma. Svuotata. «È logico, spiega il generale Vyachislav Borisov, mentre nel fetore e nella notte aspettiamo in piedi il ritorno di Lomaia. Siamo qui perché i georgiani sono degli incapaci, la loro amministrazione è crollata e la città era in preda ai saccheggiatori. Guardate...». E su un cellulare mi mostra alcune foto di armi, di cui sottolinea pesantemente l'origine israeliana. «Credete forse che potevamo lasciare questo bazar senza sorveglianza?». Nell'accendersi una sigaretta fa sussultare il piccolo carrista biondo che si era addormentato nella torretta. «Abbiamo convocato a Mosca il ministro degli Esteri israeliano. Gli è stato detto che, se continuava a rifornire i georgiani, noi avremmo continuato a rifornire Hezbollah e Hamas». Avremmo continuato...Che confessione! Passano due ore. Due ore di sbruffonate e di minacce. Finché torna Lomaia e ci affida un'anziana signora e una donna incinta che ha portato via dall'inferno incaricandoci di accompagnarle a Tbilisi. ...


Per la versione integrale cliccare qui

Nella FOTO:

2 Aprile 2004- Astana, Kazakistan. Conferenza internazionale “Eurasianismo dall'idea all pratica". Il presidente russo Vladimir Putin viene nominato professore onorario alla locale, prima Università

Eurasiatista, "Lev N. Gumilev".

"Why would Russia target civilians?"



LA DIFFERENZA

Il violento attacco al minuscolo stato caucasico è l’ultimo atto con il quale Putin ha inteso definire la sua politica estera per i prossimi anni.

Dovrebbe essere chiaro a tutti (ma per il nostro Premier sembra non sia così), che ancora una volta il mondo è diviso tra Oriente e Occidente e alla guida del nuovo “Impero del Male” si trova una nazione che non è riuscita a fare i conti con il suo passato.

Mi aspetto che a breve il movimento pacifista mondiale torni a rivalutare il nuovo duce russo. Non potrebbe essere altrimenti, in fondo la Storia ama ripetersi ed i pacifisti di oggi discendono direttamente dal movimento dei “Partigiani della Pace” ideato e fondato nel 1949 da Stalin, il più grande assassino della Storia, per “indebolire il mondo capitalista e sottrarlo al controllo americano”.

Non a caso ho parlato di “Impero del Male”. Poiché sono convinto che, sebbene nel “mondo libero”, valga “il pensiero unico consumista”, è presente comunque un “senso morale” che segna nettamente la differenza con “l’altra parte”.

No, il mio non è fondamentalismo occidentale, ma semplice realismo.

Sappiamo tutti che la capacità di discernere il Bene dal Male è una caratteristica dell’essere umano. Tuttavia l’obbligo di raggiungere gli obiettivi imposti da certune ideologie politiche e religiose fanno sì che il comune senso morale sia posto in secondo piano, o scompaia del tutto, sacrificato sull’altare dell’Idea.
A questo proposito, molti potrebbero essere gli esempi che confortano la tesi della “differenza” tra Oriente ed Occidente. Il video di introduzione al post me ne suggerisce uno...

Nel 1999 mi trovavo a Belgrado e vidi gli effetti delle “bombe intelligenti”.
Mi colpì soprattutto la completa distruzione di uno dei palazzi del Ministero degli Interni (credo la scuola della polizia), anche perché soltanto un paio d’anni prima l’avevo guardato con attenzione e me lo ricordavo enorme e maestoso.
Dopo l’attacco Nato pareva un blocco di piombo fuso, ed era alto pochi metri.
Ma non fu questo che mi colpì maggiormente. Rimasi stupito dal fatto che, a pochi metri dal disastro, antichi palazzi, strade e giardini erano intatti. Come se nulla fosse accaduto. Osservai bene e non scorsi nemmeno tracce leggere, chessò, piccole schegge sull’intonaco, qualche cornicione danneggiato...
Mi domandai scioccamente perché le guerre non fossero solo questo: l’annientamento degli obiettivi dichiarati, evitando l’uccisione di civili innocenti.

