In questa italietta del paradosso, dove il potere vero si trova nelle mani di una casta di togati che hanno in odio l'espressione democratica, i soliti giornali e le solite televisioni pubbliche (finanziate da noi tutti) hanno urlato al golpe soltanto perché il governo ha esposto con fermezza una semplice e palese considerazione:
ad ogni cittadino italiano DEVE essere garantito il diritto di voto.
Eppure, grazie ai radicali (che delusione!*) e all’atteso intervento del solito magistrato politicizzato, in Italia viene di fatto impedito a qualche milione di cittadini di esprimere la propria preferenza con il voto.
Così, per maggiore chiarezza, proviamo a ricostruire ciò che potrebbe essere avvenuto al momento della consegna delle liste presso l’ufficio circoscrizionale di Roma:
Magistrato: – Ebbene voi del PDL non avete ancora consegnato le liste ed il termine è scaduto da cinque minuti.-
Delegato del PDL: – Noi siamo all’interno di questo edificio da ben prima del termine per la consegna. Purtroppo, come avrà notato, questi tontoloni radicali, sdraiandosi sul pavimento, ci hanno di fatto impedito l’entrata all’interno dell’ufficio della cancelleria. Comunque adesso che Lei è qui con noi, può ricevere le liste dalle nostre mani.-
Magistrato: - Mi dispiace ma ormai il tempo è scaduto ed io non posso ricevere alcunché.-
E' probabile che gli uomini del PDL si siano guardati tra loro sbigottiti: sarà uno scherzo? Forse anche il magistrato è finto? Magari è un altro buontempone radicale? Uno dei delegati, forse il più coraggioso, non ne è convinto e ribadisce:
-Mi scusi, ma le rammento che noi ci troviamo qui da mezzora prima della scadenza del termine, e se comunque per pochi minuti la consegna delle liste non è avvenuta, Lei non intenderà di certo sanzionare i milioni di elettori laziali del PDL impedendo loro di votare, no?-
Magistrato – Eh mi dispiace sa, ma le regole sono regole. –
Storia finita.
NdFosca : Le regole sono regole: cinque minuti di ritardo (provocato dai radicali) sono ben più importanti dei milioni di elettori del PDL che, mi sembra palese, per la sinistra non valgono nulla o sono soltanto MERDA.
Impedire all’elettorato del centro-destra di poter esprimere il proprio voto è stato un appiglio insperato per la sinistra che sappiamo ama “vincere facile”. Difatti da decenni, non ha sentito il bisogno di adottare delle serie strategie politiche per contrastare il governo con una dura opposizione sui temi comuni, ma si pone ahimè fiduciosa nelle mani di falliti magistrati golpisti, di conduttori televisivi moralisti a senso unico, di giornali che rispondono a gruppi di potere (poco) occulti.
E’ per questo che la sinistra non ha mai avuto le palle per governare.
In verità, non le ha ritenute necessarie.
Ed i risultati si vedono, eccome!. Ogni qualvolta è capitata disgraziatamente al governo del Paese o delle regioni, si è distinta per l’indolenza nell’affrontare i problemi sociali, della sanità, dell’economia, della lotta contro la piccola e grande criminalità (leggi MAFIA), eccetera, eccetera, eccetera.
Non giriamoci intorno: i sinistri, anche i più onesti (e giuro che ci sono), aborrano il governo “del fare” , motto del centro-destra al quale di gran lunga prediligono il governo “dell’indugiare”, “del temporeggiare”, “del rimandare” ed infine “dell’aspettare”. Ma “aspettare” che??
Ecche’ ne so io?
Qualcosa.
Chiedetelo a loro.
Gli ultimi fatti accaduti a Trani sono peraltro sconcertanti: dal geniale articolo di Franco Bechis, che riporto integralmente da “Libero”, si evince che tutta l’indagine e le centinaia di intercettazioni a ministri della Repubblica e al capo del governo nascono da una inchiesta per 560 euro incassate illecitamente dall’American Express su due carte di credito.
