Saturday, March 31, 2007

In viaggio


In questo mese di marzo mi sono recato per due volte nell’ex Jugoslavia,
Viaggio di frequente nell'area balcanica non per diletto ma per lavoro comunque, potendo scegliere, continuerei a visitare queste terre - in particolar modo la Bosnia - che mi sono care da moltissimi anni.

Avrei voluto postare qualcosa, ma non è facilissimo trovare un punto internet fuori dalle città. Inoltre un paio d’alberghi in prossimità di Belgrado disponevano di postazioni internet (no adsl), ma per qualche giorno la connessione al web era impossibile. I problemi della rete hanno interessato anche la telefonia in roaming: non è stato facile nemmeno chiamare col telefonino italiano (almeno fino a giovedì), e la sim serba mi ha permesso solamente la ricezione (ciò per mia colpa, in quanto non avevo acquistato una ricarica). Insomma, non sono riuscito a postare un bel nulla. E questo un po’ m’imbarazza, perché per anni questo accenno di blog è rimasto privato, ora che è aperto al pubblico spiace che i suoi due visitatori non vi trovino nulla di nuovo.
In ogni modo in Serbia ho appreso dell’approvazione al senato del decreto per il rifinanziamento delle missioni all’estero.
Chissà che grande smacco il governo-barzelletta crede di aver rifilato al Cavaliere.
Che tristezza: quell’accozzaglia d’incapaci -gente che parla dei talebani come se fossero “compagni che sbagliano” e si ostina a trattare con loro invece di combatterli- teme più per la solidità della “poltrona” che per la sicurezza dei nostri soldati.
Che tristezza. E che vergogna.
La continuazione di “In Europa è Jihad” come di “Elogio della tortura?” è rimandata. Per il momento mi preme riportare un articolo uscito qualche giorno fa su “Il Giornale” e che di fatto riguarda lo stesso tema.
Islamizzazione silenziosa di Angelo Allegri
La berlinese Porta di Brandeburgo, simbolo della storia tedesca, è sovrastata da una luminosa mezzaluna musulmana: «Mecca Germania, la silenziosa islamizzazione». A lanciare l’allarme in copertina non è la conservatrice die Welt o la tradizionale Frankfurter Allgemeine. A parlare di slittamento «strisciante» verso valori estranei alla società tedesca è l’organo ufficiale del giornalismo liberal, il settimanale amburghese Der Spiegel, bibbia della Germania che conta, più o meno un milione di copie alla settimana. E nel numero apparso ieri in edicola il titolo delle pagine interne è, se possibile, ancora più allarmante: «Ma qui è già in vigore la sharia?». Il quesito che appassiona i giornalisti del settimanale è semplice: fino a che punto lo stato di diritto può e deve piegarsi alle richieste dei gruppi di immigrati, anche se queste fanno a pugni con i principi fondamentali di cultura e diritto occidentali? E fino a che punto può farlo senza danneggiare chi, tra quegli immigrati cerca l’integrazione, favorendo invece i fondamentalisti? A segnare le contraddizioni più profonde tra identità culturali sono state, dice il settimanale, molte decisioni della magistratura, spesso inadeguata ad affrontare la complessità della situazione. L’ultima sentenza, che ha suscitato una sorta di sollevazione dell’opinione pubblica, è anche tra le più clamorose: riguarda una donna, 26 anni e madre di due bambini, quotidianamente maltrattata e picchiata dal marito, un marocchino. Nonostante le premesse il giudice incaricato del caso ha rifiutato la richiesta di divorzio immediato presentata dalla donna, anche se l'uomo l'aveva addirittura minacciata di morte. Il motivo? Il giudice l’ha spiegato così: «Nel Corano, alla Sura quarta verso 34, è previsto che l'uomo possa punire la moglie». Un riferimento spiegato con il fatto che la coppia si era sposata con rito islamico. Il caso è estremo ma fa seguito a una serie di sentenze