Ed invece durante gli attacchi della Nato in Serbia, furono alcune centinaia le vittime tra i civili . Buona parte di queste si trovavano al momento dei bombardamenti, all’interno di strutture, considerate “target” dalle forze alleate. Per questo, ben prima di attaccare, la Nato usava diffondere dei comunicati affinché si limitasse la perdita di vite innocenti.
Ma è chiaro che la guerra “intelligente” non esiste. E molti civili a Surdulica, Niš, Aleksinac, ecc, persero la vita soltanto per gli errori commessi dagli attaccanti.
Tutto ciò suscitò aspre critiche dalla Comunità Internazionale e dei ripensamenti anche tra coloro che erano stati i più accaniti sostenitori dell’attacco contro Milosević.
Eppure voglio ribadire che l’uccisione di civili innocenti fu giudicata certamente un errore che si sarebbe dovuto evitare.
Ma presumo sia chiaro che nessuna azione di guerra è scevra da errori di questo genere, che vengono chiamati “danni collaterali” (brutta parola), e che per l'Occidente hanno la stessa valenza delle uccisioni per “fuoco amico”.*

Noi occidentali abbiamo maturato la convinzione non del tutto sbagliata che la NATO entra in guerra, soltanto per motivi etici*1.
In fondo la NATO è l’Occidente.
E per noi, ed anche per quelli tra noi che non osano ammetterlo, l’Occidente (in verità privo di radicate ideologie politiche e religiose) ha una sensibilità che lo rende superiore all’”Oriente”, anche perché, sebbene solo in un tempo relativamente recente, ha saldamente fissato dei principi nel suo DNA e tra questi, l’assoluta condanna per chi, persone, gruppi politici/religiosi o nazioni compie massacri volontari contro i civili
Per essere più chiari, prendiamo il conflitto del 1991-1995 in Croazia e Bosnia.
Le atrocità sono state commesse da tutte le parti: serbi, croati e musulmani. E’ stata una guerra crudele e a tratti illogica. Tra le tante assurdità abbiamo visto musulmani alleati ai serbi, combattere contro altri musulmani; croati combattersi tra loro.
Ma su tutto, abbiamo avuto la prova del progetto del “poeta” Radovan Karadzić che ha teorizzato una sistematica distruzione di due popoli, quello musulmano e quello croato.
Seguendo le direttive di Karadzić, le forze armate serbe e serbe-bosniache, comprese le centinaia di fazioni paramilitari, furono impegnate più nella deportazione e nel massacro dei civili e nel sanguinoso assedio di Sarajevo, che in effettive azioni di guerra contro le forze croato-musulmane che comunque erano meno equipaggiate ed organizzate.
Quando i croati si riarmarono e si riorganizzarono e la Nato entrò nel conflitto, il “grande” esercito serbo si dissolse.

Ebbene, se Karadzić non avesse progettato quel genocidio, il conflitto, benché illegittimo, sarebbe stato più facilmente “digerito” dall’Occidente. Ci sarebbero state comunque delle vittime civili, ma sarebbero rientrate nell’atroce casistica della guerra.
Dunque non fu tanto il proditorio atto di invasione della Bosnia croata e musulmana che colpì l’opinione pubblica occidentale, quanto lo sterminio di gente innocente.
Voi direte: “ma è ovvio!”
Certo, è ovvio per noi occidentali…

Ed eccoci al nocciolo della faccenda: buona parte del mondo non condivide la nostra “sensibilità”.
Facciamo un salto nel Medio-Oriente. Prendete ad esempio i gruppi terroristi che vorrebbero annientare Israele (palestinesi, Hezbullah): non soltanto non nutrono compassione per le vittime civili provocate dai loro attacchi, ma sono proprio gli innocenti il loro obiettivo principale. Inoltre, conoscendo bene “la pietà occidentale”, spesso, durante le risposte armate ai loro attentati, si fanno scudo dei civili affinché la comunità internazionale (occidentale) biasimi gli aggrediti che intendono difendersi, e non gli aggressori.

Raggiungiamo la Russia, dei giorni nostri. Su certa stampa, l’arresto di Radovan Karadzić è raccontato come un atto vile, perpetrato “dall’Occidente” nei confronti della Serbia e della Russia, sua protettrice.
Ma, non sono soltanto pochi gruppi radicali o gli eurasiatisti che hanno elevato “il poeta contro l’Europa moderna” Karadzić ad eroe del mondo slavo.
E’ in fondo la stessa linea di Putin, di Medveded, di Vladimir Zhirinovsky.
Ed è significativo che il rappresentante russo presso la Nato Dmitri Rogosin affermi che ''se Karadzić merita di essere giudicato all'Aja, allora accanto a lui sul banco degli imputati devono stare anche coloro che hanno preso la decisione di bombardare i pacifici cittadini morti a centinaia durante la cosiddetta democratizzazione dei Balcani da parte dell'Occidente''.

E’ ben chiaro? Ecco la prova della “sensibilità” dell’ “Oriente”: un mostro, uno psichiatra pazzo, il piccolo Hitler che ha ordinato lo sterminio di migliaia di persone inermi, viene esaltato, giustificato e difeso. Per contro, i “danni collaterali” (ripeto - brutta parola, ma questo è) delle Forze occidentali vengono poste sullo stesso piano del genocidio pianificato da Karadzić.