Badate bene, non stiamo parlando di 500 milioni, o anche di 5 milioni di euro, ma di 560 eurini.
Per questa folle cifra la (costosa) macchina giudiziaria si è messa in moto e altre decine di migliaia di euro sono stati impiegati per indagare, per intercettare.
Guarda il caso si è arrivati ad intercettare anche le telefonate di alcuni ministri del governo e perfino le telefonate personali del Premier.
Certamente parecchi si riveleranno “ascolti inutili” e a questo proposito permettetemi di esprimere un pensiero personale: mi pare proprio di sentirli i commenti del finanziere-intercettatore:
- Azzo, questo Berlusconi o insulta Di Pietro, o racconta barzellette, o parla di fi..a. In tutti i casi nulla che ci serva veramente.-
Ed invece no. Alla fine viene registrata una telefonata ad un commissario dell’autorità per le
Telecomunicazioni nella quale il Premier esprime un giudizio negativo sulle trasmissioni di Santoro e di Floris e si chiede se queste un giorno verranno finalmente chiuse (come ce lo chiediamo noi, del resto).
Sembra che soltanto poche ore dopo, questa intercettazione arrivi nella sede del quotidiano comunista “IL Fatto” che la pubblica in prima pagina provocando interrogazioni parlamentari e grandi ripercussioni sul nostro malandato Paese.
Pongo 3 banali quesiti:
1)- ma a voi pare una “notiziona” che Il Premier speri nella chiusura definitiva di programmi faziosi finanziati da tutti i cittadini? Sono anni che ne parla a destra e a manca, come ne parlano pressoché quotidianamente tutti i suoi collaboratori.
2) – Il magistrato che ha deciso di passare l’intercettazione ai giornali ipotizzando un presunto reato per pressioni indebite all’autorità per le Comunicazioni è al corrente che la suddetta autorità è lottizzata? Cioè che è formata da membri di cui alcuni sono di evidente appartenenza al centro-destra, mentre altri appartengono al centro-sinistra?
In soldoni, se ci sarà un Berlusconi che si lamenta con qualcuno del suo schieramento all’interno dell’Agicom, ci sarà certamente un Bersani che farà lo stesso con un membro sinistro della medesima istituzione.
Sarebbe singolare se i capi degli schieramenti politici si lamentassero con i membri degli schieramenti opposti.
Ecco questa sarebbe certamente una “notiziona”.
3) ritengo l’ultimo quesito per certi versi, intrigante: vi immaginate che potrebbe accadere se domani si scoprisse che il Presidente degli Stati Uniti è stato intercettato per settimane dalla CIA? Questo fatto verrebbe interpretato come un attentato alla democrazia americana ed i colpevoli condannati a lunghi anni di lavori forzati.
Ma spingiamoci oltre, pensiamo “in grande”: immaginate se tutto ciò fosse accaduto a Prodi, il campione della sinistra, durante il suo inetto governo. Sarebbe esplosa la “guerra di resistenza” nelle piazze di ogni città, mentre gli investigatori colpevoli sarebbero finiti in carcere in attesa (vana) di processo.
Vi prego solo di rammentare ciò che capitò a quei funzionari o semplici cittadini (tra loro un ragazzino friulano di 17 anni) che, tramite i computer dell’Agenzia delle Entrate, per curiosità finirono per accedere ai dati personali del Prodino: furono accusati di essere delle spie. Le loro abitazioni furono perquisite a fondo; le loro vite furono rivoltate come calzini.
Povera Patria.
