Thursday, September 06, 2007

Bandire I'Islam?

Riporto un servizio sull’idea di bandire il Corano (e l’Islam) dall’occidente, pubblicato da Daniel Pipes sul New Jork Times del 29 agosto scorso. Apprezzo da sempre questo grande esperto del Medio-Oriente, tuttavia devo ammettere che la conclusione di questo articolo non mi trova completamente d’accordo.

Geert Wilders, il politico olandese cui Pipes accenna brevemente, ha intenzione di fondare un nuovo gruppo popolar-conservatore, "modellato su idee che hanno valso a Wilders la definizione di nuovo Pim Fortuyn."
Ha affermato: "Islam e democrazia sono assolutamente incompatibili, ma bisogna fare una differenza tra l’islam e i suoi fedeli. I musulmani possono vivere tra noi, ma devono ricordarsi che la Costituzione olandese è prioritaria rispetto ai libri religiosi. Se non accettano questa regola non ci sarà posto per loro".
Ovviamente da molto tempo sulla sua testa pende una fatwa di morte. Per saperne di più, QUI.

Bandire L'Islam?

Di tanto in tanto i non musulmani rilanciano l'idea di bandire il Corano, l'Islam e i musulmani. In questo mese di agosto, ad esempio, lo hanno fatto Geert Wilders, un leader politico dei Paesi Bassi, che ha chiesto di vietare il Corano (che egli paragona a Mein Kampf di Hitler), e due politici australiani, Pauline Hanson e Paul Green, che sollecitano una moratoria sull'immigrazione musulmana.

Che dire di queste iniziative? Innanzitutto, ripercorriamo un po' di storia. Esistono dei precedenti legati a un'epoca passata, quando gli intolleranti governi cristiani costrinsero i musulmani alla conversione (specialmente nella Spagna del XVI secolo) ed altri furono vivamente incoraggiati a farlo, specie i membri dell'elite (come avvenne nella Russia del XVI e del XVII secolo). Ma in epoca moderna, con la libertà di espressione e con quella religiosa che sono alla base dei diritti umani, i tentativi di salvaguardarsi dall'intolleranza bandendo il Corano, l'Islam e i musulmani falliscono in modo ben visibile.

In quello che probabilmente fu il più serio tentativo moderno di bandire il Corano, nel 1984-85, un gruppo indù arguì che i testi sacri islamici contenevano "numerose massime reiterate di continuo nel libro che per motivi religiosi promuovono la disarmonia, sentimenti di inimicizia, odio e rancore tra le differenti comunità religiose e incitano la gente a perpetrare atti di violenza e a turbare la quiete pubblica".

Portare in giudizio questa istanza, conosciuta come il caso "The Calcutta Quran Petition", provocò disordini e morti in Bangladesh. Il caso allarmò a tal punto Nuova Delhi che lo stesso procuratore generale dell'India prese parte al dibattimento, opponendosi all'istanza che, come era prevedibile, fu rigettata.

Questa prima istanza ha stabilito un modello per quanto concerne la raccolta di discutibili versetti coranici. Altri tentativi sono stati più retorici e meno efficienti. Quello maggiormente importante fu ad opera di Pim Fortuyn che cercò di porre fine nei Paesi Bassi all'immigrazione musulmana. Se egli non fosse stato assassinato nel 2002, avrebbe potuto condurre la sua crociata dagli scranni del governo.

Nel 2005, in Italia, Roberto Calderoli, coordinatore della Lega Nord, scrisse che "L'Islam va messo fuori legge fino a che gli islamisti non siano disponibili a rinnegare quelle parti della loro pseudo-dottrina politico-religiosa inneggiante alla violenza e alla sopraffazione delle altre culture e delle altre religioni".

Nel 2005, il parlamentare britannico Boris Johnson fece rilevare che l'approvazione di una legge sull'odio razziale e religioso "deve implicare il divieto di leggere – in pubblico o in privato – un gran numero di brani dello stesso Corano". Quanto da lui osservato indusse una delegazione di musulmani a chiedere (e ottenere) assicurazioni al Ministro dell'Interno che tale divieto non sarebbe stato posto. Nel 2006, Patrick Sookhdeo dell'Institute for the Study of Islam and Christianity chiese di proibire una traduzione del Corano dal titolo The Noble Koran: a New Rendering of its Meaning in English poiché "il testo illustra una strategia per uccidere gli infedeli e muovere guerra contro di essi".