Noi, con molta fantasia potremmo metterci per un attimo dalla parte dei serbi e dei russi, magari comprendendo ed accettando i motivi del conflitto in Bosnia. Tuttavia, sarebbe contro la nostra natura giustificare lo sterminio studiato a tavolino dal presidente della Repubblica Srpska*2.

Andiamo al conflitto di questi ultimi giorni: vi sono stati bombardamenti sulle città, uccisioni di civili commesse dagli osseti, dai georgiani e dai russi.
Credete forse che il potente esercito russo, che ha una tecnologia militare pari a quella degli USA, perda il tempo con le bombe intelligenti?
Soldati o civili per chi non è occidentale hanno la stessa valenza. Anzi è probabile che i civili vengano “sacrificati” proprio per incutere al nemico un maggior terrore e un senso di impotenza.
Ed ecco allora la prima, agghiacciante differenza tra noi e loro.

In conclusione, in Occidente è l’individuo ad abbandonare talvolta il senso morale. Dall’altra parte è il sistema che lo impone.
Ma mai come ora, dove i confini tra Oriente ed Occidente non sono ben definiti, stare con l’una o con l’altra parte, vivere da uomo o dimenticare di esserlo, è solo una questione di scelte.

*1 La Carta dell’ Onu condanna ogni tipo di guerra, anche quella considerata “giusta”, “etica”, “umanitaria” (che in effetti è una contraddizione in termini). Ma a volte permette “l’uso controllato della forza”, non ammettendo ipocritamente che sempre di guerra si tratta.

*2 Per suggerire un altro esempio, io come molti altri sono convinto che la guerra in Vietnam fosse dettata dalla reale esigenza di frenare l’avanzata del comunismo nel sud-est asiatico. Ma altra cosa è la ferma condanna degli eccidi compiuti da “alcuni” americani durante quel conflitto. Ma l’occidente stesso condannò prontamente quei massacri. Nel caso di Mai Lay, la strage fu contrastata da altri militari americani intervenuti a difesa dei civili.
Se per ipotesi al posto degli americani ci fossero stati i russi o gli iraniani, Credete che saremmo venuti a conoscenza di quell’eccidio? Credete che l’opinione pubblica di quei paesi avrebbe condannato i loro soldati?

Friday, August 15, 2008

«La Russia vada avanti, adesso deve cadere Tbilisi»



«Saakashvili è un criminale: o si arrende accettando il processo per genocidio o deve morire» Chiede «la conquista di Tbilisi», mette il presidente georgiano Saakashvili di fronte a due opzioni: «O si consegna ai russi per farsi processare o deve morire». Alexander Dugin è il leader del movimento Eurasia, uno dei gruppi che sostiene la politica di ritrovato orgoglio nazionalistico. Conosce bene Putin, oggi primo ministro, che ascolta volentieri i suoi consigli. Dugin incarna, anche fisicamente, il prototipo dell’intellettuale russo. È alto, magro, ha gli occhi azzurri e si è fatto crescere la barba lunga, alla Solgenitsin. Porta sempre un voluminoso revolver, che esibisce alla cinta. La settimana scorsa era in Ossezia del Sud e oggi è in stretto contatto con i leader della regione secessionista. Su quel conflitto ha idee chiarissime (e bellicose), come dimostra in questa intervista concessa al Giornale. La Russia non sta esagerando nell’Ossezia del Sud? «Niente affatto, dovevamo intervenire, perché l’esercito georgiano ha aperto il fuoco sui nostri caschi blu, ma soprattutto perché conduce una politica di genocidio verso gli osseti. Hanno bombardato i civili, provocando almeno duemila morti e trentamila profughi, hanno fatto pulizia etnica nei villaggi. Non potevamo rimanere indifferenti». Ma ora i georgiani si stanno ritirando, non basta? «Assolutamente no. È stato il presidente della Georgia a cominciare questa crisi. È un nuovo Hitler, perché ha attaccato popolazioni innocenti e non armate. Era nostro dovere fermarlo per non ripetere gli errori della storia. Non c’è che una soluzione: conquistare Tbilisi e riportarla sotto il nostro controllo». Eppure Saakashvili è stato eletto democraticamente... «Guida un regime criminale, paragonabile ad Al Qaida o alla Germania nazista. Era da decenni che non si assisteva a un genocidio di queste dimensioni. Di fronte a sé ha due opzioni: o si consegna ai russi e accetta di farsi processare a Mosca oppure deve morire». Eppure anche i russi sono intervenuti in Cecenia e non certo con i guanti. Lui no e voi sì? «I massacri contro i civili in Ossezia del Sud sono documentati, mentre il nostro intervento in Cecenia era mirato contro i terroristi, non contro la popolazione civile. Qui i georgiani vogliono annientare un popolo». Ma ora il conflitto rischia di allargarsi. Dopo la Georgia toccherà all’Ucraina? «Sì, perché il governo ucraino si sta comportando allo stesso modo di quello georgiano. Ha riabilitato i nazisti ucraini, perseguita i russi ortodossi e appoggia Tbilisi nel genocidio nell’Ossezia del Sud. Ha addirittura mandato lì dei soldati, mentre al fianco degli osseti del sud ci sono volontari ucraini. Così non si può andare avanti». Dunque guerra anche in Ucraina? «La situazione lì è molto seria e la crisi sta per esplodere. Ci sono due popoli con due opzioni geopolitiche, due visioni del futuro. Da una parte i russofoni che hanno come riferimento il Cremlino, la religione ortodossa, l’Eurasia. Dall’altra gli ucraini che guardano agli Stati Uniti, all’Occidente, alla Nato. I primi stanno con gli osseti, i secondi con i georgiani. Come può il Paese rimanere unito? Le divisioni in Ucraina sono gravi, profonde, irreparabili». Ma questo rischia di destabilizzare tutta la regione, non è preoccupato? «Ribadisco non siamo stati noi ad iniziare questo processo. Certo, che sono preoccupato, ma ad essere aggrediti sono i russi e dobbiamo difendere i nostri diritti, a cominciare da quelli umani». Che lei sappia, il Cremlino condivide le sue opinioni? «Io parlo per me, ma credo che in questo momento un’ampia maggioranza dei poteri russi la pensi allo stesso modo».

