Monday, March 05, 2007

Amici - Elogio della tortura? 2


Un giorno, molti anni fa, in una slastičarna del centro storico di Sarajevo, proprio di fronte alla grande Moschea, l’amico Kasmo ed io, ci trovammo a bere caffè e a parlare di cazzate, o della guerra, come si faceva di solito.
Quella mattina avevamo un appuntamento con il fratello di Kasmo, Refik e suo figlio XXX. Sapevo che Refik aveva passato gli ultimi anni in Germania, lavorando come responsabile alla produzione di una segheria di legnami per l’edilizia. Era partito poco dopo l’inizio delle ostilità e tornava ora, a guerra finita. Devo ammettere che già ero al corrente della storia del fratello “emigrante” e, anche senza conoscerlo, non ne avevo una gran stima. In fondo lui era rimasto al sicuro, nel cuore dell’Europa pacifica, mentre il fratello rischiava il culo combattendo i serbi in Bosnia.
Poi lo conobbi.
Cazzo, completamente diverso dal fratello: mentre Kasmo era calmo, controllato e aveva lo sguardo perennemente “incantato” (qualcuno avrebbe detto “addormentato”), Refik aveva una parlantina scattante e due occhi da furbo ma simpatico.
Era brillante e divertente e già nella prima mezzora di conversazione avevo completamente mutato opinione su di lui, sulla fuga in Germania e sul fatto che il suo stipendio mensile nell’anno 1995 fosse quasi cinque volte superiore a quello di Kasmo, che non era stato l'ultimo dei soldati dell' Armija di Izetbegovic, ma un ufficiale superiore con incarichi di comando, nella 10ma Brigata di montagna di stanza a Sarajevo...
Continua.

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