degne di una giurisprudenza da Paese del Maghreb. Già dal 2002 un magistrato aveva stabilito che i dipendenti musulmani possano fermarsi a pregare in orario di lavoro (sia pure in accordo con l’azienda). Nello stesso anno un altro tribunale stabilì la legittimità del rito di macellazion islamico (in deroga alle rigidissime norme previste dalla legge tedesca). Una battaglia durissima durata 15 anni è stata quella sulle preghiere dei muezzin. Nel 1992 la Corte costituzionale stabilì un principio: i centri di preghiera islamici hanno il diritto di diffondere con gli altoparlanti le loro preghiere. Per le rituali cinque volte al giorno e a partire dal levar del sole. Qualche anno fa una cittadina dell’Assia, Dillenburg, cercò di proteggere il sonno degli abitanti ricorrendo a un cavillo: il disturbo potenziale alla sicurezza della circolazione creato dal rumore. Il tribunale amministrativo bocciò anche questo tentativo. In nome del principio di uguaglianza chi vuole far tacere i muezzin dai minareti deve emettere un’ordinanza che zittisca anche campane e campanili. Commento di Der Spiegel: «Evidentemente da queste parti il principio di uguaglianza vale anche per quelli che con l’uguaglianza non vogliono avere nulla a che fare». Un altro caso famoso riguarda una polemica tra un Imam estremista di origine turca, Yaukub Tasci e la Zdf, il secondo canale della tv. Quest’ultima fu condannata e obbligata a togliere dal suo sito la definizione di «predicatore d’odio» usata per Tasci. Al processo fu dimostrato che durante le sue prediche l’Imam definiva i tedeschi «schifosi infedeli». Nessun provvedimento, anche minimo, fu preso contro di lui. Tutte sentenze emesse nel nome del rispetto delle differenze culturali. Che coinvolgono spesso anche minorenni. Abbastanza comuni sono, per esempio, i ricorsi delle famiglie islamiche contro la partecipazione delle figlie a lezioni di ginnastica (o, peggio, di nuoto) e a gite scolastiche. Di solito i ricorsi vengono accettati e le ragazze esentate, a meno che le lezioni e le gite non vengano effettuate a sessi rigorosamente separati. Il risultato, secondo le organizzazioni che si occupano di uguaglianza tra uomo e donna, è che sempre meno ragazze di religione islamica partecipano alle attività sportive o alle attività comuni delle classi. Un problema ancora da poco, sottolinea Der Spiegel, di fronte a una decisione del ministero della Sicurezza sociale che dal 2004 ha di fatto riconosciuto la poligamia in Germania. Le prestazioni del servizio sanitario, ha chiarito a suo tempo il ministero, si estendono a tutte le mogli del lavoratore che paga i contributi. L’unica condizione è che a riconoscere il diritto a più mogli sia il Paese (islamico) di provenienza.

Giuro che leggo anche i giornali del centrosinistra. Finanche l’Unità e Liberazione.
Eppure non vi trovo mai un accenno al pericolo dell'islamizzazione in Europa.
Sarà un caso?


5 comments:

Anonymous said...

In realtà nemmeno io ho ancora capito se la sinistra:

A - ignori volutamente il problema, cioè per lei è un non problema, rotiene vi siano questioni più serie.
B - Non si renda conto di niente, ritiene cioè i dati insignificanti o falsati al rialzo.
C - E' contenta, ciò non è un problema, ma anzi ci stiamo "arricchendo culturalmente".
D - Chi se ne frega dell' islam, abbiamo bisogno di lavoratori. Per ora i musulmani sono pochi e cerchiamo di integrarli, se il problema sorgerà, ci penseranno i nostri nipoti.

Può darsi sia un misto tra le 4 cose..

Fosca said...

Sì, credo sia un misto tra le 4 cose, ma suvvia, aggiungiamo il punto
E - Una buona fetta della sinistra ha simpatia per quella parte del popolo musulmano che ha in odio l'america ed il piccolo Israele.

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