da " IL GIORNALE" articolo di Marcello Foa del 11.08.2008

Venti di Guerra 2

Che cosa è accaduto nel Caucaso?

I rapporti tra Ossetia del del Sud e Georgia sono tesi da sempre, almeno dal primo referendum per l'indipendenza del 1992, che portò ad una guerra con 2000 vittime.
In seguito accadde ben poco fino al 2004 quando vi furono nuovi combattimenti con molti morti e feriti
Nel settembre del 2006, dopo circa due anni di pace, gli osseti abbatterono l'elicottero che trasportava il Ministro della Difesa ed il Capo di Stato Maggiore della Georgia.
Non ci furono vittime, ma alcuni giorni dopo la risposta della Georgia fu l'attacco ad alcune pattuglie ribelli. Tre osseti ed un soldato georgiano restarono uccisi. Due mesi dopo il governo secessionista dell'Ossetia del sud ottenne una larga maggioranza al secondo referendum per l'indipendenza. Tuttavia, come nel 1992, l'Unione Europea si rifiutò di riconoscere il piccolo stato (poco meno di 100.000 abitanti).

Dal 2006 al luglio del 2008 non vi furono che alcune sporadiche scaramucce tra i due paesi.

Nello scorso mese di luglio l'Ossetia intensifica le operazioni di disturbo sul confine. Alcuni aerei russi partono dal territorio osseto e sorvolano ripetutamente lo spazio aereo georgiano. Da postazioni dei separatisti vengono lanciati a più riprese dei missili contro la Georgia. Mikheil Saakashvili, il presidente georgiano denuncia la violazione del "cessate il fuoco" da parte dell'Ossetia. Iniziano i primi combattimenti nelle zone di confine.
E' il 1 agosto.

Dopo sei giorni la Georgia tenterà l'invasione dell'Ossetia del Sud, finendo direttamente nella trappola russa.


Posto la traduzione di un articolo apparso su "РОССИЯ.3" il sito dell'Unione della Gioventù Eurasiatista (o Eurasista). Riguarda il congresso che si è svolto, guarda il caso, proprio nell'Ossetia del Sud, poche settimane prima dell'inizio della nuova ondata di provocazioni ossete che hanno portato al fallito tentativo di invasione.

Il 30 giugno scorso si è tenuto in Ossetia del sud, nella città di Tskhinval, il III Congresso dell’Unione della Gioventù Eurasiatista.
Hanno partecipato alcune centinaia di giovani eurasiatisti provenienti dalla Russia, dall’Ucraina, dal Kazachistan, dalla Turchia, dalla Francia, dall’Italia, e dalla Serbia. Tra i più importanti relatori del convegno dobbiamo ricordare il filosofo politico Alexandar Dugin , il presidente dell’Ossetia del Sud Eduard Kokoity e Pavel Zarifullin, il leader dell’Unione della Gioventù Eurasiatica.

