Sunday, September 20, 2009

Italia 2009: prove di golpe - Parte prima



Gennaio 2009 /Settembre 2009 – Compendio (quasi) breve dei tentativi di rovesciare un governo democraticamente eletto.


Sappiamo bene che l’offensiva giudiziaria contro Berlusconi, partita al momento del suo ingresso a Palazzo Chigi 15 anni fa, a tutt'oggi non ha sortito alcun effetto se non una immane spesa per lo Stato, cioè un costo in milioni di euro che è stato pagato da tutti i cittadini italiani.

Silvio Berlusconi entrò a Palazzo Chigi per la prima volta nel maggio del 1994, ma già il novembre successivo, quando gli fu consegnato un avviso di garanzia dalla Procura di Milano, mentre presiedeva la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata, si comprese che Berlusconi al governo doveva rappresentare una vera e propria minaccia per gli interessi privati di alcuni gruppi di potere.
Da allora, credo che nessun altro italiano sia stato oggetto di una volontà inquisitoria e di indagini giudiziarie così minuziose, quanto il nostro Presidente.
Per capirci meglio, se nel passato la stessa caparbietà fosse stata adottata nei confronti di “Cosa Nostra”, ora i bambini siciliani conoscerebbero la Mafia solo attraverso i libri di storia.

Oggi, nel 2009, poco è cambiato. Vista l’inutilità di affondare il Premier per via giudiziale, si cerca di demolirne l’immagine in Italia e all’estero, affinché la maggioranza degli italiani che continua a dargli il voto (il popolo bue, secondo D’Alema), diventi una minoranza.
Pertanto da alcuni mesi a questa parte si è scatenata una nuova offensiva più subdola e, diciamolo, più intelligente. Coinvolge la sfera affettiva del Premier, ma non solo. Si insinuano dubbi sulla sua salute mentale, sulla sua vita sessuale e infine sulla sua moralità. Non è una strategia nuova intendiamoci, fu impiegata già nell’Unione Sovietica dai tempi di Stalin fino alla fine del comunismo, per delegittimare i politici scomodi.

Da ultimo arrivano le accuse al Premier di essere una minaccia per la democrazia e per la libertà di stampa; ma tanto per portarsi avanti con i lavori, si prepara una nuova campagna d’autunno che avrà per oggetto la mafia ed i rapporti del Cavaliere con mafiosi veri, falsi, o presunti.

Ovviamente con tutto ciò si imbecca la stampa straniera, in special modo quella del Londonistan, che cerca di coprire gli enormi problemi interni al Paese, occupandosi delle grane altrui.

Ma diamo un occhiata veloce al piano destabilizzante di questi gruppi così potenti, ma nel contempo così impauriti dal Cavaliere, da tentare qualsiasi cosa pur di abbatterlo.
Il caso Noemi, il fatto vero: il Premier partecipa alla festa di compleanno della figlia di un vecchio amico. Si fa fotografare, dà autografi e regala un collier di svariate migliaia di euro alla ragazza (lui è ricco, può farlo).
Non si è nemmeno stappato l’ultimo spumantino, che su certi giornali appare l’intervista ad una “amica anonima”*1 della moglie di Berlusconi con le rivelazioni (!) su quanto la signora Lario le avrebbe detto confidenzialmente: ”Berlusconi è malato va alle feste delle minorenni”. Apriti cielo! Per mesi la stampa e alcune televisioni pubbliche (RAI) e private aprono i loro giornali non con le notizie sulla crisi economica o sulla politica internazionale, ma con la (falsa) storia di Noemi e Berlusconi. “La Repubblica” passa tutte le sue distorte informazioni sul “caso Noemi” ad alcuni giornalisti inglesi presenti in Italia e dopo che queste vengono pubblicate nel Regno Unito, inizia una nuova campagna di stampa che ha per oggetto l’immagine del nostro Premier all’estero. Non contenta, pubblica “le 10 domande al Premier”, a cui nemmeno un coglione risponderebbe, e ne fa anche una versione in inglese, gridando allo scandalo perché Berlusconi (che coglione non è), non risponde.
Di quella povera diciottenne, i potenti giornali che attaccano il Premier, se ne fregano assai, anzi, viene disegnata come una baby prostituta che chiama il suo amante “papi”. Suo padre e sua madre diventano “i protettori” e a nulla valgono le loro testimonianze. E difatti i genitori della ragazza affermano di essere in amicizia con Berlusconi da moltissimi anni, ancora prima che nascesse Noemi.
Ma per certa stampa sono dettagli inutili, che non serve riportare nei loro articoli.