Altri paesi occidentali sono stati testimoni di tentativi di minore importanza. Nel 2004, in Norvegia, il Kristiansand Progress Party cercò di mettere al bando l'Islam e nel 2006, in Germania, il Bundesverband der Bürgerbewegungen tentò di proibire il Corano dichiarandolo incompatibile con la Costituzione tedesca. Agli inizi del 2007, l'organizzazione danese Stop the Islamification of Denmark chiese di bandire parti del Corano e tutte le moschee, dichiarandole incostituzionali. Nel 2004, l'associazione religiosa australiana Catch the Fire Ministries così argomentò: "Il Corano contraddice la dottrina cristiana in un certo numero di brani e, in base alla legge della blasfemia, [esso] è pertanto illegale".

Altrove, singoli individui hanno sentito la medesima esigenza. In Svizzera, Alain Jean-Mairet è lo stratega di un piano diviso in due parti, una divulgativa e l'altra giuridica, con l'obiettivo che "tutti i progetti islamici diventino impossibili da realizzare in Svizzera". In Francia, un anonimo autore ha scritto sul sito web Liberty Vox che vorrebbe bandire l'Islam, come pure Warner Todd Huston, negli Stati Uniti.

Tra l'altro, il film uscito nel 2006, "V per Vendetta", ritrae un'Inghilterra dove nel futuro il Corano è vietato.

La mia opinione a riguardo? Comprendo il forte impulso dettato da motivi di sicurezza volto a escludere il Corano, l'Islam e i musulmani, ma questi tentativi sono troppo estesi, mischiando brani pregni di ispirazione religiosa con quelli discutibili, riformatori con estremisti, amici con nemici. Inoltre, essi ignorano la possibilità di un cambiamento positivo.

Sarebbe più pratico e specifico ridurre le minacce di jihad e Shari'a, mettendo al bando le interpretazioni islamiste del Corano, come pure l'islamismo e gli islamisti. Esistono dei precedenti. Un Corano pubblicato coi finanziamenti sauditi è stato rimosso dalle biblioteche scolastiche. Predicatori sono finiti in galera per le loro interpretazioni coraniche. Versioni estremistiche dell'Islam sono state perseguite penalmente. Organizzazioni sono state dichiarate illegali. Uomini politici hanno chiesto a degli islamisti di lasciare i loro paesi.

L'Islam non è il nemico, ma l'islamismo lo è. Tollerare l'Islam moderato, ma sradicare le sue varianti radicali.

11 comments:

no name said...

Non credo nell'esistenza dell'islam moderato; di conseguenza non credo che il Corano possa essere interpretato a piacimento. Quello che dice è estremamente chiaro, e schifosamente immorale. Va da sè che non si può rispettare contemporaneamente un tale ammasso di leggi assurde e una costituzione civile. Ma visto che ormai i maomettani ce li abbiamo in casa, la cosa più pratica da fare sarebbe obbligare ogni singolo musulmano a rispondere con un semplice "si" o "no" alla domanda: "Essendo a conoscenza delle leggi di questo Paese e sapendo che molte di esse sono in contrasto con il corano: accetti di rinunciare alle seconde per rimanere in questo Stato? Sì o no?" Punto. Se dice si, al corano dice ciao (e verrà costantemente tenuto d'occhio per vedere se è veramente così), se dice no prende mogli, cammelli e bagagli e se ne torna da dove è venuto.
Vorrei sapere da quando in qua altre minoranze religiose hanno preteso di cambiare il proprio paese o il paese ospitante. Te li vedi i buddisti che berciano come bestie bruciando bandiere e innalzando cartelli con la scritta "il buddismo vi conquisterà?" Te li vedi gli ebrei che su quei cartelli ci scrivono "sgozzate chi insulta l'ebraismo"?
Il punto rimane uno solo: io a casa mia preferisco un branco di mufloni ad un singolo incivile beduino del *****.

Fosca said...

D'accordo su tutto, anche sul branco di mufloni che a lavorarci un pò, ci puoi ricavare dell'ottimo formaggio.

Anonymous said...