Punti salienti dell’incontro:
• Non si riconosce il catastrofico crollo dell’Unione Sovietica verificatosi contro la volontà popolare espressa dal referendum del 1991;
• Si prende atto che vi sono cambiamenti positivi in Russia dopo l’elezione del Presidente Dmtri Medvedev che assieme a Putin si è opposto all’aggressiva espansione della Nato verso Est;
• Si deve accettare l’idea che la Russia è sotto minaccia di guerra da parte degli Stati Uniti che intendono far entrare nella Nato l’Ucraina, la Georgia e l’Arzeibagian.
• Vi è un fronte nemico interno alla Russia finanziato da speciali servizi occidentali. Questa rete di guerra sta cercando di sabotare la riforma patriottica di Putin/ Medvedev (si fanno alcuni nomi: Trenin, Belkowsy, la Fondazione Soros, L’Istituto di strategia Nazionale, ecc.)
• Si annuncia la mobilitazione contro “lo spietato e pericoloso nemico”. Ed il nemico interno deve essere schiacciato;
• Si prende atto che la parte più importante del paese è il Caucaso. Per questo motivo i servizi occidentali stanno tentando di staccare la Russia dal Caucaso. Loro hanno finanziato la ribellione in Cecenia e sono responsabili del sangue di Beslan. E nel caso di avvio di nuovi conflitti provocati dai burattini degli Stati Uniti (Georgia e Azerbaigian), ci saranno migliaia di volontari armati che raggiungeranno l’Ossetia meridionale, L’Abkhatia e il Lezgistan.
• Si prende atto che in Ucraina potrebbe presto scoppiare una guerra civile tra i ribelli del Sud-est che hanno in odio il regime Yushchenko-Tymoshenko . A questo proposito l’intervento della Nato che vuole assorbire il Paese, scatenerà una rivoluzione del popolo.
• Per contrastare le azioni di controllo da parte dei servizi segreti ucraini e georgiani si crea una organizzazione di intelligence da affiancare agli apparati dell’ l’Ossetia meridionale e dell’Abkhatia.
Nella foto, il Presidente del governo separatista dell'Ossetia del Sud, Eduard Kokoity e Alexandar Dugin

Thursday, August 14, 2008

BiH - Eurovision 2008 semifinale "TRY!"


Intermezzo musicale.
Elvir Lacović (Laka) con la sorella Mirela ha rappresentato la Bosnia Erzegovina al 53° Eurovision Song Contest (Belgrado maggio 2008) arrivando alla finale con la canzone “Pokušaj”. Ma è la Russia che ha vinto l’ Eurovision Song Contest con la canzone “Believe” di Dima Bilan.

Laka, nato a Goražde, vive a Sarajevo e per il suo rock eccentrico, ironico ed alternativo è diventato un cantante “cult” in Bosnia. Io lo apprezzo molto, inoltre ammetto di essere letteralmente affascinato da Mirela che mi ricorda il mito Nina Hagen.
Oltre al video, posto il testo e la traduzione (mia) in italiano. Esiste anche una versione inglese di “Pokušaj”, ma non è la traduzione del testo originale, bensì una canzone diversa.