Recentemente Noemi in un’intervista ad un giornale inglese ha dichiarato che da piccola, quando arrivava Berlusconi a trovare suo padre, sedeva sulle sue gambe e lo chiamava “papi”, da allora lo chiama sempre così. Credete che ciò possa indurre “quella stampa” a fare un passo indietro?
Siete degli ingenui.

Lasciamo una fogna e apriamone un’altra, ma prima una premessa: il 14 giugno scorso D’Alema durante la trasmissione di Rai3 “in mezzora” lancia un allarme: “L’opposizione si tenga pronta perché ci saranno delle “scosse” nell’attuale maggioranza” in poche parole, il Premier verrà ulteriormente indebolito e la sinistra dovrà approfittarne. Pochi giorni dopo scoppierà “il caso escort a Villa Grazioli”.
Il fatto vero: Maurizio Tarantini, giovane imprenditore rampante che ammette di voler fare una bella figura con Berlusconi ed i suoi collaboratori, partecipa attivamente alle feste organizzate dall’entourage del Premier a Villa Grazioli (Roma) e Villa Certosa in Sardegna, sempre accompagnato da belle ragazze.
Una di queste, Patrizia D’Addario, 42 anni di Bari, si ferma a dormire nella villa di Berlusconi a Roma. Ha con sé una macchina fotografica digitale ed un registratore per testimoniare la sua presenza notturna nella villa. Il giorno dopo rilascerà un’intervista a La Repubblica dove confesserà di essere una escort e di prendere mille euro al giorno per le sue prestazioni professionali.
Tutte le foto e le registrazioni saranno pubblicate dall’Espresso*2 e quindi “passate” ai giornalisti stranieri. L’Imprenditore Tarantini, che tanto innocente non è, viene accusato di essere un procacciatore di prostitute.
Immediatamente parte un’inchiesta della magistratura che rivela che da tempo l’imprenditore frequentava il mondo politico, in particolare quello della sinistra pugliese, per ottenere contatti utili per le sue attività imprenditoriali; secondo la procura, per questi fini, avrebbe utilizzato escort o donne immagine. Dall’inchiesta, strano ma vero, emerge che Berlusconi era all’oscuro degli intenti del pugliese.
Tra parentesi ricordiamo che la D'Addario affermerà più tardi ad una tv francese di "sentirsi minacciata per le sue rivelazioni" Il giorno dopo D'Avanzo su La Repubblica scriverà:

"...questi metodi possono funzionare in un Paese sempre più lobotomizzato nella sua scadente qualità democratica .... Berlusconi, consapevole forse che quanto finora emerso è soltanto una piccola parte delle sue condotte e abitudini, se ne renderà presto amaramente conto".

In poche parole, il "giornalista" accusa ambiguamente il premier di essere la causa dei "timori" della D'Addario, ma nel contempo non riesce a nascondere che sono già pronte contro di lui le nuove armi dell'offensiva autunnale.

Credo che quei soliti quattro lettori che mi seguono, anche i non italiani, intuiscano quali siano le mie considerazioni rispetto a questa vicenda:
la storiella di Noemi è stato un caso fortuito che ha permesso un attacco feroce quanto inutile al Premier; il caso D’Addario è la prosecuzione ragionata
di quell’attacco. Una manovra studiata a tavolino, magari sulla scrivania della redazione di qualche giornale, per indebolire ulteriormente il Cavaliere.

Il Cavaliere minaccia la libertà di stampa –
Dopo mesi di falsità gettate addosso al Premier dalla stampa e dalla televisione (pubblica e privata), accade un fatto nuovo. Vittorio Feltri nell’agosto del 2009 lascia la direzione del quotidiano “Libero” che aveva contribuito a fondare nel luglio del 2000. Libero è un giornale vicino al centrodestra, ma la penna del suo direttore, non si fa scrupoli di colpire anche gli amici, in un modo che verrà giudicato dai molti “politicamente scorretto”. Per questo piace molto, anche a Fosca.
Il mese scorso, Feltri viene chiamato a dirigere Il Giornale, il quotidiano del gruppo Mondadori di proprietà della famiglia Berlusconi. Con uno dei suoi primi editoriali inizierà la sua personale battaglia contro i moralisti che dalle pagine dei loro giornali, attaccano il Premier. La sua prima vittima è Dino Boffo, direttore di Avvenire, quotidiano della CEI (Conferenza Episcopale Italiana).
Diciamolo: con sommo piacere apprendiamo dalle pagine de Il Giornale che uno dei grandi fustigatori della morale, il moralizzatore per eccellenza, Dino Boffo, è un omosessuale*3 condannato per molestie alla compagna del suo amante.
Pochi giorni più tardi Feltri, scatenato più che mai, scopre gli altarini del secondo grande moralizzatore, il direttore de La Repubblica, che adesso sappiamo essere un grande evasore fiscale.
Apriti cielo! Eugenio Scalfari, il fondatore di La Repubblica scrive un lungo articolo dove tra le tante sciocchezze, si legge:

“Lo stesso Feltri ha scritto che dopo aver ricevuto la nomina da Paolo Berlusconi si è recato a Palazzo Chigi dove ha avuto un colloquio di un'ora con il presidente del Consiglio. Una visita di cortesia? Di solito un direttore di un giornale appena nominato non va in visita di cortesia dal presidente del Consiglio....”

Giudizio ineccepibile, se fosse accaduto realmente. Purtroppo è totalmente falso: Vittorio Feltri dalle pagine del suo giornale chiede chiarimenti all’ormai rimbambito Scalfari, ma senza ottenerli, e ribatte:

“Ciò che sorprende è la spudoratezza di Eugenio Scalfari, fondatore di la Repubblica, il quale per sostenere la tesi secondo cui io avrei agito come killer di Berlusconi, si inventa una mia visita a palazzo Chigi nei giorni successivi alla mia nomina a direttore del Giornale.
Questa sì è una patacca, resa ancor più grave dalla circostanza, pure inventata, che io stesso avrei detto, non si sa a chi, di essermi recato dal presidente per mettere a punto in un’ora i piani di attacco mediatico a fantomatici nemici politici.”

Ma sappiamo che l’unica verità ascoltata in Italia è soltanto quella che pone Berlusconi in cattiva luce. Pertanto, da lì a poco, prima ancora delle dimissioni di Dino Boffo dall’Avvenire e in concomitanza di una querela del Premier contro L'Unità e la Repubblica per l'infamante campagna di stampa di cui è oggetto, parte una nuova offensiva contro il Premier che “possedendo giornali e TV , aspira al controllo totale dell’informazione pubblica e privata, imbavagliando la stampa democratica”.
Ovviamente il tutto parte da La Repubblica e viene trasmesso anche alla stampa estera.
Emergenza Democratica. E’ questo il grido della sinistra agostana, guidata da La Repubblica. E molti, anche all’estero, si chiedono se l’Italia sia entrata in una dittatura e, come ai tempi del Ventennio, si stia organizzando un nuovo ministero della Stampa e della Propaganda che con quotidiani fonogrammi, intasi le redazioni dei giornali con le notizie favorevoli al regime.
*AZZO! Ma sarà proprio così?
Diamo un'occhiata alla situazione dell’informazione in Italia partendo dalla televisione pubblica, la Rai, per la quale si paga un canone. Cominciamo da:
RAI 1, RAI2 e RAI3.
Certo, tutti vorremmo che almeno le emittenti pubbliche fossero guidate da professionisti svincolati dalle logiche politiche. Ma non è così. Semplificando per gli stranieri (pochi) che mi leggono, in Italia siamo consapevoli che, mentre il terzo canale televisivo della RAI è stato e sarà sempre esclusiva della sinistra, le due principali reti sono vincolate agli altri partiti di maggioranza e opposizione. Il Consiglio di Amministrazione della Rai (CDA) che dovrebbe nominare i direttori di tutte le testate, è lottizzato dai partiti, dove ovviamente il partito che governa il Paese, dovrebbe avere la maggioranza (il condizionale è d'obbligo).
Che la Rai non sia indipendente è un fatto chiaro, anche se non tollerato unanimemente. Da anni si parla di assumere direttori e professionisti in Rai tramite concorsi pubblici. Ma sono soltanto parole.
Curioso è il fatto che ogniqualvolta si deve rinnovare il CDA e governa Berlusconi, da più parti giungono appelli affinché si eviti la lottizzazione.
Silenzio invece, quando governa la Sinistra.

Fine della prima parte.
  1. magari è l'avvocato che cura la separazione della signora Lario?
  2. Espresso del gruppo editoriale l'Espresso di cui fa parte anche La Repubblica (vedi la seconda parte)
  3. se qualcuno mi accusa di essere "omofobo", lo prendo a calci. Chi mi legge, conosce le mie idee riguardo il mondo omosessuale. Per chi è nuovo, basta leggere questo post: Gay Pride, Sì, No, Forse
Immagine tratta da BNotizie Magazine

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