Eleonora, non sono soltanto gli islamici a pretendere di cambiare il paese in cui vivono. E' la PRESENZA IN MASSA, oltre all'IDEOLOGIA DOMINANTE, che fa la differenza, per loro come per tutti gli altri immigrati extraeuropei. Prendi, per esempio, il caso della censura del fumetto "Tintin au Congo", giudicato razzista. Quello che ha fatto causa NON E' UN MUSULMANO... o anche lo sia, non lo ha fatto certo per motivi religiosi...
Che i musulmani siano i più rivendicativi è indubbio. Ma voi, Foscar ed Eleonora, ve la vedete un'Italia composta da cristianissimi africani, zingari, latinoamericani, più indiani e cinesi (anche volendo escludere gli islamici)? IO NO!

Fosca said...

Ho letto l’articolo sul Figaro riguardo alla censura di “Tin Tin au Congo”.
In effetti ritengo plausibile che dei fumetti creati in un contesto storico molto diverso dall’attuale, con dei principi che attualmente rigettiamo, non vengano destinati ad un pubblico infantile come altre migliaia di fumetti moderni. Sarebbe come se i bambini italiani potessero acquistare in edicola insieme ai Classici di Topolino, la rivista “Il Balilla” per leggere le ultime storie di Bibì e Bibò.
Bibì e Bibò fanno parte della nostra storia passata. Sono esempi dell’archeologia del fumetto italiano. Sono ricercatissimi dal pubblico dei collezionisti (e mi ci ficco anch’io), ma che c’azzeccano con i bambini del 2000?

Così anche “Tin Tin au Congo”diventa un classico da collezionare e solo per adulti(come “Tin Tin au pays de Soviets”) .
D’altra parte anche l’autore Hergè, già negli anni ’50 affermava quasi per scusarsi che questo fumetto era “il prodotto della sua epoca”.
Il Congo era una colonia Belga, i congolesi erano considerati uomini fortunati perché colonizzati dai Belgi. Ed il ritratto di questo popolo in Tin Tin, è lo specchio dell’ idea del “negro africano” nella società belga degli anni trenta: il negro tanto grosso quanto stupido, con poca voglia di lavorare, che tenta sempre di fregare il bianco dopo avergli detto “Zì Buana”.

Insomma, non è poi tanto difficile da comprendere la lamentela di quell’universitario congolese, che ritenendo il fumetto offensivo per il suo popolo, ne ha richiesto la censura. Ma è necessario che anche le tollerabili rimostranze non degenerino tanto da indurre qualcuno ad invocare una nuova “Bücherverbrennung”
E per finirla qui, indicare che “Tin Tin au Congo”è un fumetto per adulti, per collezionisti e amanti delle riviste e dei fumetti del primo novecento, mi sembra sia sufficiente per accantonare anche questo noioso “affaire”.

Per quanto riguarda gli immigrati non musulmani, ribadisco la mia posizione: chi viene in Italia e accetta leggi italiane, sottostando anche alle regole non scritte ed ai comportamenti che fanno parte del buon sensoitaliano/europeo/OCCIDENTALE, ha il diritto di essere un mio concittadino.

A questo proposito ricordo che al Festival della Mente di Sarzana un importante storico ha evidenziato che per secoli gli immigrati barbari furono accettati dall’Impero Romano, purché a loro volta acconsentissero di assimilarsi completamente. E questi ex barbari furono la forza dell’Impero, non la sua debolezza. I guai cominciarono quando tra la fine del IV secolo e l’inizio del V il governo sempre più debole cessò questo processo di assimilazione e ai barbari dell’Impero fu permesso di conservare le loro leggi, i loro costumi ed i loro capi tribali.
L’inizio della fine.

La “r” di Foscar è un refuso che non posso cancellare. Il nick è Fosca.
Chi ha letto “Tutti gli uomini sono mortali”?

Anonymous said...