“Pokušaj”
(Ne silazi sa čardaka
(Rek’o mi je pjevač Laka
(Ne klepeći nanulama
(Nemoj da se praviš dama)
(“Non (fingere di) scendere dal castello”
Mi è stato detto da Laka, il cantante
“Non far suonare I tuoi sandali di legno”)
“Non fingere di essere una Signora”)
(Ne silazi sa čardaka
(Rek’o mi je lično Laka
(Ne silazi sa čardaka
(Dok ti ljubav nije jaka)
(“Non (fingere di) scendere dal castello”
Mi è stato detto personalmente da Laka
“Non scendere dal castello
Finchè il tuo amore non è forte abbastanza”.)
Na moju omiljenu foru
Prevarim faunu i floru
Da život nije postao u moru
Nego od ljubavi
Ljubavi, ljubavi
Od ljubavi.
Con il mio trucco preferito
ho imbrogliato la fauna e la Flora
perchè la vita non fu create dal mare
Ma dall’amore
amore, amore
Dall’amore.
Kolike protračismo dane
Ležeći, jedući banane
Pa spadosmo na niske grane
Bez ljubavi
Ljubavi, ljubavi
Bez ljubavi.
Quanti giorni abbiamo speso
distesi, mangiando banane
scendendo dai rami più bassi
Senza amore
Amore, amore
Senza amore.
Pokušaću da te poljubim a ti se pravi luda
Pokušaću da te poljubim a ti se pravi luda
Pokušaću da te probudim a ti se pravi budna.
Proverò a baciarti, ma tu fingi di essere matta
Proverò a baciarti, ma tu fingi di essere matta
Proverò a svegliarti, ma tu fingi di essere già sveglia.
(Ne silazi sa čardaka
(Rek’o mi je pjevač Laka
(Ne klepeći nanulama
(Nemoj da se praviš dama)
(“Non (fingere di) scendere dal castello”
Mi è stato detto da Laka, il cantante
“Non far suonare I tuoi sandali di legno”)
“Non fingere di essere una Signora”)
(Ne silazi sa čardaka
(Rek’o mi je lično Laka
(Ne silazi sa čardaka
(Dok ti ljubav nije jaka)
(“Non (fingere di) scendere dal castello”
Mi è stato detto personalmente da Laka
“Non scendere dal castello
Finchè il tuo amore non è forte abbastanza”.)
Pokušaću da te poljubim a ti se pravi luda
Pokušaću da te poljubim a ti se pravi luda
Pokušaću da te probudim a ti se pravi budna
Proverò a baciarti, ma tu fingi di essere matta
Proverò a baciarti, ma tu fingi di essere matta
Proverò a svegliarti, ma tu fingi di essere già sveglia.
Pokušaću da te poljubim a ti se pravi luda
(Ne silazi sa čardaka
(Rek’o mi je pjevač Laka)
Pokušaću da te poljubim a ti se pravi luda
(Ne klepeći nanulama
(Nemoj da se praviš dama)
Pokušaću da te probudim a ti se pravi budna
Proverò a baciarti, ma tu fingi di essere matta (“Non scendere dal castello”
Mi è stato detto da Laka, il cantante) Proverò a baciarti, ma tu fingi di essere matta
(“Non far suonare I tuoi sandali di legno”
“Non fingere di essere una Signora”) Proverò a svegliarti, ma tu fingi di essere già sveglia

Wednesday, August 13, 2008

Venti di Guerra

Dialogo semiserio sulla guerra scoppiata pochi giorni fa in Georgia, sulla guerra che verrà e sull’amicizia.



Sabato 9 agosto ore 07.15. Fosca ha appena concluso una breve corsa sulle colline antistanti il centro abitato. Prima di tornarsene in città da’ un’ultima occhiata al vasto panorama che si apre dalla sommità del colle verso Sud. Nella vasta pianura che dopo pochi chilometri è già Bosnia (Repubblica Serba di Bosnia), spiccano due rilievi montuosi. Fosca si chiede se vi siano delle vie d’arrampicata e vorrebbe essere lassù, su quelle cime, per guardare verso NNE, proprio verso il punto dove si trova in questo momento.


Squilla il telefono.


P: Ciao dove sei?

Fosca: Eh?

P: Sono P. Dove sei?

Fosca : qua sopra (di norma Fosca, benché si alzi dal letto molto presto, si sveglia completamente soltanto verso le 10-10.30).

P: Ah…. “Qua sopra” dove?

Fosca: Sulla vetta di XX. Sto ammirando il panorama.

P: Hai ascoltato le ultime notizie dalla Georgia?

Fosca: Uh?

P: La Georgia; gli aerei russi che bombardano i civili; i carrarmati che stanno per entrare nel Paese…


Fosca aspira con forza l’aria frizzante del mattino. Sta cominciando a svegliarsi…


Fosca: Certo, ho visto il Tg stamani. Non riesco a capire perché quel piccolo Paese abbia voluto tentare un’operazione senza speranza in Ossetia. Probabilmente i russi attendevano solo questo passo falso per muovere guerra…

P: Appunto, è molto strano. Forse c’è “qualcosa dietro” a tutto ciò…


Entrambi, molti anni fa abbiamo letto “Il Pendolo di Foucault” di Umberto Eco. Eppure a P non ha insegnato nulla, ancora oggi è affascinato dalla teoria del complotto. Io invece, come molti altri, credo che quando qualcuno tira fuori la storia di un complotto “in essere” sta semplicemente provando al mondo intero che il complotto non esiste, o meglio, che è stato inventato. Se veramente esistesse una sorta di “complotto”, sarebbe talmente segreto che nessuno ne conoscerebbe l’iter, gli scopi ed i soggetti.

Spesso ho tentato di convincere P dell’infondatezza della teoria del complotto , a volte prendendo ad esempio le ultime *azzate create ad arte dai maomettani in oriente, e quelle inventate da quel gran “ genio della balla” americano (MR Noam “Rincoglionito” Chomsky) in occidente ( senza dimenticare le innumerevoli sequele di sciocchezze create dai coglioni nostrani)

Ma non c’è stato verso.


Eppure, come in questo ultimo caso, non c’è traccia di complotto: tutto era già scritto, e a conoscenza di tutti. Ma ne parleremo più tardi, in un altro post.