La tecnica della Bufala per azzoppare il Cav
Di franco Bechis. Tutto per uno scandalo da 560 euro. È per tre carte di credito American Express che si erano viste chiedere rimborsi di 689 euro invece dei 129 attesi che la procura di Trani ha messo sotto controllo il telefono del direttore del Tg1, Augusto Minzolini, del commissario dell’Authority Giancarlo Innocenzi e intercettato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il suo sottosegretario Paolo Bonaiuti, decine di ministri e viceministri, segretari di partito, leader politici di maggioranza e opposizione. Uno di quei tre che giustamente protestavano per gli interessi esorbitanti era un ufficiale della Guardia di Finanza. Ha fatto denuncia alla procura di Trani e dopo settimane di indagine il pm Michele Ruggiero ha trovato altri due clienti American Express nelle stesse condizioni. Ai tre probabilmente grazie a super interessi sono stati prelevati quei 560 euro di troppo. Il pm di Trani a quel punto ha sequestrato ad American Express tutti gli atti relativi alle carte “Blue” rateali, sperando di trovare altri interessi da usuraio. Messi sotto inchiesta tutti i vertici italiani della compagnia americana. Pur avendo tutta la documentazione in mano, un gip deve avere autorizzato incomprensibili intercettazioni telefoniche ai manager American Express. Uno di questi è stato ascoltato mentre diceva: «al tg 1 ci penso io». Probabilmente il mestiere di quel manager era cercare di attutire la portata della notizia, e magari di non creare ad American Express un danno di immagine assai più rilevante di quei 560 euro. Avrà chiamato le principali testate giornalistiche. Anche il direttore del Tg1 per dire: «non amplificate la notizia». Così i magistrati di Trani hanno deciso di tenere sotto controllo tutte le mosse e le telefonate del direttore del Tg1. E hanno scoperto l’acqua calda: lui (e perfino i manager di American Express) avevano rapporti con i potenti. Minzolini addirittura con il presidente del Consiglio e i ministri! I pm si sono ingolositi: guarda che roba capitava loro fra le mani.
Titoli sui giornali
Brogliacci da titoli di prima pagina dei giornali! Cose che sulla spiaggia di Trani non capitavano da almeno 6 anni, quando un altro pm (caso fotocopia) pensò bene di avviare da lì una sfortunata “bancopoli” poi finita nel nulla: inchiesta su Banca 121, bufera in Borsa sul Monte dei Paschi, iscritto nel registro degli indagati il Governatore della Banca d’Italia, Fazio. Quest’atto che era segretato naturalmente finì dopo pochi giorni sulle prime pagine dei giornali. I politici chiesero le dimissioni di Fazio e da lì iniziò la parabola discendente del Governatore. Il procuratore capo si infuriò con il pm, ma ormai la frittata era fatta. E il danno non riparato dalla successiva assoluzione di tutti gli indagati: l’inchiesta non stava in piedi.
Non sta in piedi nemmeno l’inchiesta di oggi. Sarebbe un sollievo pensare che tutto sia dovuto solo alla voglia di protagonismo di qualche inquirente. Ma siccome Trani arriva dopo Fastweb-Telecom, che arriva dopo il fango gettato sulla cervicale di Guido Bertolaso dalla procura di Firenze che solo poche settimane prima aveva contribuito a mettere nel ventilatore il fango del pentito Gaspare Spatuzza, e arriva dopo l’allegra gestione a Bari del caso D’Addario, che arrivava dopo lo “scandalo Noemi”, beh, qualche cattivo pensiero comincia ad arrivare.
Immaginatevi il Berlusconi di fine aprile 2009: al massimo della popolarità, calato nel dramma del terremoto de L’Aquila, con davanti il passaggio che sembrava trionfale delle elezioni europee e l’organizzazione del vertice del G8. L’opposizione quasi non esiste, Walter Veltroni è saltato, Dario Franceschini sta gestendo l’agonia del Pd, Francesco Rutelli sta preparando le valigie. Berlusconi rischia di fare bingo per anni. È lì che salta fuori il punto debole del Cavaliere: il gentile sesso. Spunta Noemi e si prova senza successo a imbastire una sorta di caso di pedofilia. Ma l’arma è spuntata e davvero abborracciata. Tiene qualche settimana, ma diventa un buco nell’acqua. Lo fa anche il Pd, con una campagna elettorale lontana dai guai veri dell’Italia e centrata sulle questioni familiari/sessuali di Berlusconi. Arriva il G8, un successo. E il Cavaliere sembra più forte di prima. Così spunta fuori la D’Addario. La debolezza di una notte di Berlusconi. Si monta la panna all’inverosimile. Ma alla fine sembra una maionese: si squaglia. Berlusconi è ancora lì, tutto il potere nelle mani. E i sondaggi sono feroci con l’opposizione. Comincia a stancare perfino Di Pietro, che fino a lì ha divorato centimetro dopo centimetro lo spazio vitale degli alleati.