Fosca, non condivido proprio nulla di quello che hai detto. Ritengo il tuo ragionamento solo un'altra sfaccettatura del pensiero mondialista ed è per me l'ulteriore conferma che questo "morbo" è stramaledettamente diffuso, trasversale, non conosce colore politico, può insinuarsi ovunque, in ogni persona, nessuno (o quasi) può dirsi totalmente immune. Io sì però. :-D
Il nodo fondamentale non è il contenuto del fumetto, ma la CENSURA. L'ideologia multietnicista agisce non solo sul presente-futuro, ma cerca di intaccare anche il passato, cancellandolo, erodendolo, deformandolo, banalizzandolo, demonizzandolo, ...
Non dico che "Tintin au Congo" dovesse diventare un sussidiario di studi sociali per bambini, ma, proprio in virtù di quella contestualizzazione storica alla quale richiami, NON NE ANDAVA RICHIESTA LA CENSURA. E bada che il congolese ne pretende il ritiro completo dal mercato, senza distinguere tra adulti e non adulti. Quello che è un pezzo di "archeologia" di fumetto rischia quindi di andare a farsi fottere, di SCOMPARIRE, di NON ESSER PIU' FRUIBILE. Così si interviene sul passato per annichilire il presente-futuro: guarda caso proprio quello che hanno fatto i totalitarismi (soprattutto lo stalinismo).

"I guai cominciarono quando tra la fine del IV secolo e l’inizio del V il governo sempre più debole cessò questo processo di assimilazione e ai barbari dell’Impero fu permesso di conservare le loro leggi, i loro costumi ed i loro capi tribali.
L’inizio della fine."

Siii??!! Allora direi che l'inizio della fine è già passato. Siamo in piena fine, ad uno stadio avanzato...

Fosca said...

cREDO di non essermi espresso chiaramente.
Sono contrario alla censura. Non sono abituato ad infiammarmi, perché amo il discorso pacato ma, se vi fossero ancora dei dubbi, aggiungo un superlativo assoluto ribadendo che sono contrarissimo alla censura richiesta dal congolese.
D’altra parte, pur non essendo d’accordo con il congolese (e Tre!), intendo essere chiaro affermando che non posso non comprendere il suo stato d’animo.
Insomma, se oggi qualcuno disegnasse dei fumetti o girasse dei film in cui gli italiani sono ritratti sempre come dei mangiaspaghetti, degli stupidi, dei codardi, dei cattivi ecc. ecc, ti girerebbero i cosiddetti… (in alcuni film per la TV francese, non distribuiti in Italia, potrai trovare degli esempi evidenti del pregiudizio dei “cugini” nei nostri confronti).

Ridere di un popolo sfruttando degli stereotipi è qualcosa d’antico, sciocco e sgradevole e ritengo non dovrebbe accadere ai giorni nostri.
Inoltre, e non è un fatto secondario, nel fumetto “Tin Tin au Congo”, ci sono molte scene di uccisioni e crudeltà verso gli animali: questo proprio non lo sopporto, ma lo comprendo nella lettura storicistica dell’opera di Hergè.
Ma i bimbi, che messaggio potrebbero ricavare da questi vecchi fumetti?
Pertanto, sono d’accordo che le strisce di Hergè di quel particolare periodo storico siano sconsigliati ai minori perché diseducativi, anzi, onestamente non capisco perché fino al luglio scorso facevano bella mostra di sé negli scaffali dei fumetti per ragazzi. Forse ora noi non saremmo qui a parlar del nulla se la casa editrice del fumetto TIN TIN avesse già tempo fa mutato il pubblico di destinazione di questo fumetto.


N’è passata d’acqua sotto i ponti del Tevere dalla fine dell’Impero Romano d’Occidente…

Orpo, ritieni che il mio commento precedente sia "un'altra sfaccettatura del pensiero mondialista"?
Moi? Credi veramente che potrei accettare un mondo dove "identità etnica" diventi un concetto privo di senso? O che mi possa riconoscere in una cultura, “globalizzata”? (Ma c’è un ma….)
Tuttavia, sai bene che considero l'immigrazione un fenomeno deprecabile ma ineluttabile. Certamente non sono il tipo che sperpera del tempo per combattere contro i mulini a vento.
Prima di iniziare una guerra è necessario essere certi della vittoria. E l’unica guerra che io sono disposto a combattere è contro di chi pretende la nostra ospitalità imponendoci di accettare i suoi valori culturali.
E qua casca l’asino, in quanto per chi arriva nella mia terra ciò che ho scritto riguardo alla “cultura globalizzata” vale assai poco. Chi pretende la nostra ospitalità deve pagarne il prezzo, rinunciando ai valori tradizionali (solo a quelli) fortemente in contrasto con i nostri.
Ma è tardi e devo prepararmi per il prossimo viaggio.
SALUTI.

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