Fosca: Probabilmente il Presidente Georgiano è scivolato in una trappola. In fondo sapevamo da tempo che i russi avrebbero cercato un pretesto per riprendersi i Paesi della disciolta Unione Sovietica. Stanno cominciando da quelli più piccoli. Poi passeranno ai Paesi più importanti, come l’Ukraina; infine si dedicheranno alle nazioni dell’Ex Patto di Varsavia. Ma personalmente non credo che riusciranno in questa impresa.

P: E allora esiste un complotto (e te pareva)

Fosca: Mah. Per me no. Esiste una linea guida del solito Traditore dell’Occidente Putin e dei suoi fedelissimi. Ma non di certo un complotto segreto per il possesso del globo perché, sebbene le mire russe vadano ben al di là della piccola Georgia, non sono affatto segrete. Anzi, ti dirò che basta leggere il programma del gruppo neo-eurasiatista di Alexandar Dugin : è tutto scritto lì. Nero su bianco.

P: E noi che facciamo?

Fosca: E “che facciamo” CHE?

P: Si potrebbe raggiungere la Georgia e metterci a disposizione delle autorità per menare un po’ le mani….


Ore 07.18. Fosca dopo l’ultima battuta di P è completamente sveglio. Avrebbe pronta una replica, ma lì per lì le parole elaborate dal cervello si rifiutano di uscire dalla bocca.

Tutto ciò che riesce a pronunciare è:


Fosca: *AZZO!!!

P: Eeeh… *azzo! *azzo! *azzo! Non hai altri argomenti? Non eri tu che ci ricordavi che dobbiamo essere pronti in ogni momento per contrastare “con ogni mezzo” le brame dei musulmani sull’Europa ed impedire così il nuovo Califfato??

Fosca: *azzo! Cioè, volevo dire: assolutamente sì. Ma perché ciò avvenga, la “conditio sine qua non” (a P piace il latino) è che si rimanga vivi fino ad allora. Combattere adesso insieme allo scalcinato esercito georgiano contro la potente armata russa nella piccola guerra che ha praticamente già vinto equivale ad “inseguire la bomba dopo averla lanciata”. Altra cosa è condurre una “asymmetric war” e spesso ciò avviene quando la vittoria della parte avversa si considera un dato di fatto. Pensiamo ai passa centomila morti russi in Cechenia, una repubblica poco più grande della Georgia…


Silenzio


Fosca: Uè, ci sei??

P: Son qua

Fosca: Credi che abbia torto? No, perché se credi che abbia torto, dimmelo. Cambia nulla, ma almeno saprò che non la pensi come me….

P: Beh, forse hai ragione…. Ma sinceramente non credi che stiamo un po’ tradendo i nostri ideali, la nostra storia?

Fosca: Ragionare sui nostri limiti non significa tradire i nostri ideali, anzi è un modo per valutarli e credo rinvigorirli. La tua stessa telefonata di oggi ne è una prova. In fondo, con gli anni molto è cambiato in noi, ma è confortante sapere che un punto fermo rimane: i valori che ci hanno contraddistinti un tempo, sono a tutt’oggi presenti e solidi. E la percezione di questa compattezza e di questa corrispondenza d’intenti tra te e me è ora più facile(*azzo!). Anche perché mi accorgo che alcuni vicino a noi e che erano simili a noi, pare non lo siano più. Si sono “ inflacciditi”, imborghesiti. Svogliatamente o volutamente hanno dimenticato i vecchi principi…

P: Spetta a noi ricordarglieli!

Fosca: Già. E come??

P: A calci negli stinchi, ovviamente.

Fosca: Assolutamente sì. Quando cominciamo?

A propo, e per la Georgia?

P: Speriamo che si giunga ad un “cessate il fuoco” onorevole per entrambe le parti. In quanto a noi, ci saranno certamente altre occasioni per fare la guerra ai russi.

Fosca: Per l'Occidente contro l'Oriente. Tuttavia, speriamo non sia cosi. Ma se le brame espansionistiche di Putin continueranno in futuro, e se per questo motivo ricorrerà anche all’appoggio del suo nuovo alleato iraniano o stringerà nuove alleanze con le forze terroriste jidaiste, allora presumo che uno scontro sarà inevitabile. Inoltre è certo che in Europa, intendo in Germania, in Francia, In Italia, nel regno Unito, ecc sono già all'erta migliaia di imbecilli pronti ad appoggiare l’idea di un nuovo Impero Europeo guidato da Mosca e lieti di mettersi con il culo all’ar…. A propos……Amnesia! Ti ricordi chi scrisse “Europa: Un Impero di 400 milioni di uomini”?

P: Thiriart!