Arriva il pentito
Così spunta un evergreen: Dell’Utri, Palermo, la mafia, l’origine oscura dei capitali di Berlusconi, lo scudo fiscale che serve ancora a coprirla e farne perdere le tracce. Si trova il pentito, Spatuzza. Ma è un vero disastro e il castello frana al primo tentativo di conferma. E’ un dramma. Siamo alle porte della campagna elettorale per le regionali, e in Lazio scoppia anche il caso di Piero Marrazzo. Berlusconi supera tutto, non si riesce ad abbatterlo né con i vecchi né con i nuovi metodi. Quante carte restano? Il Cavaliere ha dalla sua più di una brillante operazione: via i rifiuti da Napoli, consegna record delle case ai terremotati de L’Aquila, il successo del G8. Pierferdinando Casini scherza: questo non è un governo Berlusconi, mi sembra il governo di Bertolaso. Già. Sembrava proprio così. E a febbraio scattano gli arresti alla cricca degli appalti. Ci sarà chi ne avrà combinate di tutti i colori. Ma fin dall’inzio l’inchiesta sembra puntare a Bertolaso. L’ordinanza di arresto firmata dal gup di Firenze si sofferma per pagine a pagine sui massaggi del capo della protezione civile. Sostiene che in un caso sicuramente c’è stato un rapporto sessuale. Negli altri non è chiaro, ma lui voleva sempre una “certa Francesca”. Lo scopriremo dopo leggendo tutti i rapporti dei Ros: quando il gup gira intorno alla “certa Francesca” sa benissimo chi è: i Ros da settimane l’hanno identificata e perfino interrogata. Sanno tutto anche dell’altra massaggiatrice. Ma si preferisce il dubbio e si lascia il mistero. Che diventa fango. L’Aquila? Terra di sciacalli, altro che ricostruzione. E poco importa che gli sciacalli lì non abbiano avuto nemmeno una commessa. Bertolaso? Un assatanato di sesso. Falso, ma intanto il fango gira. Il G8? Solo corruzione e favori, la cricca degli appalti. Prove nessuna: l’unica è arrivata l’altro giorno dal Tar del Lazio, che ha annullato un appalto della cricca. Quello dell’auditorium di Firenze che nell’inchiesta sembrava raccomandato da Veltroni e vinto da un imprenditore romano. Per il Tar irregolare quello, regolari le gare per la Maddalena. Ma non importa: il biglietto da visita del Cavaliere è stato frantumato nell’immaginario collettivo.
Ora arriva Trani. A guardarla di penale nulla davvero. Ma di effetto politico in campagna elettorale, tanto. Che meraviglioso assist da Trani. Si posa beato sul pasticcio dei Tar che hanno fatto fuori il Pdl da Roma e sconcertato gli elettori. Rischia di funzionare questa volta. Bisogna rifarsi a una massima di Giulio Andreotti: a pensare male si fa peccato. E talvolta ci si azzecca.
*I radicali non sono la sinistra. Non posso dimenticare il “gigante” Marco Pannella l’ultimo giorno del dicembre del 1991 a Osijek, mentre offriva il suo aiuto e l’aiuto del movimento radicale transnazionale alla lotta contro l’aggressione serba. Per me fu un colpo di fulmine, anche se non mi iscrissi mai al partito radicale, da allora ne divenni un acceso sostenitore.
I radicali non sono la sinistra, ma militando troppo a lungo in compagnia di quell’accozzaglia di figuri permeati da sentimenti fortemente antidemocratici, ne hanno subito l’influsso nefasto.
Marco... che delusione!