Fosca: Lui! Mi sta tanto sui maroni che a volte ne dimentico il nome. Recentemente ho letto che negli anni '60 a Bucharest incontrò l’allora ministro degli Esteri della Cina Chu-en Lai e gli chiese i mezzi per costituire un apparato armato che all’interno dell’Europa combattesse il nemico comune americano. Probabilmente Chu-en Lai lo prese per matto e per fortuna ciò non ebbe un seguito.

P: Che gran figlio di p… Mi dispiace tanto che sia morto di morte naturale. E dire che quel porco è vissuto fino a 70 anni!

Fosca: Appunto. E’ vissuto 60 anni di troppo. Ma intendevo dire, hai presente quanti coglioni come Thiriart girano ora per l’Europa con il culo all’aria in attesa di essere sodomizzati dai russi e dai maomettani? E tra tutto questo svolazzar di chiappe, questi imbecilli, finti “intellettuali, professori, filosofi” inducono altri, giovani di estrema destra e di estrema sinistra, a far comunella, a calarsi le braghe ed attendere pazientemente che la nuova era arrivi.

P: E sarà allora di nuovo Occidente contro Oriente.

Fosca: E sarà Guerra Civile in Occidente e poi Guerra contro l’Oriente

P: Intellettuali e Filosofi potrebbero essere i salvatori del mondo come gli artefici della sua distruzione. E non li rispetto. Guarda quel figlio di p…. poeta psichiatra Karadzic, ha teorizzato una Bosnia completamente Serba, ha autorizzato il genocidio e la deportazione di migliaia di persone eppure sono certo che non ha mai avuto le palle per ammazzare personalmente qualcuno. Mentre sono certo che se qualcuno gli avesse puntato un coltello alla gola, si sarebbe cagato addosso dalla paura.

Che schifo!

Fosca: E che spreco!

P: Che spreco Che?

Fosca: Diavolo! Lo scorso anno ho passato un periodo a Ruma e non so perché ma credo di averlo visto con quella barba bianca, quei capelli lunghi ed un gran cappello bianco tipo Borsalino….

P: E?

Fosca: E che spreco!

P: No, tu ti riferisci ai 5 milioni di dollari di compenso per le informazioni sulla cattura!!!

Fosca: Beh, insomma… E poi se fosse stato veramente lui....chissà, forse avrei anche preferito catturarlo io stesso (o NOI)....

P: Capito. Ideali a puttane, eh?

Fosca: Dài, è noto: tu sei l’idealista puro, io… così, così. A mia discolpa, come ben sai, posso aggiungere che sono un po’ folle,…

P: Un tantino sociopatico, no?

Fosca: Ah sì, grazie. Allora dicevo un po’ folle, un tantino sociopatico, sadico, cinico e completamente privo di compassione, ma solo per chi non la merita. Insomma, una brava persona.

Ma poi lasciamo perdere, probabilmente un anno fa a Ruma non era lui… Certo che con quei capelli strani… e quella barba…

P: Oh insomma! Non si stava parlando delle prossime guerre e di quelle in corso?

Fosca: Hai ragione, cercavo di sdrammatizzare. Spero anch’io che tutto in Georgia finisca presto. Tuttavia, penso che sarai d’accordo con me sul fatto che ciò segna l’inizio di una nuova era di violenze e soprusi che probabilmente porteranno ad un nuovo grande conflitto: Guerra Civile in Occidente e poi Guerra contro l’Oriente.

P: Ma allora il tutto è solo rimandato. Meglio così, avremmo corso il rischio di perderci la competizione di paintball di settembre…


Silenzio


Fosca: Ecco, appunto.

P: Dàì, cercavo anch’io di sdrammatizzare. E poi mangeremo la Čobanac!

Fosca: E la Kotlovina!

P: E la Riblja Juha!

Fosca: Non dirmi! Ci sarà anche la zuppa di pesce?

P: Ma certo! E non pesce di fiume. Pesce dell’Adriatico.

Fosca: Ok. E’ giunto il momento di tornare “a valle” per fare un ottima/abbondante/sostanziosa colazione.

P: Ci vediamo stasera, così mi illustri quel complotto degli eurasiatisti amici di quel figlio di p….di Putin.


Silenzio


P: XX, mi senti?

Fosca: Sì, sì va bene, ci vediamo stasera. Ma c’è ancora una cosa:

P: Che?

Fosca: NON ESISTE NESSUN COMPLOTTO!


I personaggi di questo dialogo sono:

-P, tedesco, Ex militare d’artiglieria (3 anni), ex allievo della Legione Straniera francese (pochi mesi), volontario HV e HVO in Croazia e Bosnia (4 anni). Vive in Croazia.

- Fosca , è Fosca.